nel pub

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Lip si diresse in camera da letto, ansioso di approfittare del fatto di avere la stanza tutta per sé per una volta in modo da poter terminare una lettura di cui aveva molto bisogno, ma si fermò sui suoi passi quando notò dei movimenti in bagno con la coda dell'occhio. Fece un paio di passi indietro e osservò Ian che stava di fronte allo specchio, mettendosi del gel tra i capelli e sistemandoli in stile Pompadour.

"Dove stai andando alle dieci di giovedì sera?" chiese Lip, incrociando le braccia e appoggiandosi contro lo stipite della porta per rimirare stancamente il fratello minore. "Non hai scuola di mattina?"

"Non ti preoccupare, cazzo" disse Ian piattamente mentre esaminava il proprio riflesso.

Lip sospirò e scosse il capo. "Per quanto andrà avanti così tra di noi?"

"Quando la smetterai di essere uno stronzo, quindi...mai" disse Ian, fulminando apertamente il fratello attraverso lo specchio.

Lip fece un sorrisetto derisorio e ruotò gli occhi in aria per il commento infantile del fratello.

"Sei consapevole di aver compiuto diciassette anni qualche settimana fa, giusto?"

"Sì, ecco perché non devo spiegarti dove sto andando" disse Ian insipidamente prima di passare oltre Lip e lasciare il bagno.

"Hai addosso della colonia?" chiese Lip incredulo seguendo Ian in camera. "Cristo, non dirmi che stai uscendo per vedere Mickey. Credevo che quella roba fosse finita" osservò Ian che si bloccò prima di riprendersi in fretta.

"Te l'ho detto, non preoccuparti di dove cazzo sto andando"

Lip osservò Ian che si sedeva sul letto per mettersi le scarpe. "Lo sai che mi sto solo preoccupando per te, vero? Hai passato qualcosa di davvero fottutamente traumatico, Ian, e non sei stato lo stesso da quando sei tornato. So che stai passando un periodo di merda, e hai bisogno di qualcuno con cui parlare, prima che ti faccia esplodere la testa-"

"Sai perché non sono stato lo stesso, Lip, cazzo?" scattò Ian alzandosi. "Non perché sono stato rapito, o tenuto sotto tiro, o perché ho subito danni senza possibilità di riparazione. È perché mi sono fottutamente innamorato della peggior persona possibile della quale potevo innamorarmi, e come risultato il cuore mi è stato strappato dal petto. Ecco cosa cazzo c'è che non va in me. Ora, dimmi che te ne fotte ancora"

Lip rimase in silenzio, sbalordito, mentre Ian lo superava e lasciava la stanza.


Dopo aver finalmente superato il massiccio buttafuori (che lo aveva scocciato per vedere un documento d'identità appropriato, ma alla fine si era tirato indietro non appena Ian aveva detto esattamente perché era lì), entrò nel nebuloso, appariscente club, sentendosi estremamente fuori luogo con i suoi jeans e l'ingombrante cappotto invernale, considerando che chiunque altro sembrava essere mezzo nudo o sulla strada per spogliarsi.

Passando per il club e verso il piccolo ufficio nascosto nel retro, osservò alcuni ragazzi a caso che pomiciavano nelle cabine e si sfregavano l'uno contro l'altro, alcuni lanciarono perfino sensuali occhiate in direzione di Ian, invitandolo silenziosamente ad unirsi a loro.

Ian deglutì e si costrinse a guardare altrove, anche se una segreta parte di sé era tentata di perdersi semplicemente nei baci di qualcun altro per quella notte.

Finalmente riuscì a superare la folla sudata e chiassosa verso il piccolo ufficio e con riluttanza bussò alla porta, chiedendosi per la centesima volta se fosse poi una buona idea.

Lavorare come ballerino di un night-club non era esattamente qualcosa che si era mai immaginato di fare, specialmente a diciassette anni; ma, al momento, sembrava più o meno la sua unica buona opzione.

Ransom. || GallavichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora