19. Hello Kitty e la veritá.

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"Scusi, non risponde? Ha circa venti chiamate perse da 'scaricatrice di porto'."

Le goti di Harry arrossirono nel sentire il dottore pronunciare il nome con cui aveva precedentemente salvato Briana in rubrica, e irresistibile fu la tentazione di mordicchiarsi il labbro per non scoppiare a ridere.

"Non credo sia importante."

Accompagnò quell'affermazione con una lieve scrollata di spalle, sminuendo la questione desideroso solo di memorizzare il suono del battito di suoi figlio, che in quel momento riempiva la stanza soffusa.
Sarebbe stato bello poterla inserire come suoneria delle chiamate, magari al posto della sigla di Hello Kitty, insomma iniziava davvero a stancare.
Sopratutto in quel momento che, incessante, strepitava al di sopra della scrivania inducendo il dottore a lanciarvi occhiatacce, sperando invano di farla cessare.

"Okay, potrebbe passarmelo?"

Niall non aspettava altro, difatti, dopo neanche due secondi, giá stava porgendo il cellulare ad Harry sollevato.

"Harry, non riattaccare è per Louis!"

Ed era esattamenete quello che stava per fare, col pollice a sfiorare l'icona rossa del display e una smorfia scocciata sul volto. Eppure... quel nome bastò a distoglierlo dall'intento.

"Ha ricevuto una lettera, e adesso è impazzito... mi sta rovinando casa!"

Come a dimostrare la sua affermazione, una serie di boati faceva da sottofondo a quelle parole frettolose, dunque l'unica cosa che Harry riuscì a dire fu: "Sto arrivando."

Non passò molto da quella premessa prima che Harry, seppure con una scarpa mancante e del gel fresco ancora depositato sullo stomaco, giunse nell'abitazione che pareva essere stata travolta da una serie di catastrofi naturali:
Scaglie di vetro erano sparse sul pavimento, unendosi così all'ammasso di detriti presumibilmente appartenenti ad altri oggetti a cui il riccio doveva fare attenzione per non tagliarsi.
E poi lo vide.

Il piccolo corpicino tremante era rannicchiato in una posizione fetale, con le gambe premute al petto e il viso appoggiato su di esse, in una posizione che ricordava vagamente la visione recente di suo figlio.

A quel punto neanche la figura stizzita di Briana gli impedì di raggiungerlo e cingergli la vita, premendolo contro di se per tranquillizzarlo.
Non allentò la presa neanche mentre lo sentiva dimenarsi con malcelata disperazione tra le sue braccia, singhiozzando addirittura per poi abbandonarsi e versare tutta la sua disperazione attraverso copiose lacrime sulla sua spalla.

"Se ne è andato, Harry. M..mi ha lasciato solo."

Fuarfugliò, sussultando di poco non appena il riccio gli sollevò il mento col pollice, assicurandosi il contatto visivo e sistemandoselo meglio sulle proprie gambe.

"No Louis, non sei solo. Lui ci sarà sempre qui..."

E così dicendo la mano scivolò sul petto, sfiorando lo stesso punto in cui il cuore batteva frenetico a causa della rabbia.

"Inoltre hai me, okay?"

Louis non riuscì a fare altro se non seppellire il viso nell'incavo del collo del minore, calmandosi di conseguenza e aggrappandosi a lui come se fosse un ancora:
Quell'ancora che gli impediva di dispendersi nell'oceano, nome con cui era solito definire la disperazione fin troppe volte repressa.

"Dunque, non vorrei rovinare il momento ma.. Harry? Stai sanguinando e non poco."

"Saranno le scheggie, tranquilla."

Borbottò Harry a Briana, irritato dall'interruzione.
Ma la ragazza, al contrario, parve alterarsi sempre di più, forse preoccupata per il destino del suo pavimento prezioso.
Al che, Harry, decise di abbassare lo sguardo, e l'ossiggeno parve essere assorbito dalla preoccupazione costringendolo ad annaspare con difficoltá.
Effettivamente una pozza di sangue si stava ampliando al di sotto delle gambe, e il suo pensiero corse rapidamente al bambino.

"Cristo Harry!"

Sbottò Louis, ritraendosi dalla stretta e cercando di sollevare il corpo ormai pallido del ragazzo.

"Io.. davvero sto benissimo."

Harry, inconsapevolmente, stava incespicando impacciato contro il muro, con gli occhi sgranati dalla paura e terribili pensieri che gli affollavano la mente.
Non doveva saperlo, non dopo la perdita così recente del padre.

Ma Louis decise di agire prima, raccogliendolo tra le braccia per portarlo in auto.

"Scusa Lou, davvero."

Harry non ripeteva altro, come un mantra terribilmente tetro a cui Louis non faceva  che lanciargli occhiate confuse, domandandosi il perchè di quelle parole.
Fu solo quando dei paramedici adagiarono un Harry agitato sul lettino che "Louis, aspetto il tuo bambino." capì.

pink ; larry mpregDove le storie prendono vita. Scoprilo ora