16.

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I giorni seguenti furono un susseguirsi di controlli, flebo cambiate, medicine e purè liquido che avrei preferito non mangiare. 

Dopo la dichiarazione di Noah ero come in uno strano stato di estasi e felicità mista ad amore incondizionato e dolcezza arretrata. Ridevo continuamente e scambiavo battute con i dottori e le infermiere che si occupavano di me. 

Chey era venuta in camera con Ren dopo Noah il giorno in cui mi ero risvegliata e pure lei si era sciolta in lacrime e abbracci che avevo prontamente ricambiato. 

Anche se ero ancora malconcia e dolorante, non m'importava un granché; ora vedevo la vita da un altro punto di vista e potevo affermare con certezza e decisione che l'incidente che mi aveva portata lì era stata la cosa migliore che mi fosse capitata: i miei genitori erano tornati quelli di una volta, io ero tornata a sorridere grazie al ragazzo più formidabile che avessi mai conosciuto e pochi giorni dopo sarebbe stato Natale. Ero l'euforia fatta persona. 

"April, dolcezza, come stai oggi?" Tracy spuntò dall'entrata e sorrisi felice.

"Magnificamente, e tu?" rise anche con gli occhi e si avvicinò, dandomi un buffetto sulla guancia.

"Altrettanto ora, prima un po' meno" fece una smorfia "ho dovuto cambiare il catetere ad un povero vecchietto."

"Tracy!" la rimproverai ridacchiando.

"Mi fa tanta tenerezza, ma prova tu a cambiare un catetere e poi ne riparliamo!" terminò lei sorridendo divertita. 

"Allora, quel bel bocconcino è il tuo ragazzo?" mi guardò di sottecchi, controllando le suture. 

"Sì" risposi sospirando; ero proprio andata. 

"Lo sai che non si è mosso da qui finché non ti sei svegliata?" sospirò pure lei con fare teatrale "È proprio un bravo ragazzo" 

"Lo so" sorrisi dolcemente. "E mi ama, non posso crederci" dissi stringendo il bordo del lenzuolo, continuando a sorridere. 

"Credici eccome, dolcezza! E guai se te lo fai scappare!" mi puntò un dito contro. 

"Questo pomeriggio verrò dimessa, allora?" chiesi speranzosa. Lei annuì energicamente e mi accarezzò i capelli. 

"Mi mancherai, piccola" 

"Anche tu, grazie per tutto" mi fece l'occhiolino e uscì dalla stanza, promettendomi di venire a salutarmi. 

Mi voltai verso la finestra, ma i fiori sul comodino attirarono la mia attenzione; com'era possibile che uno come Noah Cooper si fosse innamorato di una come me? Avrebbe potuto avere di meglio e invece era rimasto due giorni interi qui, accanto a me, in attesa del mio risveglio. 

Mi chiesi quanto amore potesse provare una persona per un'altra, ma non mi seppi rispondere; il mio amore per Noah era infinito, indeterminabile, non si poteva calcolare con alcuna formula. Era come lo spazio, come le stelle. 

Ci sono circa sette miliardi di persone nel mondo e lui ha scelto me; una scelta azzardata, lo ammetto, ma non lo avrei fatto pentire per nulla al mondo ora che finalmente era mio.



Noah era al mio fianco e con cautela mi aiutò a sedermi sulla sedia a rotelle: per la prassi sarei dovuta uscire dall'ospedale sulla sedia a rotelle, sai che fortuna. 

"Stai bene?" mi chiese per l'ennesima volta. E per l'ennesima volta gli risposi che stavo bene, che non doveva preoccuparsi. Quando fui seduta, Chey mi spinse per i corridoi. Mi girai verso di lei e le sorrisi maleficamente.

Dimmi che mi vuoiWhere stories live. Discover now