Friends.

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8 settembre 2005

L'estate era quasi giunta alla fine.

Lo si notava dall'aria leggermente rinfrescata e dalle assillanti pubblicità alla televisione sulle offerte per i materiali scolastici. Non che odiassi la scuola, ma questo significava tornare alla solita routine dove l'unica cosa eccitante della giornata, era pregare che i professori non ti riempissero il diario di compiti.

L'inizio di questo diario è stato dovuto forse alla noia, forse per avere qualcosa da rileggere un giorno o forse perché i lavori davanti la mia casa - durati tutta l'estate- non mi avevano permesso nemmeno di sentire la televisione.

Mia madre è sempre stata eccitata per i nuovi arrivi, credo per il fatto che non abbia mai avuto amiche con cui uscire, ma io al contrario suo li ho sempre odiati. Dovevi essere gentile, disponibile, quando a me non importava nulla di farmi nuovi amici.

Sinceramente non ricordo nemmeno in che modo mia madre mi "convinse" a presentarmi alla loro porta con un piatto di lasagne in mano, un sorrisino cordiale e tanto di buone maniere nelle presentazioni. Fatto sta che mi ritrovai davanti a quella villetta che sapeva troppo di nuovo, con un piede che picchiava nervoso a terra aspettando che qualcuno, in quella casa, mi venisse ad aprire. Non ho mai fatto una cosa del genere in vita mia, mia madre sa essere molto persuasiva a volte.

Chi prendo in giro? Mi aveva minacciata di togliermi la paghetta.

Dall'apertura brusca della porta, uscì fuori un tizio alquanto strano. Rasta color miele parecchio vissuti, segno che non li acconciava da una vita, vestiti extra large, piercing al labro inferiore sinistro e sorrisino da idiota. Lo fissai incredula squadrandolo dalla testa ai piedi, quando improvvisamente mi scoppiò a ridere in faccia.

-Dovresti vedere la tua faccia!- ansimò tra le risate.

Mi ricomposi assumendo il sorrisino "cordiale" cucitomi a forza da mia madre prima di uscire, porgendogli il piatto tra le mani sperando di fare il più in fretta possibile.

-Avete ordinato da mangiare?- urlò all'interno della casa.

-Idiota. Questo ve lo ha fatto mia madre, a casa mia si ringrazia!- scoppiai alterata voltandomi, per raggiungere la mia casa.

-...Ed io nemmeno volevo venire. Ma ora mi sente quella!- borbottai mentre percorrevo il vialetto.

Mi bloccai di colpo quando sentii improvvisamente l'idiota ridere a crepapelle. Chi diavolo si credeva di essere?

Il mio paradiso un giorno.

Il mio inferno subito dopo.

-Ti faccio ridere, idiota?- lo sfidai andandogli incontro, facendolo tornare serio di colpo.

-No scusa, non volevo farti arrabbiare.- mormorò impacciato grattandosi la nuca.

-Sono Tom, piacere.- allungò verso di me la mano libera dal vassoio.

Tom.

Tre semplici lettere che ho urlato tante di quelle volte, che ormai non ricordo nemmeno più.

-Ecco, è così fanno le persone normali, si presentano, non prendono in giro i vicini. Io sono Helena.- risposi alla stretta di mano scocciata.

-Tom chi è alla porta?- urlò improvvisamente una donna dall'interno, avvicinandosi alla porta con un grembiule da cucina avvolto al corpicino minuto.

-Lei è Helena, è una nostra vicina e ci ha portato questo piatto per darci il benvenuto.-

-Oh ma che carina! Io sono Simone, entra pure cara così conosci anche Bill-

Sognarti non mi basta -Tom Kaulitz-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora