Capitolo 1 - Stregato dalla zia

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Contea di Donegal, Irlanda, 1654

Sheila era stufa di essere presa in giro dai suoi coetanei, degli stupidissimi dodicenni che le tiravano gli splendidi e lunghissimi riccioli rosso rame e la strattonavano passandosela da uno all'altro come se fosse un pallone. Non vedeva l'ora che finisse la scuola per rintanarsi nella sua casetta, poco fuori dalla città fortificata, insieme alla zia zitella, Amber, per occuparsi insieme a lei dell'orto officinale che avevano improvvisato poco dentro il bosco che costeggiava la loro casupola. Non era consentito loro di gestirlo vicino a casa perché era appena stata promulgata una legge a favore degli agricoltori di grandi distese di campi arati, favorendone il commercio, quindi si ritagliarono un piccolo spazio di terra in una radura che riceveva il sole nel momento giusto per far crescere le loro erbe mediche. La zia, una bellezza bruno rossiccia dagli occhi color ambra, aveva dedicato la sua vita a mantenere la promessa che aveva fatto a sua sorella, che non era riuscita a salvare dalla malattia, fattale in punto di morte, le chiese di occuparsi di sua figlia e di insegnarle l'arte della guaritrice. Sul secondo punto Amber stava per controbattere perché era conscia del destino di una donna che conosceva le arti mediche. E non voleva lo stesso destino solitario per sua nipote Sheila. Quindi se ne stava rintanata in casa e usciva solo quelle volte che veniva chiamata a fare da levatrice alle puerpere del paese.

Fu appunto uno di quei giorni che vennero a bussare alla loro porta. Margret stava per partorire e suo fratello George era andato di corsa a chiamare l'unica donna che sapeva essere in grado di gestire la situazione. Fu Sheila ad aprire la porta: "Buongiorno Sheila!" disse frettolosamente il giovane, guardando la ragazzina che aveva davanti "Ho bisogno urgente di tua zia! Mia sorella sta partorendo e le sue urla sono strazianti!" Sentendo le voci concitate, Amber buttò fuori la testa dalla cucina e si bloccò come una statua di sale con le mani insaponate. George in due falcate si precipitò davanti alla donna dei suoi sogni "Amber, ho bisogno di te... volevo dire... Margret ha bisogno di te! Ti prego, vieni ad aiutarci." Aleggiava nell'aria una tensione che Sheila non sapeva come interpretare ma leggeva negli occhi di sua zia un'angoscia strana mentre George la squadrava da capo a piedi, con desiderio. Il silenzio era quasi imbarazzante e George fece dei passi avanti per scuotere gentilmente Amber da quello stato di trance. "Non sono mica un fantasma Amber dai, non sto disubbidendo ai tuoi ordini, ho bisogno di aiuto... vieni con me ti prego!" Amber si riscosse da quegli occhi neri che la fissavano, la sua bocca tremante rispose "D'accordo, vengo solo perché si tratta di tua sorella" Si asciugò le mani nel grembiule, e fece per toglierselo quando George le girò dietro per slacciarglielo. Le loro mani si intrecciarono per un attimo e alla ragazzina che li guardava, parve che dei lampi passassero nei loro occhi. George, per sdrammatizzare il momento, lo lanciò a Sheila, diede una pacca sul sedere ad Amber e la spinse a camminare. Senza farsi notare da George, Amber sorrise distanziandosi di corsa da quel giovanotto per non subire ancora il tocco virile delle sue calde mani. Prese il mantello con il cappuccio, se lo calò sui luminosi capelli bruni e permise a George di sollevarla per farla sedere a cassetta con lui, sul carro con il quale era venuto a prenderla. Il giovane si sistemò sull'altro lato, prese le redini e scoccò la frusta per far galoppare i suoi destrieri.

Amber sentiva il calore della coscia di George sfregare contro la sua gonna ruvida e voleva scostarsi per non ridestare in lui vecchie passioni che credeva ormai sopite. Ma la sua vicinanza ed il suo calore sembrava non fosse così per lei. Fecero il viaggio di andata in silenzio, anche se George fremeva dal desiderio quantomeno di chiarire le cose fra loro. C'era stato un tempo in cui il giovane ed ignaro fabbro aveva corteggiato Amber ma lei lo aveva scoperto nel fienile tra le braccia della prosperosa Cathrine e di lui non ne voleva più sentir parlare. Era fuggita piangente per rintanarsi nella sua casetta e nonostante George fosse venuto a bussare freneticamente alla sua porta, quasi fino a scardinarla, lei gli ordinò di non farsi più vedere, non si sarebbe mai più fatta spezzare il cuore da nessuno. Non aveva più voluto sentir ragioni, ma da allora George aveva sempre sognato quel momento, per giustificarsi delle sue azioni ma non ne aveva avuto mai occasione. Ogni giorno da allora però, non era mai mancato di portare un presente all'uscio della sua casa, restava a guardare chi raccoglieva il dono e se ne andava via deluso se vedeva solo il sorriso di quella ragazzina dinoccolata e rossiccia che accoglieva festante il regalo.

Quello era il momento giusto per raccontare la sua verità. Ed avere Amber tutta per sé era un'occasione unica. "Senti Amber, lo sai che ti devo parlare..." incominciò così la sua arringa di difesa. "No ti prego George, non dirmi nulla... non c'è niente da dire..." "Ti prego Amb... stammi a sentire... quella sera della festa quelle due cretine di Joy e Cathrine volevano farti una cattiveria e di mezzo ci sono capitato io. Ti stavo cercando per chiederti di ballare con me quando Joy mi si avventa contro pregandomi di seguirla. Mi disse che non stavi bene e che eri nei pressi del fienile. Io non avevo lumi con me e non trovandoti sgattaiolai dentro chiamandoti per nome. Nulla mi diceva che Joy non dicesse la verità, ma mi lasciò da solo ad entrare nel fienile. Sembrava un appuntamento ma sapevo che non era nel tuo genere, ero più preoccupato per te che non affascinato dal richiamo. Poi mi sentii spingere da una furia bionda e lanciare nella paglia e nel fieno. Cercai di sollevarla per vedere chi era mentre scorsi con orrore che Cathrine si stava denudando i seni per farmeli toccare. E fu in quel momento che tu... " "Ecco bravo, non andare avanti che il resto della storia la so..." Joy aveva trovato Amber sorseggiare del leggero sidro e l'aveva convinta a seguirla perché doveva parlarle, poi era sparita, forse dietro al fienile ed anche lei si ritrovò a cercarla nel deposito. Amber non aveva mai smesso di vedere quell'immagine davanti a sé. La luce che filtrava dall'alto illuminava in pieno la prosperosa bionda, a cavalcioni sul suo George, che si girava lentamente verso di lei con un ghigno soddisfatto. Non vide la frenesia con la quale George rovesciò Cathrine di lato lasciandola sconcertata in quella "mise" disonorevole mentre correva dietro a quel leprotto che era diventata lei pur di scappare dalla sua cocente delusione e rintanarsi nella sua casetta. 

Tre anni erano passati ormai da quel maledetto giorno e lei non aveva mai riflettuto abbastanza se la scena era stata costruita ad arte per farla ingelosire e desistere dal ragazzo più carino del paese e che già aveva fatto capire che la considerava altrettanto desiderabile. Di certo, né Catherine né Joy avrebbero mai creduto nell'assoluta fedeltà del giovane a quella brunetta per loro insignificante che persisteva nel tempo. Per George, Amber era tutto, una ragazza dolce, sensibile, amante degli animali, che stava maturando in una fresca e giovane donna che si nascondeva per una promessa più grande di lei da mantenere, nei confronti di sua sorella. L'aveva stregato da tempo. Lei si dedicava anima e corpo a sua nipote, quando voleva negarsi i piaceri di una vita d'amore insieme a lui. Nonostante la rivelazione, Amber parve non voler cedere alla nuova scoperta. Ma lui non la toccava, a parte la gamba che si sfiorava con la sua. Non voleva sconvolgerla più di tanto e farle sentire la sua eccitazione nello starle vicino. La amava ancora e la desiderava come non mai, in quei tre anni si era quasi consumato per lei. Lavorava alacremente per mettere da parte un gruzzoletto e per costruirle una casa per lei e per il frutto del loro amore. E l'idea lo faceva sorridere sempre. La sua sfida era lei, e ce l'avrebbe fatta a conquistare il suo cuore.

StregatoWhere stories live. Discover now