CAPITOLO QUARTO - parte 2

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Dovettero camminare ancora a lungo in quel bosco folto e silenzioso, finché non scorsero in lontananza un piccolo paesino.
Nel frattempo si era fatto buio, e la luce del piccolo centro abitato li aveva attirati a sé.
Toby si fermò quando raggiunse l'ultimo albero a confine con la strada, e Natya si mise accanto a lui. Entrambi volgevano lo sguardo alle modeste case che componevano quel piccolo paese, probabilmente abitato da contadini e anziani. La stretta strada che lo attraversava era illuminata da una fila di lampioni di ferro, alcuni dei quali erano spenti. Dalle finestre usciva debole luce gialla, in parte coperta da alcune tende.
Una donna era affacciata al balcone del terzo piano; indossava una vestaglia da notte e guardava silenziosa i tetti delle altre case, ora avvolti nel buio della notte.
Natya osservò il paesaggio a lungo, e quando tornò a voltarsi verso Toby vide che si era seduto a terra. Aveva la schiena appoggiata contro al tronco fibroso di un albero, e lo sguardo che seppur nascosto dagli occhiali gialli sembrava pensieroso.
Si mise a sedere accanto a lui. -Qualcosa non va?- chiese, accennando un lieve sorriso.
Il ragazzo si voltò di scatto verso di lei, come fosse stato completamente avvolto nei pensieri e la sua voce lo avesse catapultato nella realtà.
La guardò per una manciata di secondi, poi sospirò e scoprì il volto, poggiando a terra la maschera e gli occhiali.
-No. Tutto ok- disse soltanto.
-Che facciamo?- chiese ancora Natya. Sapeva che in realtà qualcosa non andava, ma probabilmente Toby non voleva parlarne.
Lui alzò lo sguardo sulle fronde degli alberi, lievemente illuminate dalla luce bianca della luna, che si intersecavano e sembravano voler salire in alto fino a raggiungere il cielo nero.
Erano un po come loro due: annaspavano e lottavano, ma ciò a cui andavano incontro era solo nero.
Non avevano nessuna garanzia, nessuna sicurezza.
Tutto ciò su cui potevano contare era il bene che si volevano l'un l'altro.
Ma questo, comunque, sarebbe bastato.
-Per te va bene se dormiamo qui? Almeno non c'è buio pesto. I lampioni illuminano un pò- disse poi, volgendo lo sguardo alla ragazza.
Lei annuì e sorrise ancora. Il suo sorriso era tutto ciò di cui aveva bisogno. Era come se guardarla bastasse per tutto il resto, come se guardando quel sorriso non avesse più bisogno di mangiare, dormire o respirare.
Non capiva pienamente come potesse riuscire a colmare le enormi lacune nere che si erano create nella sua anima, eppure lo faceva.
Lo faceva eccome.
Si mise sdraiato a terra, cercando di posizionarsi in modo da non avere sassi o radici premute sulla schiena, ed accolse Natya tra le sue braccia. Lei si addormentò alla svelta, mentre lui, con lo sguardo perso nel buio, si trovava costretto dalla sua stessa mente a pensare.
Qualche volta ricordare la sua famiglia lo faceva stare bene, ma ogni volta che visualizzava il volto di sua madre, inevitabilmente la ricordava anche con il volto contorto dal terrore, mentre lui la uccideva a colpi di accetta. I suoi occhi erano spalancati, e schizzi di sangue erano spruzzati sulle sue guance, mentre suo figlio al faceva a pezzi come un animale da macello.
Toby piegò le labbra all'ingiù e aggrottò la fronte a terra quando quella scena apparve ancora nella sua testa.
Come avrebbe potuto vivere con quella colpa?
E soprattutto, un giorno o l'altro, avrebbe messo in pericolo anche l'incolumità di Natya?
Lei si fidava di lui, sì; ma lui non si fidava di sé stesso.
Sospirò e chiuse gli occhi, costringendosi a credere che ciò non sarebbe mai potuto accadere.

Ticci Toby - È quasi l'alba Where stories live. Discover now