Capitolo 3

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Tutti i giorni che seguirono furono abbastanza ordinari, le solite cose insomma. Ma il problema si presentò sabato. Io, in questo istante, sono davanti al mio armadio per cercare qualcosa di 'femminile' da mettere. Mancano solo due ore ed io non ho fatto ancora nulla!
Non avevo né gonne né vestitini da indossare!
Mi buttai sul letto di faccia rilasciando un sospiro rumoroso. In quel momento mia madre aprì la porta.

"Non sei ancora pronta?"

Chiese lei incrociando le braccia al petto e battendo il piede per terra. Lo faceva sempre ed io lo odiavo.
Non mi diede il tempo di rispondere che se ne andò, ritornando poi con una gonna a balze blu scuro.

"Metti questa"

E se ne andò lasciandomi sola. Un'altro sospiro uscì dalla mia bocca. Perché dovevo andare anche io?

Andai a farmi una doccia portandomi i vestiti dentro.

***

Non stavo così male, anche se la gonna era troppo corta per i miei gusti, arrivava appena a metà coscia. Avevo dei collant sotto di essa ed una maglietta a maniche lunghe grigia.

"Andiamo, è già tardi"

Mio padre mi fece cenno di uscire ed io lo feci sedendomi in macchina, partimmo. Non andammo molto lontano. Ci fermammo davanti una villetta di colore azzurro chiaro con un grazioso giardino. Tutto nella norma... tranne il fatto che quella era la casa di Lee.

"Sai, c'è un motivo se ti ho fatta vestire così. I nostri amici hanno un figlio. Magari... che sia quello giusto?"

Loro non lo avevano mai incontrato. Nessuno dei miei amici aveva mai messo piede in casa mia. Mai. E loro di conseguenza non lo hanno mai conosciuto.

E poi... quello giusto? Non credo proprio. Lee era già fidanzato... con Frank. Ricordo ancora quando mi disse di essere gay, in seconda liceo. Sono stata la prima a cui lo disse.

"..."

Feci una risatina, davvero, non riuscivo a rimanere seria.

Scendiamo dall'auto e suoniamo il campanello dell'abitazione. Ci aprì la madre di Lee una donna bionda, magra, e dagli occhi grigi come l'argento.

Mi ricordavano qualcuno.

Insieme a suo marito, un uomo alto e dai lineamenti marcati. Capelli nero pece ed occhi azzurro cielo.

"Harriet! È da un pò che non ti fai vedere!"

Disse lei abbracciandomi per poi salutare in modo molto più formale i miei genitori.

"Hey, quindi siete voi gli 'ospiti misteriosi' di cui mi parlavano!"

Un Lee terribilmente formale mi saltò addosso abbracciandomi. I miei genitori mi guardavano con una scintilla negli occhi. Li ignorai.

"È una gonna quella?"

La indicò come fosse l'oggetto più prezioso al mondo. Annuii ridendo

"Harriet?!"

Una voce terribilmente familiare richiamò la mia attenzione verso una piccola rampa di scale per il piano superiore. Una figura di media statura e dai capelli neri stava ferma, immobile, fissandomi.

"Ho-Honey?"

Ero parecchio stordita, confusa e chissà che altro.

"Vi siete già conosciuti? Allora... lei è Honey, mia sorella"

Mi affogai con la mia stessa saliva. Ecco! Ora ero ancora più confusa.

***

"Che? Sono leggermente confusa"

"Sono stata a Londra da quando avevo dieci anni. Con mia zia. Poi dopo la chiusura della mia università ho deciso di tornare qui."

Sembrava assurdo. Ma sono sicura che è così. Lee non mi mentirebbe mai ed Honey non ha motivo per farlo.

"A tavola, è pronto!"

Sarebbe stata una serata lunga

***

Finito di mangiare andammo tutti e tre al piano di sopra per vedere un film in camera di Lee, che ora aveva un secondo letto.

"Io vado un secondo al bagno, torno subito"

Lui ci lasciò sole nella stanza. Ci guardammo. Solo in quel momento notai davvero il suo abbigliamento. Era vestita come mi vesto io di solito

"Perché sei vestita così?"

"Pensavo... di fare più buona impressione vestita così"

Lei passò una mano sul paio di jeans aderenti che indossava e sulla maglia nera e verde fluorescente.

"Davvero? Anche io pensavo la stessa cosa!"

Dissi io, scoppiamo in una risata. Mi sentivo felice, come quando sto con Lee. Deve essere genetico

"Hai salvato il mio numero?"

Chiese lei, io annuii sorridendo.

"Aspetta! Tu non hai ancora il mio, però"

Lei mi porse il suo cellulare, come per darmi l'autorizzazione a salvare il numero sul suo cellulare.
Io scrissi e mi salvai Harriet, per poi farle vedere il cellulare.

"Va bene così?"

Lei lo prese e cambiò il nome e mi fece vedere ciò che aveva scritto: Princess Harriet ♡

"Honey!"

Cercai di prendere il cellulare dalle sue mani ma lei ritirò il braccio, mi misi in ginocchio sul letto per cercare di prenderlo sporgendomi ma caddi su di lei. La guardai negli occhi, sembravano calamite... che ti attiravano magnetici. Osservi bene il suo viso, le labbra perfette, il naso magnificamente proporzionato al volto.

Mi avvicinai al suo volto. Poggiai le mie labbra sulle sue, erano dolci anche più di ciò sembravano. Lei ricambió facendo in modo che le nostre labbra si avvicinarono ancora di più. La sua lingua sfiorò il mio labbro inferiore, schiusi le labbra lasciando che lei approfondisse il bacio. Le nostre labbra combaciavano. Lei mi prese per i fianchi attirandomi a lei, quando la porta si aprì.

MACCHIA DI CAFFÈ ~lesbianWhere stories live. Discover now