Flashfic

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Consiglio l'ascolto del brano "nuvole bianche " di Ludovico Einaudi durante la lettura.


Venne svegliato da una folata di vento.
Si passò una mano sulla fronte e fece scivolare le sue dita affusolate piene di anelli fra i suoi mille ricci castani, madidi di sudore. Si accorse solo in quel momento della sua nudità: dalle parti intime in giù era coperto solamente da un leggero lenzuolo bianco. Si passò un dito sulle labbra gonfie mentre un sorriso le increspava con leggiadria e mille immagini prendevano vita nella sua mente, un segno violaceo proprio sopra la zona pubica come conferma di ciò che aveva appena ricordato.
La finestra era aperta e un gelido venticello muoveva leggiadramente le tende della camera, mentre note di pianoforte giungevano dal salone fino alle sue orecchie. Sorrise, leccandosi le labbra, mentre si fece spazio nella sua mente la consapevolezza che le dita che in quel momento stavano accarezzando i vari tasti dello strumento qualche ora prima vagavano con la stessa delicatezza sul suo corpo.
Bianco Bianco Nero Bianco Nero Bianco Bianco Nero.
Si alzò, cercando nel buio della camera i suoi boxer finiti chissà dove e, mentre si vestiva dell'indumento, l'occhio gli cadde sul'orologio digitale, che segnava le quattro del mattino. Si diresse verso il salone dove avevano deciso di posizionare il pianoforte nero: la stanza dallo stile moderno era solamente illuminata dalla luce che proveniva dall'enorme vetrata da cui si poteva osservare uno scorcio suggestivo della Grande Mela, la città che non riposa mai. Anche il suo corpo nudo era illuminato da quella fievole luce, l'intimità coperta da un paio di boxer. Dalla sua posizione poteva vedere la sua schiena, i muscoli che si muovevano ad ogni nota creando incantevoli giochi di luce. Suonava con forza quel brano dall'andatura veloce, ogni tanto piegava il busto leggermente in avanti o lasciava andare la testa all'indietro. Sentiva ogni singola nota, pareva quasi che queste gli scorressero nelle vene e avide di farsi sentire muovessero le sue dita. Ad un tratto il ritmo si fece più intenso, le dita premevano quasi meccanicamente i tasti, la schiena era inarcata in avanti e tutta la sua attenzione era dedicata a quella melodia malinconica, o forse no. Parlava forse di rimpianti, di amori passati e amicizie perdute, parlava di paure celate dall'orgoglio, di notti passate insonni e di lacrime versate. Ma anche di speranza, di tempi felici e di amore. Le sue dita continuavano a muoversi abilmente sui tasti, alcune note venivano suonate con più forza, altre con delicatezza, come se due parti di sé stesso stessero lottando per avere la meglio l'una sull'altra.
Bianco nero Bianco Bianco Nero.
Il ritmo rallentò e le pause fra le note iniziarono ad essere più frequenti, le sue spalle iniziarono a rilassarsi impercettibilmente, fin quando le dita cessarono di muoversi. L'ultima nota venne suonata e di quella melodia ne rimase solamente un sordo eco fra le mura dell'appartamento.
Spalle rilassate, mani abbandonate sulle ginocchia e sguardo fisso su quei tasti che tanto riflettevano i suoi pensieri.
Fu allora che Harry decise di avvicinarsi a Louis.
Passò una mano fra i suoi capelli castani per farla poi scivolare sulla schiena, accarezzandola appena. Lo sguardo glaciale di Louis non si era mosso di un centimetro, una mano si stringeva ritmicamente attorno ad un ginocchio, come in preda ad un attacco di panico, ed a quel punto Harry decise di sedersi accanto a lui e di appoggiare la testa sulla sua spalla, iniziando anch'egli a contemplare i tasti dello strumento.
Dopo svariati minuti di silenzio interrotto solo dai loro respiri, Harry intrecciò una mano con quella di Louis.
"Ti va di parlarmene?" chiese solamente, e il pianista si girò verso di lui, facendolo così spostare dalla sua spalla. Piantò quel suo sguardo freddo in quello verde del più piccolo come se stesse cercando nel profondo di quelle iridi verdi una risposta, ma poi abbassò lo sguardo e scosse lievemente la testa in senso di negazione, prima di attirarlo a se per baciarlo. Lo fece sedere sulle sue gambe mentre con la lingua tracciava il contorno delle sue labbra, poi si alzò e senza staccare un attimo le labbra da quelle del riccio lo condusse nella camera da letto.
Harry non si lamentò, perché in fondo sapeva che Louis era così.
In lui convivevano Angelo e Diavolo.
E forse quel ragazzo sarebbe sempre rimasto un fottuto mistero per lui.
Ma era anche per questo che lo amava.


Note autrice:
Eccoci qua!
Non saprei proprio cosa dire... Tutto ciò è nato da uno dei miei viaggi mentali e sono veramente felice di essere riuscita a buttar giù qualche riga e renderla pubblica.
Se state cercando di dare un senso a ciò che avete appena letto, be' non ho la più pallida idea di come aiutarvi.
Spero che comunque possa piacervi, se vi va fatemelo sapere con qualche stellina o recensione, ve ne sarei molto grata!
Mi sento in dovere di spiegare il perché ho scelto questo titolo.
La parola Saudade è la settima parola al mondo più difficile da tradurre. In brasiliano viene utilizzata per descrivere una forma di malinconia, un sentimento vicino alla nostalgia. La saudade è una specie di ricordo nostalgico,accompagnato da un desiderio di riviverlo. Spesso tale termine viene utilizzato per esprimere la "malinconia per qualcosa che non si è vissuto" o "nostalgia del futuro".  (Fonte: Wikipedia)
Ho appunto scelto la parola Saudade perché rispecchia tutto ciò che Louis prova mentre suona.

Per qualsiasi chiarimento mi potete trovare su Twitter @/BesjdeLou  e anche su Instagram @/bananharreh .

Ringrazio la mia migliore amica alpignano  per aver letto in anteprima e aver corretto questa flashfic, per avermi sopportata durante il parto che è stata questa idea e per essere ciò che è.
Ringrazio Wikipedia per essere sempre presente nei momenti di bisogno.
Ringrazio inoltre Ludovico Einaudi per tutte le sue fantastiche composizioni che mi hanno accompagnato durante la stesura. :')

Ah, e naturalmente grazie anche a te che stai leggendo :*

Un bacio,

Gaia

Saudade  •{l.s}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora