𝕬𝖓𝖈𝖍𝖊 𝖌𝖑𝖎 𝖆𝖓𝖌𝖊𝖑𝖎 𝖍𝖆𝖓𝖓𝖔 𝖕𝖆𝖚𝖗𝖆

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New York.

E viene a prendermi nell' oscurità, malevolo e senza pensarci. Sradica alberi, distrugge macchine uccide innocenti. Freddo e spregiudicato, con le braccia spalancate. Nessuna porta, nessun mattone, nessun crocifisso può reprimerlo. Sono stato malvagio, sono stato arrogante ed adesso pagherò il prezzo dei miei errori. Ma quando arriverà sembrerà un bacio, quello di Giuda ed io rimarrò taciturno. E non posso dire di non esser stato avvisato o ignorato perché quando lui arriverà, no, non mi donerà un bacio sulla fronte. Friedrich fece il suo rientro a casa. Era tardi, ormai, lo era sufficientemente da poter ammirare la discreta luna- e tutte le graziose stelle al suo servizio- brillare e riflettere la loro immensa maestosità nel cupo ed intimidatorio cielo estivo. Mentre con flemma e cautela raggiungeva la sua stanza, la consapevolezza e l' ansia che l' indomani i suoi genitori lo avrebbero tartassato di domande riguardanti i suoi continui arrivi a notte inoltrata, accresceva. Una volta giunto nella sua camera, ed avendo fatto il suo ingresso in essa, si apprestò a spogliarsi e non si curò neanche di accendere la luce- l' interruttore, per quanto si trovasse nelle vicinanze, gli pareva troppo distante per poter essere raggiunto e, di conseguenza, azionato. Le sue mani, magnifiche nonostante alcune vene ne percorressero il dorso in maniera fin troppo evidente, scivolarono fino ai suoi fianchi e nell' oscurità, armeggiarono per qualche istante prima di percepire il metallo gelido della fibbia appartenente alla sua cintura in pelle. Repentinamente, se ne liberò, così come dei suoi pantaloni chiari, e scaraventò poco delicatamente il tutto su una seggiola che intravide nelle vicinanze. Lo stesso accadde alla sua camicia della medesima tinta del cielo terso. Finalmente soltanto in intimo e tonico petto nudo, Friedrich, si apprestò a coricarsi sotto le lenzuola. I suoi capelli biondi, domati da alcune deboli onde, si spargevano in tutta la loro misera lunghezza sul cuscino soffice, la sua pelle accaldata trasudava calore da ogni dove ed i suoi enormi occhi color brughiera cominciavano ad esser iniettati di sangue a causa della stanchezza che li opprimeva, conseguenza, di un sonno che tardava a sopraggiungere. Disperato nel constatare che non si sarebbe addormentato in limiti di tempo piuttosto ravvicinati, decise dunque di intrecciare le braccia dietro la nuca ed attendere che i pensieri che gli affollavano la mente si diradassero o sciamassero. Forse lui non ne era a conoscenza ma, se vi era qualcosa che caratterizzava le persone sofferenti di insonnie, erano proprio i segreti che essi custodivano e che gli impedivano il previlegio del dolce dormire. Almeno nel suo caso questo vecchio detto pareva esser veritiero. I suoi pensieri ed i suoi segreti parevano divorarlo vivo con la stessa ferocia di un uragano. Ricordò le parole di Anja: «Tutte le grandi menti della nostra epoca paiono rovinarsi, distruggersi e deteriorarsi con le proprie mani: nude, avide e scheletriche». Oh Anja. . . il suo primo vero amore, quello che s'era visto scivolare come acqua fra le dita. Ricordarla gli procurava ogni qualvolta una stilettata al cuore, un dolore irrefrenabile alla mente e lo privava del respiro ma, allo stesso tempo, lo privava di qualsiasi caratteristica umana, in senso lato, che gli rimaneva. La giovane fanciulla, infatti, era deceduta circa un anno prima a causa di un suicidio tramite annegamento avvenuto nella sua abitazione stessa, senza un apparente motivazione. Friedrich, rimase profondamente sconvolto e segnato da quell' avvenimento e, da quell' istante in poi, non fu più la stesso ragazzo estroverso e loquace di un tempo. Anja, la sua dolce ed amata Anja non poteva essere stata cotanto egoista da averlo abbandonato senza dir niente, in silenzio, come se il loro rapporto non fosse mai stato nulla. . .Si ripeteva nelle lunghe notti in cui non riusciva a prender sonno, a capacitarsene. Scosse debolmente il capo e scacciò nei meandri della sua mente il pensiero mentre i suoi occhi fissavano insistentemente il volume del poeta inglese Yeates- il quale affermava che la vita è un cerchio- ove, fra le pagine spesse e di grossolana carta, risiedevano ben celate bustine in plastica contenenti sostanze stupefacenti che, quasi abitudinariamente assumeva pur di sfuggire alla realtà perfida che lo attorniava. Sfortunatamente quella sera non ebbe occasione di consumare la sua dose, necessitava di essere lucido per poche ore. Sospirò profondamente, socchiuse gli occhi e sfregò le labbra fra di loro poi, come se le sue preghiere ed i suoi continui lamenti fossero stati uditi, si addormentò. Un grido disperato ed orribile squarciò la quiete notturna. Friedrich, si svegliò repentinamente, annaspando e strizzando gli occhi più volte prima di poter essere in grado di distinguere con precisione ciò che lo circondava nell' oscurità. Il cuore gli pulsava all' impazzata nel petto, era certo, quel grido non era frutto della sua fervida immaginazione. Seduto nel letto, si affrettò a liberarsi delle lenzuola e si rivestì la parte inferiore del corpo ed in pochi istanti fece la sua comparsa nel corridoio; accese la luce permettendole di irradiarsi nello spazio. Intimorito per l' incolumità della sua famiglia ma stupidamente disarmato, avanzò con passi piccoli verso la stanza dei suoi genitori e, con cautela, aprì la porta e ciò che vide, gli fece salire la bile in gola e gli stritolò il cuore: suo padre e la sua matrigna, una donna notevolmente più giovane di lui ma sbocciata, erano accasciati in una pozza di sangue ai piedi del letto, barbaramente uccisi e l' arma utilizzata, probabilmente non era da fuoco. Nonostante da loro, in vita sua Friedrich, non avesse mai ottenuto amore di alcun tipo, provò comunque dolore ed afflizzione nel constatare che l' ultimo frammento di quotidianità che aveva costituito buona parte della sua vita gli fosse strappato via in tale maniera. Non avrebbe mai voluto piangere, si sarebbe mostrato debole e non avrebbe mai voluto esserlo eppure, lacrime salate gli rigarono il volto osservando quello scempio perfetto. Con il respiro che gli si mozzava ed il cuore che pulsava violentemente contro la cassa toracica talmente prepotentemente da poter udirne i battiti nelle orecchie, si recò nuovamente nel corridoio e- nonostante la tentazione di salvare i suoi stupidi stupefacenti che quel dispotico di Andrew gli aveva reperito fosse ampia- corse rapidamente fino a giungere alla porta d' ingresso. Avvolse il palmo della mano attorno alla maniglia d' ottone e, vanamente cercò di aprire quella dannata porta che lo rendeva prigioniero della sua stessa abitazione, senza ottenere risultati. Tentò di evadere dalle finestre, persino, ma i risultati furono i medesimi ed il panico iniziò ad asserargliargli selvaggiamente il corpo, l' anima. Una risata profonda, stridente e gutturale riecheggiò nell' aria facendogli accapponare la pelle lattea. Se quello era un sogno, un incubo, o uno sciocco effetto collaterale che non aveva ancora sperimentato della droga, desiderava che terminasse immediatamente. Ma ciò, sfortunatamente, non accadde. Socchiuse le palpebre, lasciandosi scivolare al suolo, esausto e devastato poi, raccolse le ginocchia al petto e le cinse con le braccia nude mentre fra di esse affondava il volto come colui che viene ripudiato dal mondo e pianse così selvaggiamente da svuotarsi di qualsiasi sentimento. Trascorse un tempo indefinito prima che si sentisse sfiorare con leggerezza la spalla nuda ricca di piccoli nei, i capelli che volevan fare invidia a quelli degli angeli e la mandibola che, in piccola porzione, rimaneva libera al tocco gentile dell' individuo sconosciuto. Quel tocco. . . il suo tocco gentile ed amorevole. Con cautela e riguardo, alzò il volto latteo e stropicciato, rovinato dalle innumerevoli lacrime che lo stavano solcando ed inchiodò le sue pupille nel volto familiare della giovane donna che, pochi momenti precedentemente, lo aveva acarezzato: Anja. Il suo cuore, ebbe un sobbalzo. Era irreale, logicamente impossibile che la sua amata potesse essere lì, ella era morta e su ciò non vi era dubbio- tristemente. Ma allora, se lei era deceduta eppure era con lui e lo acarezzava cosa doveva significare? Forse, era morto anch' egli e la morte si era dimostrata così benevola e di gran cuore da non farlo neanche minimamente soffrire anzi, se lui era veramente morto, la morte gli si era presentata come il primo bacio nonostante tutto quel patimento che ne aveva preceduto il sopraggiungere: emozionante ed assurdamente smielato. Anja gli sorrise labialmente ed a lui non era parsa mai così bella come allora: i lunghi capelli color rame che le si arricciavano in lunghe onde sotto il seno, gli occhi color brughiera che, magnifici, eran incorniciati dalle lunghe ciglia scure come ebano, il sorriso imperfetto che sempre le solcava il volto e le labbra, carnose esattamente come le ricordava. Era lei, la sua dolce Anja ed era tornata per lui, come promesso. Friedrich, il quale sulle labbra pareva traballare un mezzo sorriso, nonostante tutte le sciagure vissute poco prima, avvicinò le sue labbra a quelle di lei come ad esser certo che lei fosse realmente lì. Le voci però, quelle maledette, presero a gridargli dispoticamente nella mente, mentre, dopo tanto patire, i due ragazzi riuscivano a congiungere le loro labbra come sigillo del loro amore. Sovrastavano persino i suoi pensieri, gli impedivano di rimanere concentrato. Ricordò con dissapore quando, entrambi ancora in vita, Anja lo aveva aiutato ad affrontare i mostri del suo passato, le voci che nella sua mente gridavano e latravano senza sosta e lo portavano ad essere due uomini completamente differenti senza che neanche riuscisse a capacitarsene. Friedrich, controvoglia, separò le sue labbra da quel bacio e, ancora accartocciato al suolo, osservava la sua amata poggiarsi sulle ginocchia per poter essere alla medesima altezza dell' amato fanciullo. Fu un istante e gli occhi dolci e benevoli di Anja si tramutarono in odio e rabbia e le parole che scandì poi, furono lo specchio di ciò che trasmettevano i suoi occhi.

«Tu mi hai uccisa, tu potevi salvarmi, Friedrich, ma non lo hai fatto, hai peccato di egoismo mio tesoro. Dinanzi a loro nemmeno a te importava più di me, eri improvvisamente sordo, cieco e muto non è così? Tu sapevi cosa stavo passando e non hai fatto niente perchè io non prendessi quella decisione! Tu hai permesso che io mi suicidassi! Dopo tutto quello che avevo fatto per te. . . »

Lo accusò rabbiosamente stringendogli il volto pallido e umido di lacrime mentre egli taceva accollandosi tutte le colpe quando, in realtà, avrebbe voluto dirle che l' unico peccato che aveva commesso era quello di averla amata più del dovuto, e che se avvolte non l' aveva difesa era perchè credeva che fosse abbastanza forte per sopportare quel male che a volte l' aveva scalfita ma che se avesse saputo che quelle ferite l' avrebbero condotta a quella decisione sicuramente con anima e corpo avrebbe lottato per lei, perchè l' amava e continuava a farlo incondizionatamente. Anja, al termine del suo monologo, si scagliò contro di lui e gli avvolse il volto con le mani, baciando le sue labbra nuovamente come se improvvisamente si fosse pentita delle orrende parole alla quale aveva fatto ricorso. Ma quel bacio, così violento da privarlo del respiro, era solo un magnifico quanto crudele modo per andarsene, questa volta, davvero. Le voci ripresero a latrare impetuosamente nella sua mente, le labbra di Anja, premute contro le proprie, erano intente a muoversi virtuosamente con le sue e lo privavano del respiro, la pelle gli scottava come se stesse bruciando nell' inferno di sè stesso. La risata affilata, gutturale e sconosciuta gli si propagò come un eco negli interstizi della mente e l' avvenimento di pochi istanti prima gli stritolò il cuore in una morsa infernale. C'è silenzio nell' aria, adesso. E io vi sono dentro. Non ci sono ne suoni, rumori nè bisbiglii. Ne ombre. Nè oscurità. Solo per un istante, Non ci sei neanche tu, Anja; e neanche io. Ma, nonostante ciò, non mi sento perduto perchè lo so, lo sappiamo, anche gli angeli hanno paura.

➳ C A S T:

Dane DeHaan nel ruolo di Friedrich

Dane DeHaan nel ruolo di Friedrich

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Elle Fanning nel ruolo di Anja

Elle Fanning nel ruolo di Anja

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