𝟷𝟹.

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"𝘼𝙢𝙞𝙘𝙪𝙨 𝙤𝙢𝙣𝙞𝙗𝙪𝙨, 𝙖𝙢𝙞𝙘𝙪𝙨 𝙣𝙚𝙢𝙞𝙣𝙞"
(Amico di tutti, amico di  nessuno)

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«Non ne ho voglia di venire dentro, possiamo farlo domani?», Rebecca non ne aveva assolutamente intenzione di chiarire con me e sapevo che non lo avrebbe fatto neanche il giorno dopo. Il tono infastidito ed evitante che stava usando, metteva a dura prova la mia pazienza e io mi conoscevo, purtroppo la mia rabbia non sarebbe rimasta assopita ancora per molto se lei continuava a non accettare quel maledetto confronto.

«Se non hai voglia di parlarne in camera possiamo farlo anche qui», lo so, stavamo attirando l'attenzione, o meglio, stavo creando uno show. Vedevo Chiara a Alessio sghignazzare tra loro, Trigno dall'altra che non vedeva l'ora di assistere a quello che poteva capitare e poi c'era Cri, seduta accanto a Luca e Diego che era di tutt'altra idea rispetto a Pietro.

«Ciccia forse non-»

«No Cri, sono stanca di questi comportamenti da bambini. Sono giorni che mi evita e che mi guarda di traverso, le sto chiedendo ogni giorno se avesse qualcosa e puntualmente ricevo un secco "no" quando non è così. Quindi adesso, voglio delle risposte, che sia qui, che sia dentro, dove vuole», interruppi Cri percependo il mio corpo iniziare ad accendersi dal nervoso, afferrai la sedia che è stata lasciata lì accanto alla panca e mi ci sedetti sopra rivolgendomi verso Rebecca, con braccia e gambe incrociate.

«Madonna mi', inquietante», esclamò Alessio alla mia sinistra ridendosela.

«Alessio in questo momento non c'è l'ho con te ma posso benissimo trovare un pretesto per farlo», lo guardai torvo e lui si ammutolì con Trigno in sottofondo che se la rideva.

«Questa frase mi è piaciuta, credo che la riciclerò», fece il moro.

Lo ignorai e tornai a guardare Rebecca che sembrava indecisa sul da farsi, oltre che essere a disagio. Feci un respiro profondo, alla fine dei conti non era una questione che riguardava altre persone se non me e lei. Feci di nuovo affidamento a tutta quella poca calma che mi era rimasta per fare un passo indietro ed evitare così di far degenerare la situazione.

«Rebecca, per favore, rientriamo dentro e parlami. Non insisterò più, ma credo di meritarmi delle risposte invece che solo silenzio», non saprei spiegare come il mio tono, da prima agitato, sia riuscito a stabilizzarsi e a darsi una calmata. Lei non mi guardava, teneva gli occhi rivolti altrove e dopo pochi secondi di silenzio, iniziò a muovere la testa in un "no".

Feci l'ennesimo respiro profondo e mi alzai con uno slancio dalla sedia, rassegnandomi una volta per tutte. Me ne rientrai in casetta esclamando un secco "fai quello che vuoi" per poi tornarmene in stanza verde. Se lei non voleva parlarmi io non avrei cambiato atteggiamento nei confronti di Ilan.

Volevo sentire uscire dalla sua bocca quello che Sienna riuscì a dirmi, volevo che prendesse coraggio, che mi dicesse a cuore aperto dove sbagliavo, confrontarmi con lei e mettere in chiaro i fatti, ma niente, non voleva.

Ero stanca di rincorrere le persone costringendole a parlare.

Quando Sienna mi vide rientrare il suo sguardo andò oltre le mie spalle aspettandosi di trovare anche Rebecca, ma quando non la vide i suoi occhi si posarono su di me.

«Non vuole parlare con te?»

«No. Faccia quello che vuole, da ora io e lei possiamo considerarci colleghe, non più "amiche". Le vere amicizie non fanno così», dissi afferrando il giubbotto appoggiato ai piedi del mio letto per infilarmelo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 3 days ago ⏰

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