2. Il bambino misterioso

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Arrivammo, come disse mia mamma, nel "presente" cioè nel futuro.
Scendendo dalla macchina del tempo, mi accorsi di una casetta abbandonata.
<<Nikky, dammi una mano a prendere i tuoi giocattoli>> mi chiese la mamma.
<<Subito!>>
La raggiunsi chiedendole dove fosse papà.
<<Arriva subito!>>
Prendemmo tutto quello che c'era nella macchina. Subito dopo fummo in casa.
<<Mamma, questa è la nostra casa?>>
<<Sì, tesoro!>>
La casa era enorme, più grande di quella di Riccardo; avevo una camera più grande di una sala da pranzo, con quatro armadi per ogni stagione, un letto matrimoniale, una libreria e un tavolo. La casa aveva: una cucina grande 5 camere, un salone (tipo quello delle principesse); tre camere da letto con il bagno; due grandi bagni larghi; una biblioteca e una sala di musica; infine un giardino che conteneva 110 acri.
Ma ad abitare nella "casa" non c'eravamo solo noi, c'era anche la servitù.
In poche parole io ero trattata come una principessa.
La villa l'hanno costruita i miei nonni paterni e infine i miei. I miei genitori erano degli scienziati e lavorarono per la "El Dorado".
La mia mamma aveva i capelli dorati con gli occhi azzurri, ma i capelli li coprivano. Invece il mio papà aveva i capelli blu sul nero e gli occhi verdi come lo smeraldo.
Io invece non assomiglio a nessuno dei due: ho i capelli castani che all'epoca tenevo legati in due codini bassi, e ho degli occhi grandi e marroni con le ciglia lunghe.
La servitù, vedendomi, rimase a bocca aperta, facendomi mille complimenti dicendomi:
<<Signorina lei è veramente dolce!>>
<<Ma che bambina vivace abbiamo qua!>>.

I giorni passarono e stavo per compiere sei anni, il nove luglio si avvicinava sempre di più; ogni giorno i miei dicevano che diventavo sempre più grande e sempre più bella.
Mi svegliai tutta felice, il sole spelendeva, il cielo era limpido, l'erba era verde.
Io stavo ancora sotto alle coperte con il mio peluche: un gatto dagli occhi grandi.
All'improvviso, nel giorno del mio compleanno, bussarono alla porta.
<<Buongiorno signorina, le do una mano per vestirsi>>
Io scesi dal letto.
<<Grazie Grenny!>> risposi.
Prese una gonnellina e una camicetta, un paio di calzini e delle balerine.
Mi vestii, poi lei mi legò i capelli in due treccine.
<<Ecco fatto signorina! Ora venga giù a fare colazione!>>
Scesi dalle scale, Grenny mi fece sedere sulla sedia nel salone.
<<Ecco a lei il suo Latte!>>
Con aria triste la ringraziai.
<<Cos'ha signorina?>>
<<Scusa Grenny, ma dove sono mamma e papà?>> le chiesi.
<<Non si preoccupi, arriveranno presto!>>
Quindi feci colazione e mi recai in giardino per inseguire delle farfalle.
Ad un certo punto suonarono al portone di casa. Grenny andò ad aprire, ma non c'era nessuno. Allora mi avvicinai verso il portone.
Davanti a me vi fù un uomo a me sconosciuto.
<<Chi è lei?>> chiesi senza paura.
<<Ciao, sei tu Nikky?>>
<<Si, ma lei chi è?>>
<<Io sono un amico del papà, tanti auguri!>>
<<Grazie mille, se lei cerca il mio papà, bhe lui non c'è!>>
<<Lo so, ma io cercavo te!>>
Era un signore con un mantello bianco e la barba, non lo avevo mai visto, neanche quando il papà faceva le riunioni a casa.
Lo strano signore mi diede un pacchetto.
<<Tieni! È per te!>>
<<Cos'è?>>
<<È un regalo per te, per il tuo compleanno!>>
<<La ringrazio tanto!>>
Aprì il pacchetto: c'era un braccialetto, ma non uno qualsiasi; era, come disse lui, un braccialetto del tempo.
<<Andiamo a fare due passi!>> propose.
Non seppi il motivo, ma in sua compagnia mi sentì al sicuro.
Uscimmo dal cancello e mi portò davanti alla casa che avevo visto qualche tempo prima, poi lui si scoprì il viso.
<<Ma lei non ha la barba!>> indicai con il mio ditino verso il viso.
<<Ora ti vorrei parlare!>>
<<Okay!>> ci sedemmo sulla panchina.
<<Sai, io ho un figlio, si chiama Fey, l'ho abbandonato in quella casa la giù! - e me la indicò - Io ti chiedo se ti andasse di fare amicizia con lui, ti prego!>>
<<Perché non può farlo lei?>>
<<È complicato!>>.
<<Okay! Mi ha convinto, lo farò!>>.
<<Sul serio?>>.
<<Si e poi perchè io starei sempre a casa ad annoiarmi!>>
<<Ti ringrazio immensamente!>>
Poi lui mi riportò a casa, la mamma e il papà mi abbracciarono e mi fecero gli auguri.
Mi diedero in mano un regalo: una collanina.
Poi chiesi a Piter, il maggiordomo, di accompagnarmi in quella casa abbandonata.
Più tardi andammo.
<<Aspettami qua, io vado dentro!>>
<<Ma signorina...>>
<<Niente ma, non ti preoccupare!>> gli sorrisi.
Lui si convinse ed io entrai.
Urlai il nome di Fey, una porta si aprì.
<<Papà, sei tu?>>
Lui mi guardò dalla testa ai piedi.
<<E tu chi sei?>> mi chiese.
<<Io sono Nikky e voglio essere tua amica!>>, gli diedi la mano.
<<No! Non voglio! Io aspetto il mio papà! Sai, lui mi ha regalato questo peluche!>>
<<Bello!>> gli dissi sorridendo.
<<Non vuoi giocare con me a calcio Fey?>>
<<Hey, come fai a sapere il mio nome?>>
<<Emm... Perchè... Hai la faccia da Fey, ma questo non c'entra!! Lo so che aspetti il tuo papà, ma intanto ti va di giocare a calcio con me?>>
<<A calcio?>>
<<Si, ti va?>>
<<Okay, accetto>>
<<Yee>>
Quindi giocammo insieme. Ci passavamo la palla e ci scartavamo a vicenda.
Poi lo invitai a festeggiare il mio compleanno, lui annuì e finimmo per stare casa mia.
Gli offrì una fetta di torta.
<<Per me?>> domandò stupito.
<<Si, sai oggi è il mio compleanno e adesso vorrei che tu lo festeggiassi con me!>>
<<Allora auguri!>>
E ci ingoffammo di torta.

Inazuma Eleven Go: La Storia di NikkyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora