Si era voltato e aveva cambiato direzione, era convinto di scampare alla coppietta felice, le cose come le loro gli davano il mal di stomaco.
«Tom! Hey, Tom!»
Sapeva a chi apparteneva quella voce, col cavolo che si sarebbe girato. Tirò dritto.
La voce però non aveva la minima voglia di smettere di gridare, anzi, gridava con più enfasi. Solo uno scemo avrebbe potuto fingere di non aver sentito.
Si girò, a suo malgrado, ritrovandosi davanti un Simon tutto sorridente e un Bill contrariato, per una volta avevano la stessa idea: nessuno voleva l'altro tra i piedi. Chi per un motivo, chi per un altro.
«Hey amico» amico? Quello lì non era suo amico.
Credeva di esserlo? Sì, ma Simon era ingenuo. Lo era fin troppo, gli era bastato parlare con Tom una volta per classificarlo come conoscente stretto. Matto da legare.
«Io e Bill tavamo guardando i negozi in cerca di qualche regalo, perché non ti unisci a noi?»
La risposta era ovvia: no. E stava per inventarsi una scusa, potete crederci, ma qualcosa gli fece cambiare idea. Anzi, qualcuno.
Bill.
Bill aveva cambiato umore col suo arrivo e, in Tom, si era scatenata una improvvisa voglia di stuzzicarlo. Per cui in un nano secondo balenò un'altra risposta, che fece Saimon molto più felice.
«Mi piacerebbe molto» non era di certo una frase da Tom, ma Saimon non se ne sarebbe mai accorto.
Saimon portava conversazione nel gruppo: parlava della sua famiglia, dei tanti regali che doveva comprare e dei futuri capelli che aveva intenzione di fare. Tutte baggianate, cose futili che non interessavano agli altri due.
Tom aveva altro per la testa. Continuava a fissare Bill, e questo era diventato dello stesso colore dei tappeti natalizi sotto le loro scarpe. Abbinati alla perfezione.
«Ma quindi, voi due state insieme?» Tom voleva chiarezza e in più, era sicuro di mettere in imbarazzo il moro con quella domanda.
«Sì, stiamo insieme» rispose Saimon.
«Mm, ci stiamo frequentando» rispose, contemporaneamente, Bill.
Tom rideva sotto ai baffi. Non si aspettava tanta indecisione in quella coppia. Poteva indicarli come tale?
«Cioè sì, ma Saimon non me l'ha ancora chiesto ufficialmente» si corresse subito Bill, dopo la figuraccia appena fatta.
La verità? Gli piaceva Saimon perché gli dava tante attenzioni, ma non lo trovava attraente o il suo tipo. L'ultima cosa che voleva era una relazione seria con lui.
Saimon fu sollevato da quella risposta e lasciò un bacio sulla guancia di Bill, Tom rise. La faccia del moro appena ricevuto il bacio parlava da sola, e diceva: datemi un fazzoletto, devo pulirmi!
Tom fece altre domande ai due sul loro affetto, il tutto per mettere Bill in imbarazzo, Saimon del canto suo sembrava felicissimo nel rispondere.
Quest'ultimo trascinò infine i due in un negozio che vendeva merce per parrucchieri. C'erano tinte, parrucche, fermagli, di tutto e di più. Interessavano solo a lui quelle cose.
«Hey amore, vieni con me laggiù: ci sono le tinte semipermanenti» esclamò tutto felice Saimon rivolto a Bill.
«Oh, tranquillo. Ti aspetto qui, fai con calma» la verità era che non gliene fregava niente in quel momento, voleva solo liberarsi di lui per qualche secondo.
Saimon annuì e sparì dopo pochi secondi tra gli scaffali.
Finalmente un po' d'aria per Trümper, che era stato tutto il pomeriggio con il braccio di quel tipo intorno al suo collo. Aveva sudato sebbene ci fossero massimo 15 gradi all'esterno.
Una fitta si creò subito nella pancia di Bill, quando qualcosa urtò la sua mano. O meglio, qualcuno e di sicuro non la stava urtando.
Tom aveva afferrato la mano di Bill da dietro, e ora gliela stava accarezzando. Sapeva che quel gesto lo avrebbe fatto impazzire.
«T-t-tom cosa cazz-zo stai facendo?» Bill sperava così di farlo smettere, non voleva che il suo "nuovo fidanzato" tornasse e si trovasse ad assistere alla scena.
Ma non voleva neanche che finisse quel contatto.
Tom si avvicinò a Bill e soffiò contro il suo orecchio, provocandogli un brivido. Si avvicinò ancora di più e spostò dalla sua spalla una ciocca di capelli. Premette le labbra umide contro la pelle liscia del moro, nello spazio tra la clavicola e la spalla. E solo dopo questo contatto, lasciò una scia che salì su per il collo di Bill.
Era impregnato del suo odore adesso, c'erano su di lui piccoli segni impossibili da vedere delle labbra di Tom. Era come se lo avesse marchiato di un segno invisibile, ma indelebile.
«Tom smettila, per favore» ma Tom non la smetteva, oltre al divertimento c'era della volontà nelle sue azioni.
«Perché? Saimon non fa così con te?» sapeva anche lui la risposta, sapeva che era un no.
Sapeva che Saimon non lo eccitava in quel modo, sapeva che Saimon non gli faceva stringere lo stomaco, come sapeva che niente era vero tra di loro.
Bill aveva l'odore di sigarette, anche se lentamente stava svanendo. Però non neuseava. Anzi, a Tom piaceva. Annusare il moro per lui era come fumarsene una: il profumo che si impregnava nelle narici era lo stesso ed era in entrambi i casi piacevole.
L'altro aveva ripetuto altre volte a Tom di smettere, ma alla fine aveva ceduto. Non che fosse stata una cosa così difficile, però aveva finto un minimo di rabbia nei suoi confronti per quell'atteggiamento. Giusto per sembrare indifferente alla situazione.
In realtà ne era dentro fino al collo, perché ogni sua cellula ecclamava Kaulitz a gran voce.
Tom si staccò appena in tempo. Giusto il tempo di contare fino a dieci che il ragazzo di Bill riapparve. Non riapparve da solo, con lui c'erano almeno cinque o sei scatole di colorante per capelli.
«Hey amore! Guarda che bei colori ho trov-, Bill stai poco bene? Sei tutto rosso in viso» constatò il ragazzo dopo pochi secondi.
Tom si tratteneva a stento dal ridere.
«Sì? Sarà per il freddo. Anzi, andiamo a casa, fa decisamente troppo freddo qui» rispose l'altro cercando di mettere in piedi una motivazione credibile.
Certo Bill, sei il freddo si chiama Tom Kaulitz, allora stai proprio congelando.
Per sua fortuna era pieno dicembre. Tom continuava a trattenere una risata, era esilerante la scena vista dai suoi occhi.
Quando furono fuori dal negozio, Saimon diede una pacca sulla spalla del moro come saluto, questo ricambiò con un sorrisetto e tirando gli occhi al cielo. Bill fece solo un cenno col capo, faceva l'indifferente e a Tom questo piaceva.
Più Bill fingeva di resistergli, più lui voleva avvicinarsi. Ormai Kaulitz era una calamita e Bill si ritrovava ad essere un pezzo di ferro: poteva fingere quanto voleva, ma non riusciva a sfuggire a quei fottuti occhi marroni.
STAI LEGGENDO
Brown Eyes || Twincest.
Fanfiction«Nonostante le cose pazzesche che sono successe noi ci apparteniamo ancora - disse Tom guardando il ragazzo davanti a sè - non abbiamo mai smesso di farlo. Io sono tuo Bill, io apparterrò a te anche quando mi chiederai di smettere». Lo guardò, si gu...