CAPITOLO SETTIMO - parte 2

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-Non mi avete neanche dato il tempo di parlargli- disse Natya con i pugni stretti.
-Capisco che questo l'abbia turbata, ma le nostre regole sono precise. È per la sua sicurezza- rispose l'agente, seduto dietro alla scrivania con i gomiti puntati sulla superfice piana.
Natya era stata portata nel suo ufficio assieme al padre.
-Vi prego, non potete tenerlo qui... Toby non ha fatto niente di male- disse ancora la ragazza.
-Questo dobbiamo dimostrarlo, prima di tutto. E comunque, signorina, pregarci non cambierà nulla-.
-Dai, Natya. Torniamo a casa- intervenne Pietro, afferrandola per una spalla. Ma lei si divincolò, liberandosi. -Non avete visto quanto sta male? Non potete tenerlo in quella cella!-.
-Natya!- la sgridò il padre.
-Signorina, con il dovuto rispetto.... Ci lasci fare il nostro lavoro-.
-Voi non capite!- continuò ancora lei.
-No, è lei che non capisce- grugnì l'agente.
-Natya!- esclamò ancora Pietro, questa volta alzando il tono della voce. -Smettila, dai-.
-Perché gli sanguina il naso?- chiese infine la ragazza, lasciando cadere una lacrima.
L'agente la guardò con aria comprensiva, e sospirò. -Capisco che la sit..-.
-Perché gli sanguina il naso?!- gridò la ragazza, ripetendo la medesima domanda. Nella sua mente comparve il ricordo di quando l'aveva rivisto per la prima volta in quella clinica psichiatrica; solo, spaventato, e ferito.
-Abbiamo avuto difficoltà a calmarlo, quando lo abbiamo portato qui- si convinse infine a spiegare l'agente, non prima d'aver sbuffato pesantemente. -Non voleva entrare nella cella, e quando ha tentato di aggredire un agente siamo dovuti passare alle maniere forti...-.
La ragazza aggrottò la fronte e trattenne l'impulso di gridare. -Ma Toby...non può sentire dolore...-.
-Lo abbiamo saputo soltanto dopo. Ma comunque non si preoccupi, se continuerà ad avere comportamenti che potrebbero nuocere alla sua salute verrà spostato subito in una cella apposita-.
-Che intende?- chiese Pietro aggrottando la fonte.
-Beh.. Circa un ora fa ha avuto una specie di crisi. Ha sbattuto un paio di volte la testa contro alle sbarre, finché le guardie non lo hanno fermato-.
Natya si portò una mano alla bocca e soffocò un grido. Le lacrime uscirono dai suoi occhi senza che riuscisse a fermarle.
-Natya.... Vieni, andiamo via da qui- disse suo padre notando la sua reazione, ed avvolgendole le braccia attorno al busto tentò di tranquillizzarla; ma la ragazza si liberò anche questa volta, divincolandosi.
-Toby non può stare qui!- gridò continuando a piangere come una bambina -Soffre di forti attacchi di panico, e ...-.
-Adesso basta, Natya!!-.
Il grido di suo padre questa volta la bloccò all'istante. L'uomo la afferrò con violenza per il polso e la trascinò via.
-Ci scusi per il disturbo, agente- disse mentre usciva dalla porta.
-La devi piantare con questa storia- disse poi mentre percorreva il corridoio, senza mollare il polso della figlia. -Devi metterti in testa che quel ragazzo è un criminale, e come tale deve stare in prigione-.
Natya si fece trascinare via senza dire una sola parola.
Doveva immaginarlo, che Pietro non avrebbe capito.
Non aveva mai capito niente.
Muoveva le gambe in silenzio, con la mente sommersa dal dolore.
Giunti fuori dall'edificio, la ragazza notò che infondo alla rampa delle scale vi era parcheggiata l'auto di sua madre. La donna aprì la portiera e le corse incontro non appena la vide. Aveva gli occhi arrossati e gonfi, ma carichi di una gioia profonda.
-Natya!- gridò abbracciandola con forza. La strinse a sé con le braccia tremanti, ed appoggiò il mento sulla sua spalla. -Sono stata così in pensiero per te- disse, ansimando -Stai bene, piccola mia?-.
La ragazza annuì con un movimento della testa appena accennato.
Avrebbe voluto dire di no.
Perché no, non stava bene. L'immagine nitida del volto perso di Toby era impressa nella sua mente, come un tatuaggio indelebile.
-Non sai quanto io sia stata male. Ero convinta che fossi stata rapita e... Ho avuto così tanta paura-. La donna sciolse l'abbraccio e sorrise ampiamente -Stasera ceniamo tutti insieme. Io, te e papà. Contenta?-.
Natya annuì ancora, debolmente.

Ticci Toby - È quasi l'alba Where stories live. Discover now