CAPITOLO 10

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Era mezzanotte.

Le luci erano spente in tutta la casa  non si sentivano altri rumori al di fuori delle persone che russavano.

La televisione era spenta, il che vuol dire che anche mio fratello che era in divano stava dormendo.

Scesi le scale, quasi in punta dei piedi per non farmi sentire, e raggiunsi l'ingresso. Era il momento giusto per uscire.

Presi le chiavi appoggiate sopra al tavolo e le inserii nella serratura, tenendo la maniglia per non fare troppo rumore.

Il leggero venticello mi fece rabbrividire, ma in fondo stavo bene così, ero vestita quasi quanto uno sciatore professionista. E la cosa più bella era la libertà di essere finalmente fuori da quella casa e da quella famiglia.

Mi incamminai verso la via principale, Connor mi aveva detto di aspettarlo lì.

Quando lo avevo chiamato era sorpreso di sentirmi e, non appena gli dissi che volevo scappare, mi aveva semplicemente detto di farmi trovare all'inizio della via principale verso mezzanotte, e di restare sempre vicina ai lampioni per non correre rischi di incontrare qualcuno.

Arrivai di fronte ad un negozio di alimentari e vidi Connor in sella ad una moto che mi guardava; in testa aveva un caso ed era ancora vestito come il pomeriggio: un paio di jeans ed un giubbotto di pelle, stava davvero bene però era stupido a vestirsi così poco in inverno, io al posto suo avrei preso una polmonite come minimo.

Gli sorrisi e mi avvicinai a lui togliendogli il casco per potergli parlare faccia a faccia.

"Non sapevo che avessi una moto."

"Non è mia, me la sono fatta prestare da Luke." Mi spiegò, restando a cavalcioni del mezzo ma con i piedi ancorati a terra.

"Chi è Luke?" Chiesi mentre osservavo bene la moto, anche se era buio riuscivo benissimo a vedere gli adesivi che vi erano attaccati, dei fulmini argento intrecciati tra loro.

"Non penso che tu lo conosca, alla festa non ha parlato con te e in questi giorni non è venuto a scuola, comunque è il ragazzo di Stephanie." Annuii e ripensai a quella ragazza, che aveva la reputazione di essere una ragazza snob e odiosa, anche se a me era parsa simpatica.

"Tieni, mettiti il casco." Mi disse porgendomi l'altro casco che aveva tenuto dietro nel baule e rimettendosi il suo.

"Ma hai il patentino?"

"Sì, lo avevo fatto l'anno scorso ma mia mamma non poteva permettersi di comprarmi una moto, quindi a volte uso quella di Luke o di altri."

Cercai di infilarmi il casco ma al buio l'impresa era più difficile del previsto e finii col metterlo storto.

Connor si mise a ridere e dopo varie prese in giro me lo tolse delicatamente.

Dopo essermi messa il casco dalla parte rovescia lui si mise a ridere e me lo tolse delicatamente, cercando poi di rimettermelo.

"Sei proprio stupida, anche se in effetti con tutti questi ricci è difficile persino mettertelo!"

Risi e alla fine riuscii a mettermelo. Salii dietro di lui e lui partì, sfrecciando subito veloce.

Non ero mai stata in moto, all'inizio mi veniva da urlare per la velocità iniziale ma dopo poco iniziai ad abituarmi. L'aria mi sfrecciava intorno e Connor la tagliava, passandoci in mezzo.

Le luci dei negozi e delle poche case ancora sveglie correvano via veloci davanti a me. Era una sensazione stupenda.

"Tieniti su di me, non vorrei che cadessi e morissi."

Rimasi paralizzata, come dovevo tenermi? Strinsi leggermente il bordo del suo giubbotto.

"Non così, stupida." Mi prese le mani e se le mise intorno al suo petto, lo stavo praticamente abbracciando, e con la testa ero appoggiata alla sua schiena.

Continuai a guardare il paesaggio intorno a me, ma ora a catturare il mio interesse non erano gli alberi o gli edifici, era Connor, il suo corpo. Lo sentivo deglutire, respirare e se salivo con la mano potevo persino sentirgli battere il cuore.

"Ti porto sulla brutta strada, eh? Questa mattina siamo scappati da casa e ora stiamo andando in giro per la città di notte."

"Non so se sia una strada buona o cattiva, so che mi fa stare meglio della realtà."

Lui rimase zitto, forse stava pensando a cosa dire, oppure si stava semplicemente concentrando sulla strada, anche se non c'era molto traffico, sembrava che ci fossimo solo noi in quella strada illuminata da luci e lampioni.

"Anche questa è la realtà."

Risi, no quello era solo un sogno.

"No, nella realtà te nemmeno mi parli."

"Perché sono solo un coglione superficiale, e poi sei te quella che non dovrebbe parlarmi, ti ho trattata di merda... Eppure te continui a cercare di essermi amica, posso sapere il perché?

Un'automobile ci tagliò la strada e lui imprecò mandandoli a quel paese, per un attimo temetti di morire ma poi ringraziai tra me e me quel conducente, che fece dimenticare a Connor la domanda.

Per il resto del tragitto restammo in silenzio, non uno di quelli pesanti e soffocanti però, uno di serenità.

Alzai lo sguardo e vidi nel cielo tantissime stelle, loro erano già più statiche rispetto a tutto il resto intorno a me. Raggiungemmo un quartiere residenziale addobbato con tantissime luci di Natale, che a quell'ora brillavano come non mai, era un paesaggio stupendo.

Dopo pochi minuti Connor accostò, accanto ad una fermata dell'autobus che dava su un parco. Mi fece scendere e poi parcheggiò la moto accanto al portabici.

"Dove siamo?" Chiesi togliendomi il casco e passandoglielo, ma lui non rispose, si limitò semplicemente ad indicarmi degli alberi in lontananza.

"Sì, ho capito che ci sono alberi, vuoi per caso farmi vedere delle foglie?"

"Dato che sei una stronzetta terrai gli occhi chiusi. Oggi è anche una giornata perfetta per quello che ti voglio mostrare, sei proprio fortunata."  Si mise dietro di me e mi coprì gli occhi con la sua mano. Era così caldo al contrario mio che nonostante fossi vestita a cipolla ero gelida.

Portò il braccio libero intorno alla mia vita e poi iniziò a camminare, trascinandomi piano piano in quel parco, che ora come ora mi sembrava pi un bosco.

Sentivo le radici sotto ai piedi, l'aria più attenuata grazie agli alberi intorno a me e il respiro caldo di Connor sul mio collo. Mi faceva venire i brividi.

Camminammo lungo un prato finché lui, entusiasta, non mi fece aumentare il passo dicendomi che ormai eravamo quasi arrivati. Stando attento a non farmi inciampare, superammo gli ultimi alberi e poi lui si fermò.

"Sei pronta?" Chiese con un tono di voce nuovo, che non sentivo davvero da molto tempo, era felice e sincero.

"Sì."

Mi tolse la mano dagli occhi ed io Rimasi a bocca aperta, con gli occhi spalancati che cercavano di godersi il più possibile quel momento. Era il paradiso.

Il Mio Sogno Sei TuWhere stories live. Discover now