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Apro gli occhi ai sussurri non così silenziosi degli altri due, ma continuo a stare sdraiata.

«Ehi!» urla ad un certo punto Kiara al biondo, così mi alzo di scatto dal letto.

«Che succede?» affianco i due.

La porta della camera si apre, rivelando lo stesso uomo che ha aperto a me.

«Devo parlare con il signor Singh» dice Kiara, avvicinandosi all'uomo. «Devo dirgli una cosa, è urgente»

L'uomo ci guarda a tutti e tre e poi torna con lo sguardo su di lei.  «Ok» la prende dal braccio e la porta fuori dalla camera, chiudendo la porta.

Mi giro confusa verso Rafe, che però impreca mettendosi le mani sulla testa.

«Cos'è successo?»

«È impazzita. Vuole parlare e se ne andrà, a noi chissà cosa succederà»

Non ha tutti i torti, Singh inizialmente aveva detto che una volta ottenuto il diario, saremo stati liberi di andare. Ma vedendo come si sono evolute le cose, ho i miei dubbi.

«Può darsi mantiene la parola» cerco di essere positiva.

«Ha ucciso quell'uomo» mi ricorda. Inizia a camminare avanti e indietro. «Tu-tu non dovresti stare qua. Non dovresti stare qua» continua a ripetere nervosamente.

«Ehi!» mi avvicino facendolo fermare e porto le mani dietro la sua testa. «Ormai sono qui e va bene così»

«Non va bene, non va bene» scuote la testa.

«Ci sei tu con me» fermo i suoi movimenti. «Quindi sì, va bene»

«Dobbiamo andare via» si allontana leggermente e mi guarda negli occhi.

Lo guardo come se avesse tre teste. «Questa casa è piena di uomini armati, manca poco e uno ce lo ritroviamo pure in bagno» gli faccio capire che è praticamente impossibile scappare.

«Moriremo qui Rafe» alzo le spalle e sposto una tenda dalla finestra. «Dove vorresti essere seppellito?» gli indico vari punti nell'immenso giardino e lui mi guarda serio.

«Jasmine, questo non è un gioco»

«Cerco solo di prenderla alla leggera» mormoro.

Apre la bocca per rispondermi, ma la porta si apre di nuovo, sempre dallo stesso uomo, e spinge Kiara dentro la stanza.

Si siede sul letto sospirando e si copre la faccia con le mani.

«Cos'è successo?» le chiedo, dopo essermi scambiata uno sguardo con il biondo.

«Noi non siamo amiche, non vedo perché dovrei dirtelo» mi guarda freddamente e sospiro sentendo questo suo tono.

«Avevamo fatto pace» dico seccata.

«E poi ci hai pugnalato alle spalle» mi ripete duramente, alzo gli occhi al cielo.

«Non-» inizio a dire ma vengo subito interrotta.

«Si invece, l'hai fatto! Hai accusato John B di omicidio. Hai difeso Rafe e sei diventata una sua complice»

«Non puoi incolparmi per aver difeso e protetto il ragazzo che amo. È la stessa cosa che ha fatto Sarah. È la stessa cosa che avrebbe fatto chiunque, compresa tu» la squadro.

Mi guarda ma non mi risponde, sento lo sguardo di Rafe addosso, non ho il coraggio di guardarlo.

Ho appena confessato a voce alta che lo amo.
Amo, no amato.
E lui ha notato di aver parlato al presente.

«Prima o poi dovrai decidere a parlarci, ok?» dice questa volta Rafe, mentre io mi siedo sul bracciolo della poltrona.

«Devo ricordarti tutto quello che hai fatto?» lo guarda incredulo. «Hai ucciso Peterkin, o te ne sei dimenticato? Per non parlare di quello che hai fatto a Sarah»

«Peterkin» sospira frustrato. «Volevo proteggere mio padre, chiaro?» si avvicina a lei velocemente. «Ho fatto quello che dovevo. Perciò smettila» indietreggia e si siede sulla poltrona vicino la finestra, dove io occupo il bracciolo.

«Sono una vittima quanto lei, o no?» spiega, ricevendo uno sguardo da Kiara. «Riflettici, ok? Cosa ho ottenuto sparando a Peterkin? Niente. Chiaro?» la riccia sposta lo sguardo da lui e sospira. «Non avevo niente contro di lei. Anzi, mi piaceva. Credi che abbia voluto prendere io quella decisione?» inizia a gesticolare. «Quello che ho fatto è stato solo proteggere mio padre. L'ho fatto solo per lui e io ci sono rimasto fregato. Perciò non guardarmi in quel modo quando dico che sono una vittima, perché è la pura verità. E smettila di dire che lei vi ha voltato le spalle perché non è vero» dice arrabbiato, non ottenendo risposta. «Ma c'è una cosa che devo ammettere. Quello che ho fatto a Sarah...» lascia la frase a metà e gli accarezzo la schiena, vedendo come i suoi occhi sono diventati lucidi. «Quello che ho cercato di fare a Sarah era sbagliato» si alza dalla sedia, facendo rimanere la mia mano sospesa. «Lo so anch'io, chiaro?» dice con voce incrinata, a causa delle lacrime. «Quindi non serve che me lo ricordi» inizia a piangere, colpendosi ripetutamente la testa.

«Rafe...» mi alzo e cerco di prendergli le mani per fermare quel movimento.

«Era la mia famiglia, non avrei dovuto toccarla. Non avrei dovuto toccarla, ma in certi momenti perdo completamente la testa e non so più che cosa faccio. Sto cercando di migliorare»

Odio vederlo così distrutto, il lavoro fatto, che stavo cercando di fare per non farlo crollare nell'oscurità non è servito a niente. Ma sono consapevole che lui ce la sta mettendo tutta per migliorare. È molto testardo, se vuole realmente migliorare lo farà.

«Non hai scelta Kiara» dico mettendomi davanti a lei. «Non sei costretta a fidarti, ma lui ha ragione. Dobbiamo andare via»

«Sentite» si avvicina a noi e mi mette una mano dietro la schiena. «Ho una barca con cui possiamo lasciare l'isola, ok? Ma prima dobbiamo uscire da qui» poi si rivolge verso Kiara. «E credo che la cosa migliore sia provare ad unire le forze»

«Non ti resta che fidarti dei traditori» dico con una punta di ironia.

All'improvviso sentiamo il rumore dei motori di alcuni pick-up, Kiara si alza e guarda fuori dalla finestra, osservando diversi uomini salire sulle auto e andare via.

«Se ne vanno?» domanda Rafe.

«Stanno andando a cercare John B e tua sorella» avvisa.

«Beh, peggio per loro» dico, continuando a guardare le auto. «Invece per noi è un bene»

«Potrebbe essere l'occasione giusta per scappare» concorda Rafe.

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