Capitolo 9: "Dov'è mia figlia?"

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Ci dirigiamo verso la porta, dalla quale siamo entrate circa un quarto d'ora fa e poggio la mano sulla maniglia di metallo pronta per trascinarla giù ed uscire fuori di lì.

《Fermati.》mi blocca Elle.
《Cosa c'è?》le chiedo girandomi verso di lei.
《Guarda... si sta abbassando. C'è qualcuno lì fuori.》mi fa notare.

I ragazzi si girano di scatto verso di noi con aria un po' preoccupata.

《Presto! Nascondetevi in bagno. È l'unico posto dove forse non guarderanno.》si affretta a dirci Louis mentre Zayn ci indica la porta.

Cerchiamo di fare il prima possibile ma proprio nel momento in cui stiamo per entrare veniamo interrotte da una voce familiare.

《Elle!》

È la voce di mio padre. Cazzo. Come diamine ha fatto ad arrivare fin qui!?

El si gira abbassando gli occhi a terra.

《Salve signor Grey. Come va?》cerca di distrarlo nel modo più assurdo.
《Dov'è mia figlia!?》gli urla contro ed Elle sussulta per lo spavento.
《Si calmi signore.》interviene Niall poggiando una mano sulla spalla di mio padre.
《Io non mi calmo!》continua ad urlare.

Oddio. Vorrei morire. Come può essere così...così...così stronzo.

《Stia a sentire. Se non si calma e non la smette di urlare, sarò costretto a chiamare la sicurezza e mi creda, non sarà un bello spettacolo.》lo avverte Louis con tono incazzato.
《Non sei nessuno per farlo ragazzo.》lo schernisce mio padre.
《A beh... io veramente sono Louis Tomlinson degli One Direction... poi lei non so...faccia come vuole.》si difende divertito e prendendolo un po' in giro.

Inizialmente mio padre si pietrifica al suono di quelle parole che possono sembrare così strane ma, purtroppo per lui sono vere. Si riprende però, molto in fretta, concentrando di nuovo la sua attenzione sulla mia amica.

《Te lo richiedo El. Dov'è mia figlia?》chiede di nuovo ma con un tono di poco più calmo.
《Emh... ecco...》
《Sono qui.》annuncio a mio padre, spostandomi da dietro il corpo di Elle che mi nascondeva.

Faccio tre passi avanti, trovandomi faccia a faccia con l'uomo che mi ha reso la vita impossibile in questi ultimi anni. Non so cosa gli dirò ma so che questo è il momento giusto per affrontarlo una volta per tutte e dire schiettamente ciò che penso su di lui.

Vorrei dirgli che mi fa schifo, che non è un uomo di parola, perché se solo lo fosse stato, non ci troveremmo in questa situazione di merda, perché se solo lo fosse stato, io e lui saremmo ancora il padre e la figlia che passeggiavano lungo il lago ogni giorno dopo pranzo. E invece no! Siamo questa merda qui, che stiamo giorni interi nello stesso luogo, sotto lo stesso tetto, allo stesso tempo, con le stesse persone, a fare le stesse cose e non diciamo niente se non un "ciao" al mattino prima che lui vada al lavoro. E non dice niente se non cose del tipo "prendi un piatto" o "accendi la TV". Ordini. Solo ordini. Ed io, io non dico niente se non quando ho bisogno di soldi per scuola o per uscire con Elle. Mi sento in gabbia, non sono libera di fare ciò che voglio per il semplice motivo che, invece di parlare e cercare di risolvere una volta per tutte la situazione, lui ha deciso di vederla come una sorta di sfida. Ha cominciato una guerra che nessuno gli aveva detto di volere e adesso l'unica cosa che gli gira in quella testa da eremita che si ritrova, è cercare di vincere questa guerra. Non gli importa tutto quello che dovrà fare per vincerla o ciò che passerò io, lui vuole vincere e basta.

Prendo un respiro profondo per infondermi coraggio, prima di cominciare a parlare.

《Sai che c'è papà?》gli chiedo.

Hidden ||N.H.||Where stories live. Discover now