Imaginary Friend.

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Importante: Vi chiedo per favore di non fare battute su questa OS per il semplice fatto che anche se non può sembrare, tutto quello che dice e pensa Frank sono cose che anche io pensavo. Inizialmente questa storia era una mia pagina di diario, che poi ho deciso di finire come ff, cambiando il personaggio principale da me a Frank. Tutte le parti iniziali di ogni segmento erano cose che pensavo o facevo quotidianamente. L'inizio é ambientato nel giardino di casa mia. La parte sulla scuola era completamente e del tutto vera quando scrissi questa OS. Tutto lo era (eccetto ovviamente le parti riguardanti Gerard e la trama), sentivo tutto quello che é scritto qua sotto. Quindi ecco, é roba molto, molto personale. Potreste perfino far finta che sia io stessa in prima persona a parlarvi nelle prime parti dopo ogni pausa, perché effettivamente é così. Ora sto bene e quant'altro, anzi, sono messa parecchio meglio di come stavo a quei tempi, p a r e c c h i o lolz, ma appunto, fino a un anno fa ero davvero in una pessima situazione e non ero affatto "okay". Quindi ecco, niente battutine schifo da bambini. Queeesto é tutto. Thnks.

||A||

-

Mi guardai intorno, tentando di concentrarmi sul fruscio dell'erba, sul canto degli uccelli, ma nulla, nulla pareva distrarmi. Odiavo, sentire i miei pensieri. All'inizio poteva essere piacevole, partivo da cose innocenti, come i compiti che avrei dovuto fare, come le faccende domestiche, ma piano piano, senza farsi notare, senza che io potessi accorgermene, le riflessioni innocenti sfociavano in qualcosa di più cupo, opprimente, buio.

Non volevo pensare a cose cupe. Non volevo pensare alla tristezza o alla sofferenza o al dolore. Semplicemente non volevo pensare a nulla. Volevo godermi la calma, volevo godermi il cielo grigio e pieno di nuvole gonfie di pioggia. Volevo aspettare la tempesta in santa pace.

Ma non era possibile, perché qualcosa dentro di me non andava, e io lo sapevo bene, che dentro di me qualcosa non andava proprio per niente, che le altre persone che conoscevo non si ponevano le domande che mi ponevo io, non si preoccupavano di ciò di cui mi preoccupavo io.

I loro quesiti principali erano, che smalto mi starebbe meglio? Che maglione mi evidenza di più i fianchi? Queste scarpe sono fuori moda? E non, cosa succederà quando morirò? Soffrirò fino alla fine? Perché devo morire?

Io non voglio morire.

Ma allo stesso tempo, delle volte, mi ritrovavo a pensare che forse, una volta morto, sarei stato meglio. Avrei potuto godermi la quiete.

Riposare in eterno.

Volevo un amico. Volevo qualcuno con cui parlare ma quasi come se dentro di me ci fossero due parti separate, non lo volevo. Mi piaceva stare solo ma in egual misura mi sarebbe piaciuto non esserlo più.

Non sapevo decidermi. Io non ero una persona, io ero due individui completamente diversi, e questo mi rendeva impossibile l'essere fermo e sicuro.

Oltre quello, mi consentiva di vedere la realtà come pochi. Mi consentiva di vedere tutti gli aspetti di una questione. Tutti i pro e i contro. Tutte le ragioni e tutti i torti.

Ma la conoscenza mi portava a non avere più un'opinione mia.

Odiavo stare da solo, perché un pomeriggio tranquillo diventava una tortura mentale.

Volevo un amico.

-Ciao.-

Sbattei le palpebre velocemente, guardandomi intorno. Qualcuno aveva parlato, ne ero sicuro. Ne ero più che certo. Qualcuno mi aveva salutato.

Mi voltai. Seduto sulla ringhiera, che dondolava avanti e indietro, un ragazzo mi osservava con due occhi di smeraldo. Non capivo. Non pensavo di averlo mai visto. E oltretutto, che ci faceva in casa mia?
Lo guardai mentre i suoi capelli nero corvino venivano scompigliati dal vento freddo.

Imaginary Friend. (OS)Where stories live. Discover now