𝕮𝖎 𝖘𝖔𝖓𝖔 𝖈𝖔𝖘𝖊 𝖕𝖊𝖌𝖌𝖎𝖔𝖗𝖎 𝖈𝖍𝖊 𝖒𝖔𝖗𝖎𝖗𝖊

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New York.

«Mia amata Anja,

Sto amando un altra persona adesso che tu ti sei dissolta come cenere fluttuante nel vento e la sto amando con tutta quella serenità che tu non mi hai mai concesso forse, perché mai ci siamo concessi di amarci davvero -, ora capisco che l'amore è questo, mettere in fila giorni di fragile felicità non per forza conquistata con continue lotte, discussioni ed infinita malinconia. La persona di cui ti parlo, è bellissima e coerente, la magia della coerenza è così stupefacente che non saprei descrivertela, a te quest' incantesimo non è mai riuscito. Sto bene, lui ha preso in mano la mia vita e la mia testa e ha fatto combaciare ogni cosa, ha dato un senso e un ordine alla mia casa, è stata il posto in cui mi sono salvato. Ci sono giorni di sole e tutti mi dicono che sto conseguendo enormi progressi, che la mia salute mentale ch'era diventata ormai precaria dopo la tua prematura scomparsa, sta migliorando e anche io mi sento come se potessi mangiare le nuvole, come se finalmente percepissi nuovamente la carezza del sole e lo schiaffeggiare della pioggia sulla mia pelle. Ultimamente, lo ammetto, mi assento dalle lezioni perché a volte mi manca troppo e ho bisogno di vederlo, ci vediamo tutti i giorni ma solo quando sono con lui non penso a niente e credo di poter salvare il mondo quindi capiscimi perché ogni volta corro per abbracciarlo quanto prima possibile. Non ti amo più e, sicuramente, anche tu non mi ami più ma io ti scrivo perché anche se ormai non ci incontriamo più per le strade affollate, immagino il modo in cui mi scruteresti perché, sarebbe stato il medesimo che utilizzavi per esprimere la tua più totale delusione nel non poter negare che Andrew se la spassava alle tue spalle ed io, potrei riuscire ad immedesimarmi in quel momento e a immaginare come guarderei te, iocredo di non amarti più ma tu resti l'amore della mia vita, esiste un solo amore della vita e noi lo abbiamo conosciuto, amato e poi abbiamo smesso di sentirne la mancanza ma tu resti l'amore della mia vita, è difficile farlo capire agli altri ma io mi smonto di ogni armatura, di ogni sostanza quando ti vedo, cambio occhi e cuore, ritorno vecchio, dura solo un attimo perché io, e neppure tu, possiamo più permetterci di essere ancora noi, però quell'attimo c'è sempre, come quando ti chiamavo al telefono per sapere come stavi, quell'attimo c'è sempre perché tu sei l'amore della mia vita, l'incoerenza, le lotte, le ostinazioni io con te e per te tutto questo lo potevo sopportare perché tu valevi ogni male, ogni sconfitta, perché eri la mia più bella vittoria. Se devo descrivere l'amore io parlo di lui ma se mai mi chiedessero di qualcosa che va oltre l' amore io parlerei di te perché tu resisti il mio perno in questa vita di incertezze nonostante io abbia smesso di amarti molto tempo fa.» Friedrich, ormai, aveva totalmente perduto il controllo della sua psiche mentre a grandi falcate incerte proseguiva nel percorrere la, relativamente ampia camera da letto nella quale si era reso prigioniero, in tutta la sua ampiezza da un tempo maggiore di quello che lui stesso avrebbe potuto immaginare. Il letto, sulla quale si era ripetutamente gettato sia per lo sconforto che per il scarso equilibrio dovuto all' assunzione di sostanze stupefacenti, era completamente disfatto e al suolo le lenzuola che un tempo lo avevano fasciato giacevano a terra, agglomerate in un unico indumento multicolore assieme al cuscino soffice e di una purissima e candida tonalità di bianco. Gridava come se in vita sua non avesse mai rivolto la parola a nessuno, si dimenava e allungava le sue braccia tutto attorno a sé con agitazione, convinto, che qualcuno lo stesse tenendo in ostaggio barbaramente e bramava ardentemente estirpare ogni bionda ciocca mossa dalla sua testa per percepire un dolore pari a quello che doveva aver provato lei per tutto quel tempo che, egoisticamente, aveva resistito mentre gli altri ignobili esseri umani con la quale si ritrovava ad aver a che fare non facevano altro che pugnalarle lame di coltelli nel cuore, camuffandoli sotto le spoglie di girasoli appena colti, di quelli che lei adorava tanto e dei quali molteplici volte aveva scherzosamente fatto richiesta quando narrava di come avrebbe bramato fossero i fiori che, gli sfortunati o fortunati presenti avrebbero dovuto porle il giorno del suo ipotetico funerale una volta che sarebbe invecchiata. Si, lei avrebbe dovuto invecchiare felice, se la sarebbe meritata una vecchiaia felice ma priva dei suoi effetti collaterali: la perdita della sua ambigua bellezza celeste, delle sue speranze di giovane donna in boccio come i suoi amati girasoli al cospetto del cocente sole estivo che, con i suoi bollenti raggi, sembra voglia infondere immensa felicità ed infinita gioia a chi si pone al suo cospetto. Si, lo avrebbe ardentemente desiderato di poterla anche solamente adocchiare, sfiorire nella sua poltrona di velluto giallo canarino o verde speranza, o- chissà, magari Andrew ne avrebbe favorita una di un bel rosso vermiglio- mentre i suoi dolci nipotini le sedevano come fedeli discepoli ai piedi raggrinziti come bucce di mele troppo mature mentre ella narrava loro avvincenti racconti di cavalieri dall' armatura lucente come appena prodotta e bellissime fanciulle dai lunghi capelli che risiedono in castelli ai confini del mondo o di draghi crudeli che non avrebbero mai trionfato sul bene e che, conseguentemente, sarebbero poi divenuti gli zimbelli di tutti i piccoli lettori. Ma questo, oh, questo era unicamente l'infimo ed egoistico desiderio che egli le serbava e che, sapeva, non avrebbe mai riscontrato i desideri suoi. Era quello il destino di Anja, dunque, appassire prematura come i girasoli, ridursi a cenere fluttuante nel vento, senza conoscere sosta o pace, morire senza aver mai conosciuto la vita vera e pura o senza aver mai amato come solo i bambinetti innocenti sono ancora in grado di fare. Eppure, Anja aveva amato tanto alcune cose, ad esempio lui, e le aveva amate così tanto da rimanerne conseguentemente profondamente ed irrimediabilmente delusa come determinate cose belle tendono a fare con le altre. Basta! Basta! Basta! Se avesse potuto ne avrebbe distrutto il ricordo di quella giovane fanciulla che con piccoli passettini e poi, come se avesse improvvisamente corso poiché in pericolo, si era insinuata nella sua mente e la stava traviando e rovinando come le droghe che assumeva seppur con effetti collaterali differenti. Crollò e fortunatamente, crollò sul letto nella quale si trovava nelle prossime vicinanze. Esso, a causa del peso inatteso che si schiantò su di lui, mugolò e gemette come se si fossero distrutte tutte le stecche che ne costituivano la rete di supporto. Friedrich ancora reso giocondo ed ilarico dal suo abuso di droghe, lasciò che nel suo petto vibrasse una fragorosa risata divertita e, alla stessa maniera, permise che le sue gambe e che le sue braccia continuassero ad armeggiare liberamente nell' atmosfera circostante senza seguire un preciso movimento o schema preimpostato. Era così matto ed euforico anche lui, che a momenti pareva il perfetto riflesso della follia indiscussa, indubbiamente un fenomeno da baraccone, un fenomeno da circo da esser sfruttato come attrazione malsana per persone altrettanto malsane e mal costruite, con menti in bilico più di quanto non fossero le loro. In uno dei suoi folli impeti, colpì bruscamente una delle sue tele che si sorreggeva ancora sul cavalletto, in attesa di essere terminata appena ne avrebbe avuto la pazienza, quando il pennello sarebbe nuovamente tornato ad essere incorporato alla sua mano, come un prolungamento e quella avrebbe smesso di tremargli violentemente. La guardò crollare a terra con disgusto e la cosa lo rese ancor più folle e gli fece inondare gli occhi di rancore e rabbia mentre altro non avrebbe volto che distruggere quel dipinto, disintegrarlo così come avrebbe volto fare con sé stesso. Dio, se malauguratamente il suo coinquilino fosse entrato nella stanza e lo avrebbe visto in quelle condizioni pietose ed incresciose? O peggio, se lo avesse osservato con quei grandi occhi scuri, Blaake in quello stato scabroso? Che cosa mai avrebbe pensato? Probabilmente, lo avrebbe lasciato andare senza pensarci due volte e si sarebbe recato, senza ripensamenti, nelle braccia di qualcun altro che lo avrebbe amato, infondo, quella poco di buono di sua madre glielo avrebbe potuto insegnare bene come si fa a dimenticare facilmente qualcuno e non provare rimorso quando, il giorno seguente, ci si getta nelle braccia di un altro amante. Sapete, fu strano ciò che accadde successivamente se si considerano gli effetti della benzedrina, poiché Friedrich si addormentò presto, scosso, dai suoi continui turbamenti e dalle sue illimitate fobie per non parlare, degli orribili effetti che la droga aveva su di lui ma si abbandonò a Morfeo nello stesso modo con la quale i bambini si abbandonano all' essere cullati dalla madre. Oh, se solo avesse resistito a quel maledetto desiderio di cedere al sonno! Se solamente avesse avuto la forza e la costanza di non abbandonarsi agli stupefacenti oh, a quale spettacolo meraviglioso avrebbe assistito! Io stessa, io che vi narro questa deplorevole quanto amabile storia, non vi avrei mai potuto credere se non lo avessi visto con gli occhi miei scuri. Sicuramente, voi neanche mi crederete e come biasimarvi? L' aneddoto che vi sto per narrare è qualcosa di totalmente insano e incredibile ma, se avrete fiducia in me quanta io ne ho di voi, allora mi crederete. Dunque, bando alle ciance, conseguentemente all' aver corrotto con qualche banconota ed alcuni trucchetti delle quali esclusivamente le donne sono capaci, il massiccio portiere che pareva un perfetto soldato di piombo che se ne stava nell' atrio del condominio dove risiedevano il giovane allampanato ed il suo coinquilino- si, questa era l'ultima squallida trovata di quel mese da parte dei condomini- ella ed il suo nuovo compare di amichevoli avventure Harry, corsero su per le ripide scale appena lucidate a dovere ed ancora odorose di detergente per pavimenti e raggiunsero assieme il pianerottolo dove egli alloggiava. Giunta dinanzi al portone, Anja, ebbe un sussulto ed un indistricabile nodo le si formò alla gola permettendole di non poter respirare a dovere. Lo zerbino verde era ormai ingrigito e rovinato sotto le suole delle sue comunissime scarpe di cuoio stringate e la porta, ove poggiò nostalgica il palmo della mano, le pareva più liscia e levigata di quanto fosse mai stata realmente da tempi immemori. Una lunga ciocca di capelli ramati le si riversò in una benevola onda sul viso, celandole buona parte del viso porcellanato ed intrigandosi con le sue ciglia corvine. Com'era crudele ed egoista lei alla quale egli aveva concesso così tanto! Com'era stata egoista nei confronti di Friedrich che l' aveva amata e l' amava. Che aveva amato le sue debolezze, le sue imperfezioni, i segni sul suo viso opalino. Egli che aveva amato il modo in cui lo guardava e come guardava il mondo quando stava con lei. Lui che aveva amato i sorrisi che regalava alla gente, non conoscendone il valore effettivo. Friedrich, l' unico che aveva amato i suoi silenzi, e li aveva trasformati in musica della quale bearsi. Aveva amato i suoi sogni, incomprensibili, li aveva condivisi ed assieme li avevano visti realizzarsi. Aveva amato i suoi grandi occhi dei medesimi colori del mondo, profondi, intrisi di immensa tristezza e nostalgia. Egli che aveva amato le sue lacrime, le aveva asciugate con il dorso delle sue mani e ci aveva scritto poesie dalla metrica scorretta e rivoluzionaria a riguardo. La aveva amata, a volte in totale quiete e silenzio, a volte urlandoglielo talmente prepotentemente da poter percepire la gola dolergli ed i polmoni implorare ossigeno. Lui che l'aveva amata quando nessuno era disposto a farlo. Si sentiva un mostro orrendo, una donna orribile ed ignobile, immeritevole d'amore sincero da chiunque. Ma bramava poterlo vedere senza ch'egli però la vedesse, desiderava ardentemente poterlo amare per tutto quel tempo che non lo aveva amato. Harry, presumibilmente spazientito ma anche comprensivo nei confronti della giovane fanciulla, rimaneva ben dritto sulle proprie gambe adesso camuffate da un paio di pantaloni del medesimo colore della notte che cadevano su di esse con delicatezza, senza contatto con esse quasi. Le braccia percorse da vene lievemente evidenti che parevano infinite reti di comunicazione, erano conserte in una stretta ferrea all'altezza del petto tonico ma non allenato. Anja, che nel frattempo era rimasta impassibile di fronte quella porta che la divideva dal suo amato, adesso con maestria e cautela- per non citare la sua espressione assolutamente immutata oramai da alcuni minuti- smanettava con la sua forcina colorata all'interno della serratura del portone, senza ancora ottenere risultati nonostante l'impegno. Un cipiglio di disappunto le scalfì il volto. Harry trattenne per sé uno sbuffo e si voltò, guardando oltre le sue spalle nel voler constatare che nessuno fosse in procinto di giungere. Anja, impaziente di rivederlo, non si arrese e continuò ad armeggiare con nervosismo finché il portone non si aprì e le riempì il cuore di gioia. Ma adesso, adesso era incerta sul da farsi, non sapeva più se fosse realmente giusto far irruzione nell'appartamento di Friedrich e quindi, strappar via i punti di sutura che si era cucito sul cuore. Forse la cosa migliore, era chiuder nuovamente quella porta ed andarsene, tornare ad esser lontana dal suo cuore, dai suoi pensieri, da lui. Ma no, ormai Harry aveva già deciso per lei, aveva già schiuso la porta e con la sua delicatezza intrisa di scortesia e silenziosa inquietudine aveva fatto il suo ingresso nell'abitazione e lei non poté far altrimenti che seguire il suo gesto con cautela, lasciandosi la crudeltà del mondo fuori dall'appartamento. Come parzialmente prevedibile, la casa era deserta ed anzi, l'impressione d'essere totalmente svuotata, priva di anima viva. Si sentì male nelle viscere tanto che si portò una mano al cuore, stringendola in una ferrea presa a pugno ed inciampando nei suoi irregolari respiri tremanti mentre i suoi grandi occhi color Agata si colmavano di lacrime troppo ingenti per poter essere trattenute con facilità ma troppo avare per poter scivolarle lungo le sue guance color pesca. Annaspando quasi, puntò la testa in tutte le direzioni possibili in cerca del suo amato ma l'unica figura maschile e familiare che riscontrò fu quella snella di Harry che, come una perfetta statua rappresentante qualche Dio greco, con occhi vitrei ed assenti a tratti la osservava senza agire. Anja, si adoperò a setacciare ogni stanza, incredula, ch'egli non fosse in casa, che non l'avesse attesa. Ma poi, quando l'ultimo fioco suo barlume di speranza stava per soccombere, lo adocchiò, steso come un cadavere sul materasso soffice ed ancora in balia delle droghe. Quasi provò ribrezzo ed estraneità verso di lui. Comunque entrò, gli occhi avevano cessato di lacrimarle impetuosamente, ed ella prestando attenzione a non calpestare le lenzuola e le coperte cedute al suolo si sedé all'orlo del letto, a suo fianco e così come una madre fa con il figlio amato, lo ripose in posizione seduta, il capo adornato di ricci scuri che le poggiava sui seni mentre le sue dita affondavano nelle ciocche color aureo di lui, accarezzandole. Le sue gambe femminili e nude dal ginocchio in giù, si raccolsero sotto le sue natiche mentre dondolandosi debolmente avanti indietro continuava con i suoi gesti d'affetto, baciandogli la nuca ripetutamente mentre la registrazione numero tre volgeva al termine, come un dazio.

«Andrà tutto bene, non preoccuparti. . .»

Gli mormorava mentre era incosciente e di tanto in tanto veniva scosso da convulsioni che non facevano altro che intimorirla, metterla in soggezione ma era consapevole, lo sapeva, non le avrebbe mai fatto del male, neanche in maniera involontaria. Harry, sopraggiunse nella camera da letto e si poggiò allo stipite della porta, gli occhi vitrei e color brughiera osservavano apprensivamente la ragazza ed il giovane fra le sue braccia mentre le braccia, nuovamente, si serravano all'altezza del petto ed alcune ciocche di capelli scuri gli approdavano sulla fronte lattea, ampia ed assolutamente priva di imperfezioni. Erano un quadretto vagamente grottesco loro: tutti e tre condividevano storie più o meno diverse ma il loro volersi impedire di provare emozioni li accumunava. Friedrich, però, era quello che fra i tre indubbiamente celava segreti ed infinite storie tristi in maggioranza. Era particolare, superbo, lunatico, distruttivo. La registrazione si concluse, finalmente, e Anja parve risvegliarsi dallo stato comatoso nella quale era precipitata pochi minuti prima. Gettò una rapida occhiata ad Harry e ciò che vi era oltre di lui, come per rassicurarsi che fossero soli e che nessuno potesse rovinare quel grottesco ed alquanto pittoresco quadretto degradato. Gli fece cenno con il capo ed adesso, a sorreggere il corpo inebetito di Friedrich non era più la bella quanto malinconica Anja ma Harry, il quale seppur con una certa riluttanza intrisa di vago affetto, lo sosteneva alla stessa maniera e nella medesima posizione con la quale aveva agito lei che adesso, dritta sulle sue gambe lattee premeva il tasto di espulsione a lato del pc del ragazzo, facendogli rigettare il CD antecedente che continuava a ruotare vanamente nel lettore. Lo ripose cautamente nella sua custodia plastificata ed inserì la registrazione successiva a quella appena udita come se si trattasse di un normalissimo gesto. Il ragazzo riccio volse il suo sguardo nella stanza, sperso mentre una delle sue magnifiche mani premeva sulla fronte madida di Friedrich. Le pareti asettiche e bianche in totale contrasto con la natura artistica del ragazzo biondo, lo poneva quasi a disagio ed il totale caos regnante nella stanzuccia lo irritava considerabilmente ogni secondo che trascorreva. La tela squarciata al suolo gli faceva rimpicciolire il cuore per il dispiacere, una bellezza ferita. L'audio numero quattro esordì con un lungo sospiro frustrato che venne seguito da un lungo silenzio assordante.

«L'ho uccisa io. . .»

Esordì una voce che non apparteneva alla registrazione. Friedrich si risvegliò dopo un tempo indeterminatamente lungo, gli pareva di non aver respirato per anni, come se per tutto quel tempo avesse vissuto in uno stato di apnea e per questo annaspava, inciampava e si destreggiava nel suo respiro incostante e incontrollato che infruttuosamente tentava di controllare, di domare. La registrazione numero quattro continuava ininterrotta a scorrere, a saturare l'atmosfera di vuote parole ma egli non gli recava eccessiva attenzione, era stordito ancora. Appena ebbe riacquisito il pieno controllo delle sue facoltà intellettive e fisiche, ruotò pigramente le iridi attorno a sé e non notò alcuna variazione nell'ambiente circostante. Si limitò semplicemente ad alzarsi, a sedersi alla scrivania e a riavviare la registrazione quattro nuovamente, forse, aveva inserito il CD prima di perdere totalmente i sensi. Anzi, sapete, adesso neanche io son più certa di quanto vi ho raccontato. Non sono più certa che Anja ed Harry abbiano fatto irruzione nell'appartamento. Però mi avete creduta, non è così? Ebbene, se lo avete fatto prima fatelo anche adesso perché adesso ciò che vi racconto è veritiero, così come lo sono le parole narrate nella registrazione.


Chiedo perdono per il capitolo lunghissimo ma spero abbiate apprezzato. Per qualsiasi chiarimento, non siate timidi e domandate pure. Tutto l'amore, Ginevra. x

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