Fotografia

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Buongiorno.

Ma quale buongiorno.

Sta mattina il mio risveglio e stato pietoso.

Erano le quattro e mezza del mattino quando avevo aperto gli occhi.

Ieri sera Morfeo mi aveva fatto il favore di farmi addormentare ma non mi ha concesso dei bei sogni, anzi era un'incubo se di incubo si può chiamare. C'era questo bambino che piangeva e io non riuscivo a trovarlo per farlo smettere, era una tortura. Se fossi una psicologa ed esaminerei il caso direi che la paziente, ovvero io, ha paura della maternità imminente e sarei d'accordo con me, cioè sono d'accordo con me stessa. Non dormire mi fa completamente uscire fuori di testa e io lo sono già un pó di mio.

Sono seduta davanti alla penisola con una tazza piena di cereali e latte alle cinque e mezza del mattino a mangiare, sola nel silenzio.
Odio il silenzio.
Nathan non si è ancora alzato e io non ho la mia auto per spostarmi in comodità e di certo non posso prendere la sua quindi sto qui a mangiare questi cereali in silenzio continuando a sbuffare.

Può iniziare peggio una giornata?

Non credo proprio!
Qualcosa che cadeva giù dalle scale attirò la mia attenzione movimentando quella mattinata iniziata pessimamente. Mi girai sullo sgabello e capì che non era una cosa quella che aveva fatto un ruzzolone per due rampe di scale ma il mio coinquilino, stronzo, futuro padre della mia pagnotta.
Vi presento Nathan 'sono ancora ubriaco' Anderson.
Si mi piace cambiargli nome, passo il tempo.
Un applauso alla miglior caduta nella storia della terra.

Che sarcasmo che mi ritrovo, sta mattina neanche quello puó farmi ridere.

Tornai a guardare la mia tazza di latte mettendo in bocca l'ultima cucchiaiata di cereali e sbuffando in seguito. Il moro si mise davanti a me con un'espressione che andava tra il dolorante e il curioso massaggiandosi il fondoschiena《Potevi almeno chiedermi come stavo》disse prendendo del succo da dentro il frigo per berne un bel bicchiere e passando una mano tra i capelli spettinati《Sei ancora vivo, cammini e non contrasti dei dolori lancinanti quindi credo che tu stia bene. Mi sbaglio?》alzò un sopracciglio e poggiò i gomiti sulla penisola fissandomi dritto negl'occhi《Si, sto bene》continuo a fissarmi 《Che c'è?》chiesi scocciata da quegl'occhi azzurri così intensi che continuavano imperterriti a scrutarmi intensamente l'anima《Mi sono alzato e sono entrato in camera tua e tu non c'eri》mi strinsi il ponte del naso 《Sono qui, non scappo mica ,scoperto il mistero》
《Acida di prima mattina》disse a denti stretti imbronciando le labbra《Sentimi sono sveglia da così tanto che non ho neanche la forza di litigare con te》sciacquai la tazza e tornai dov'ero prima 《Non stiamo litigando ma comunicando》disse lui fiero
《Tutto quello che vuoi basta che chiudi quella bocca del cazzo che ti ritrovi, vai a vestirti e mi porti a prendere la mia macchina voglio uscire quando voglio e non aspettare te》alzò gli occhi la cielo《Acida》ribatte e si diresse verso il piano di sopra e io a distendermi sul comodo sofà nero del salotto con le cuffie nelle orecchie e la musica a palla.
Rilassava e svegliava allo stesso tempo.
Mezz'ora dopo il moro scendeva le scale completamente lavato e sistemato per essere il più figo della scuola ma al qual tempo lo stronzo più micidiale di tutti. I capelli neri alzati in un perfetto ciuffo, giubbotto di pelle, maglietta bianca che risaltava i muscoli, jeans neri illegalmente stretti, non so come possano respirargli le palle, e scarponcini neri. Per essere bello era bello nessuno lo negava ma cavolo dovevo andare a letto e rimanere incinta di un emerito coglione?
Avevo una fortuna sfacciata.
《Non eri tu quella che aveva fretta》disse sedendosi sulla poltrona davanti a me . Mi misi subito in piedi e presa la borsa andai fuori senza aspettarlo, faceva ribollire il mio sangue di rabbia non una o due volte ma mille nello stesso tempo. Mi sarebbe scoppiato il cervello.
Salì sulla jeep e lui arrivo poco di me mettendola in moto e fermandosi davanti villa Anderson《Arrivo, devo prendere una cosa》feci di si con la testa e lo guardai salire le scale e scomparire dentro la porta a due battenti per poi uscirne poco dopo accompagnato di Amelia e un thermos in mano. Lei mi saluto con la mano e io contraccambiai aggiungendo un sorriso. Quella donna era davvero dolce e per fortuna non lunatica come il figlio《Tieni, ne avrai bisogno credo》ecco Mr. Lunatico era tornato all'attacco, guardai il thermos con aria scettica 《Cioccolata con infuso di gelsomino》lo accettai e tornai a guardare fuori dal finestrino immersa nel mio mondo e con una gran voglia di dormire
《Arrivati》accosto l'auto di fronte casa mia《Grazie. Adesso le chiavi》porsi la mano e lui le uscí dalla tasca anteriore destra e stava per darmele ma le ritirò subito《Possiamo sempre andare insieme a scuola》alzai gli occhi al cielo《Voglio essere autonoma quindi adesso. Dammi. Quelle. Chiavi》scandì bene le ultime parole e lo guardai in modo minaccioso. Fece come gli avevo detto e fui di nuovo padrona della mia auto《Ci vediamo a scuola》scesi dall'auto e corsi dietro casa verso la spiaggia prima che ci ripensasse.
Il mare, finalmente.
Adesso si che stavo meglio.
Avevo preso la mia abitudine non potevo farci niente e poi ascoltare il rumore delle onde che s'infrangevano sulla riva e bere cioccolata non era per niente male potevo abituarmici.
Se guardavo la cosa dal lato positivo Nathan non era così male. Mi coccolava e sosteneva quando avevo bisogno cercando di soddisfare come poteva quei primi bisogni che erano spuntati e questo mi faceva solo piacere alla fine in futuro si sarebbe dovuto occupare di un neonato. Se guardavo la cosa in modo negativo e questo mi veniva molto più facile vedevo il Nathan stronzo che ci provava con me il primo giorno di scuola con un'amico ancora più coglione di lui. Quello che si sbatte le ragazze nei bagni come se fossero pupazzi e sceme anche loro per lasciarglielo fare.
Lui aveva sia i pro che i contro,chiunque li ha ma io non riuscivo davvero a reggerlo era come dover sostenere un peso enorme. Sicuramente non eravamo fatti per stare insieme la cosa era certa.
Tra due giorni avrei anche avuto la seconda ecografia e lo avevo già informato.
Non volevo venisse.
In un certo senso mi vergognavo, fargli vedere la mia pagnotta anche se era anche sua.
La sveglia del telefono.
Erano già le sette mezza. Com'era volato il tempo, praticamente avevo pensato tutto il tempo e non avevo neanche guardato il mare o fatto qualche fotografia.

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