Capitolo 22: " Manca l'aria."

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Il vento muoveva i miei capelli, raccolti in una lunga treccia bionda.
Il fumo stava inondando la mia vista,appannando ogni cosa.
Erano passate due lunghissime settimane, ben quattordici giorni di sofferenza.
L'attesa,ogni ora che passava, monotona come lo scorrere dei mesi,mi straziava.
Avevo anche cominciato a bere, di nascosto, anche se più volte mi avevano colto in fragrante.

Nelle ultime ventiquattr'ore , pareva che qualcosa di diabolico avesse macchinato per costringermi a fare tutto ciò che avevo giurato che mai avrei fatto.
Avevo cominciato a pensare al peggio, a quello che sarebbe successo dopo, a una probabile fine.
Me ne stavo lì a indugiare, aspettando che morisse.
Era orribile.

Sentivo gli altri, dentro.
Sarah, Zayn ,Liam ed El parlavano sottovoce, in tono grave.
Niall e Alice erano vicini, stretti.

Aspirai ,socchiudendo gli occhi e incurvando le spalle.
Mi mettevo in quella posizione ogni volta che sentivo che dovevo starmene per conto mio,
era come un segnale per avvisare il resto della popolazione mondiale di non avvicinarsi.
Le conseguenze potevano essere davvero terribili.

Qualcuno interruppe quell'istante, mi aveva rubato la sigaretta di bocca,
impedendomi di continuare a chiudermi in me stessa, a soffocare.

Sentii un tonfo imponente che mi colpì allo stomaco.
Nello stesso tempo,il battito del mio cuore.
Era irregolare.

Si era avvicinato a me, senza dire niente,
continuando a guardare i passanti al di sotto dell'edificio grigio.
Non mi aveva rivolto neanche uno sguardo,si limitava a tenere i denti serrati e la mano stretta alla ringhiera.

Restammo seduti in silenzio.

Fragile. Grande e grosso com'era, per la prima volta da quando mi ero pazzamente innamorata di lui , mi era sembrato davvero fragile.
Ed io stavo andando a pezzi, certo, in ogni momento di ogni giorno,
in più pezzi di quanti componevano il mio cuore.

Quando pensavo a lui mi incazzavo, diventavo confusa, preoccupata..
ma subito dopo lo incrociavo e ogni cosa tornava al suo posto.
Alzai gli occhi al cielo e mi fermai inerme davanti alla sua bocca.
E quando incrociai il suo sguardo, vidi tutto ciò di cui avevo bisogno.

"Resta con me" volevo gridargli.''Non andartene, tienimi stretta a te e rendimi di nuovo forte''
Ma tutto ciò che riuscivo a fare era ascoltare distaccata il suo respiro lento, e rabbrividire.

Ma dai, che mi stava succedendo?
Le mani mi sudavano.

Mentre rimuginavo e mi convincevo sempre più che DOVEVO assolutamente smuovermi,
dimenticando tutto, anche solo per un attimo, per potermi rifugiare nelle sue braccia...

-Lo so che cosa provi- mi disse, senza staccarsi dalla sigaretta.
-Quel vuoto nello stomaco, la paura, la voglia di tornare indietro e di ricominciare da capo.
I rimpianti, il fegato che ti brucia,il desiderio di prendere a pugni tutto..masochismo allo stato puro.-
continuò, senza guardarmi negli occhi.

Sembrava quasi perso, buttava parole nell'aria e rimaneva immobile.

-Però dobbiamo accettarlo, Summer.
Per quanto sia ingiusto, per quanto entrambi vorremmo essere al suo posto,
dobbiamo incassare il colpo e sperare. Non c'è altra soluzione- continuò.

Mi rivolse uno sguardo penetrante, i suoi occhi verdi avevano assunto un colore diverso, tendente al grigio chiaro.
Guardarlo negli occhi mi faceva sentire sempre straordinaria, a tal punto che quasi non sentivo più le ossa.
Mi girava anche la testa, probabilmente perché mi ero dimenticata di respirare, ancora.
I capelli ricci e folti gli ricadevano perfettamente sul viso e la camicia nera gli dava un'aria demoniaca.
Era sempre fottutamente bellissimo.

Cercai la sua mano e sospirai quando le sue dita trovarono le mie.
Incerta, incrociai le mie dita alle sue e ebbi come la sensazione di aver sbagliato tutto.
Il contatto portò con sé una stranissima sensazione di sicurezza, come una sofferenza placata all'improvviso.

Mi avvicinai per accoccolarmi a lui, affondando la testa sotto il suo braccio.
Fu come avvolgersi ad una statua di marmo ; ma quella creatura perfetta mi strinse a sé.

Poi lo baciai.
Se avessi potuto fare di testa mia, avrei passato ogni giorno a baciarlo.
Nella mia vita non c'era niente di paragonabile alle sue labbra , grandi e carnose, ma sempre così delicate mentre si muovevano insieme alle mie.

Mentre ci tenevamo stretti, sentii qualcosa di umido bagnarmi la maglia.
Gli accarezzai la guancia, lui mi prese il viso con le mani.
Eravamo intenti a guardarci, quando sentimmo un'ombra alle nostre spalle.

Mi voltai di scatto e vidi l'infermiera con un sorriso compiaciuto stampato sul volto.
Non ci pensammo neanche, ci catapultammo come cannoni.

Fuori dalla sala, tutti piangevano e ridevano.
Mia madre e mio padre uscirono dalle quattro mura, abbracciandomi.

-Andate,è il vostro turno- ci dissero.

Il loro viso era tornato radioso, raggiante.
Io non riuscivo a spiegare a me stessa quello che stavo provando in quel momento.
Non era la mancanza di cibo che mi stava tartassando la pancia, era l'aria che mi mancava sotto i piedi.
Avrei voluto urlare, ma il mio megafono restava spento.. rimanevo inerme, con la mano in quella di Harry.

Entrammo piano e due vispe pozze azzurre guizzarono nella nostra direzione.
Sussultai e ,finalmente, mi sentii libera.


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Uffff, che sollievo.
Ahahaha, tutto è bene quel che finisce bene!
Ma andrà ancora tutto bene tra la stronza e il dio dell'Olimpo?
Lalalalalalalala.

Baci, Letstrytowrite.

Ma se tu vai via, ogni giorno pioverà.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora