Capitolo 3

688 78 25
                                    

Quando si svegliò fece attenzione a non ripetere l'errore del giorno precedente. Prima di uscire si avvicinò al divano dove Gerard dormiva. Mikey lo chiamò per avvertirlo che erano in ritardo e cominciò a scendere le scale. Ma Frank si era fermato ad osservare quell'espressione tranquilla sul volto del moro. Aveva perso quella sfumatura di sicurezza che la caratterizzava durante il giorno, era più rilassata. Se possibile era ancora più bello.

All'ottava chiamata di Mikey si scosse dalla contemplazione ma, proprio nell'istante in cui si girava per lanciarsi di corsa giù dalle scale, notò un particolare a cui non aveva fatto caso. Come se qualcuno avesse suonato una nota stonata all'interno della vostra canzone preferita, c'era qualcosa che scalfiva la bellezza di quel viso: due cerchi neri intorno agli occhi.

-Frank, dannazione scendi!-

Non aveva tempo per pensarci. Afferrò lo zaino e raggiunse l'amico.

Le prove con i Pencey Prep nel pomeriggio gli impedirono di vedere Gerard, in compenso sfogò tutte le energie e le emozioni. Il peggio però arrivò più tardi, come aveva previsto i ragazzi della band insistettero fino a che non lo convinsero a seguirli in qualche locale.

-Dai, Frankie! È sabato sera, dovrai pure divertirti ogni tanto! Non puoi sempre rimanere chiuso in casa-.

Ecco, il sabato sera era uno dei momenti che più odiava, in mezzo a tutta quella gente sudata, ubriaca e il più delle volte anche fatta. Lui voleva starsene a casa, non andare in giro per i pub e le strade affollate. Sì, certe volte era confortante dimenticarsi i propri problemi , ma -anche quando riusciva a distogliersi un po' dai pensieri che gli affollavano la mente- continuava a percepire un senso opprimente di disagio.

Prese la giacca e si avviò verso la porta, poi si girò verso il fratello –Mikey, rimani qui o esci anche tu?-

- Penso di uscire, sono stanco morto, ma devo distrarmi. Tu, piuttosto, faresti meglio a restare a casa-

Gerard lo guardò con aria interrogativa: che cosa intendeva dire?

- È inutile che tu faccia finta di nulla. So che non sei qui solo per "studiare in pace", giusto?-

Era rimasto sulla porta, senza parole. Tornò dentro e si lasciò cadere sul divano.

- Ehi, lo sai che somigli terribilmente alla mamma quando fai quel tono?-

- Gerard parlo seriamente-

Alzò gli occhi al cielo –No, non solo per quello-.

Mikey continuò impassibile: - L'hai fatto di nuovo, vero? Ieri ho trovato del sangue sul lavandino. E stanotte... quando sei tornato non eri solo ubriaco, o sbaglio?-

Odiava tutte quelle domande retoriche, se sai già la risposta cosa chiedi a fare? Non lo disse al fratello, anzi cercò di rimandare quella conversazione – Mikey, senti, non mi va di parlarne. Magari più tardi... -

- Arrivi a casa mia, ti tagli, torni ad un'ora indecente completamente fatto e mi vieni a dire che non hai voglia di parlarne?-

-Ne avevo bisogno, è un brutto momento-

-Cazzo, Gerard, non hai bisogno di quelle fottute droghe, hai bisogno di anti-depressivi!-

-E la differenza dove sarebbe?- Mikey lo fulminò con lo sguardo. – Comunque sono abbastanza maturo per badare a me stesso senza che tu mi dica cosa devo o non devo fare-.

-No, non lo sei. E adesso spiegami che cazzo sta succedendo-

-Te l'ho detto! È solo un brutto mom...-

-Non mi dire "è solo un brutto momento!" Voglio la verità!-.

Abbassò lo sguardo –Forse è meglio se ne riparliamo quando ti sarai un po' calmato-, fece per alzarsi, ma il fratello lo precedette e chiuse la porta, poi prese le chiavi e tornò a sedersi di fronte a lui.

-Non te ne vai da qui fino a che non mi spieghi che cosa è successo, basta con le scuse-

Gerard allora raccolse tutto il coraggio di cui disponeva e sussurrò :-Ho tentato di ammazzarmi-

-CHE COSA?- aveva capito bene?

- HO TENTATO DI AMMAZZARMI- gridò con tutto il fiato che aveva in corpo.

Mikey rimase allibito a fissarlo.

-Sei contento adesso?-

Appena ci riuscì, il minore biascicò un –Aspetta, Gerard... io...-, ma era troppo tardi perché il fratello si era alzato, gli aveva strappato le chiavi dalle mani ed era uscito sbattendo la porta.

Nonostante che avesse la vista un po' annebbiata dall'alcool, era sicuro di aver scorto, fra tutte quelle teste che si muovevano disordinate, Gerard. Era stata questione di un secondo, ma era bastato perché il cuore di Frank cominciasse a battere più velocemente, poi la folla si era richiusa nella sua morsa e la visione era sparita. Forse era semplicemente venuto il momento di tornare a casa.


Eccomi qua, di ritorno con il famoso capitolo 3 dove finalmente succede qualcosa di interessante... Volevo chiedervi un parere sulla lunghezza dei capitoli, perché ho paura di scrivere sempre troppo o troppo poco, voi che ne pensate?

In ogni caso... Qualcuno mi spiega perché le parti depresse mi riescono meglio delle altre???

Ah ho deciso di pubblicare il prossimo capitolo, che fra l'altro è già pronto soltanto quando questo avrà raggiunto dieci stelline, quindi se volete sapere cosa succederà vi consiglio di votare (okay, sono cattiva... va be' ma dieci stelline non è poi tantissimo, no?)

Allora a presto... quanto presto dipende da voi.

Adieu <3

I Lost My Way In Your City Lights (Frerard)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora