Capitolo 27.

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"Cause nobody knows you baby the way I do, and nobody loves you baby the way I do."

Caleb's Pov.

"Ma oggi è domenica, Caleb. La domenica non si lavora." S'impuntò Floralie, per la decima volta quella mattina. Sospirai leggermente, e mentre la guardavo mi stava per scappare una risatina divertita.

"Lo so, Floralie, ma mi hanno chiamato per una cosa urgente. Sarò di ritorno tra un paio di ore, promesso." Ed era ciò che avrei fatto. Non mi ci sarebbero volute più di un paio di ore per fare quel servizio, forse mi sarei sbrigato anche prima del previsto.

"Ma non è giusto, Caleb! Sono venuta qui per stare con te!" Quasi urló, alterandosi leggermente. Non sapevo cosa avesse, sinceramente. Non si era mai arrabbiata in quel modo. Mai. Sembrava.. spaventata. Forse non voleva rimanere da sola, ma con lei c'era Angelique. Questo suo comportamento, però, mi aveva insospettito sin dalla sera in cui era arrivata. Questa sua partenza improvvisa dalla sua Londra che tanto amava, quel comportamento strano, circospetto, attento, sempre in guardia. Doveva essere successo qualcosa che lei non mi diceva. Magari qualcuno le aveva fatto del male e lei aveva paura a confessarmelo.

"Lo so, lo so. Ma ti giuro che saranno solo un paio di ore, Floralie. Puoi stare con Angelique nel frattempo. Nemmeno ti accorgerai del tempo che passa, te lo prometto." Cercai di convincerla, mentre vedevo che se avessi aspettato altri cinque minuti ad andarmene, probabilmente avrei fatto ritardo al mio "appuntamento".

Osservai l'espressione arrabbiata sul viso di Floralie affievolirsi, fino a diventare rassegnata. "Come vuoi." Mormoró, lasciandosi sfuggire un sospiro. Mi passai nervosamente una mano tra i capelli, indeciso sul da farsi. L'appuntamento a cui stavo per andare - e a cui stavo facendo ritardo -, era anche, anzi, solo, per lei. Non era niente che aveva a che fare con il mio lavoro. Chi diavolo potrebbe mai aver bisogno di un emergenza immobiliare di domenica mattina? E nemmeno Floralie sembrava crederci.

La mia paura era che lei credesse che io non volessi stare del tempo con lei, perché non era affatto così. L'avevo supplicata per tanto tempo di raggiungermi a Parigi per un po', e ora che l'aveva fatto avevo passato solo qualche ora con lei. Il che mi dispiaceva, ma non era sicuramente ció che volevo.

"Floralie.." Mormorai, mentre la vedevo andare a chiudersi nella sua stanza. Non sembrava nemmeno apprezzare la mia casa o la stanza che le avevo lasciato, visto che voleva sempre uscire e passare il meno tempo possibile in casa. Angelique mi disse che il giorno prima, Floralie le aveva chiesto di portarla nel posto più affollato ed enorme di Parigi, il che era davvero davvero strano. Floralie non aveva mai amato la confusione, il vociare assordante, l'aria consumata e viziata e stare in mezzo a molta gente.

C'era qualcosa che non andava e avrei davvero voluto sapere cosa fosse. Il pensiero che qualcuno avesse potuto farle del male mi mangiava l'anima, e il fatto che lei non me l'avesse detto mi faceva stare ancora peggio. La mia piccola Floralie, dolce e indifesa. La mia sorellina, in pericolo.

"Angelique, per favore, sai cosa fare." Dissi alla mia fidanzata, mentre lei guardava di sfuggita la porta chiusa della stanza in cui Floralie si era appena rifugiata. Angelique annuì e poi venne a darmi un leggero bacio sulle labbra, come ogni giorno prima che io andassi al lavoro. Le sorrisi leggermente e le sussurrai un "ti amo" contro le labbra, mentre le davo un altro bacio.

Amavo Angelique, ma non avevo parlato di lei alla mia famiglia perché ogni volta che raccontavo di alcune mie ragazze a loro, puntualmente succedeva qualcosa di male e le mie relazioni finivano. Sperai vivamente che invece questa volta, con Angelique, non finisse. Perché l'amavo davvero tanto e non potevo essere più felice di cosí ad aver trovato qualcuno talmente bello e perfetto in ogni aspetto.

Young Hearts. | zjm Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora