L'inizio

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Gli alunni sono cambiati e noi dobbiamo stare al passo. Dobbiamo modellarci in base a loro, anche se non è facile, perché ci viene richiesta una grande dose di elasticità.

La stessa elasticità che ho dovuto avere dopo la maturità, quando decisi di iscrivermi a scienze della comunicazione.

Bisognava fare un test d'ingresso. Prendevano 50 iscritti.

Arrivai 53esima.

Nessuno rinunciò.

La solita fortuna che mi contraddistingue!

Per giorni, seduta su una panchina di fronte all'università, scrutai il cielo in cerca di un qualche auspicio che potesse venire in mio aiuto. Ma anche gli dei mi erano ostili!

Non arrivando alcun segnale mi improvvisai augure e feci dei calcoli personalissimi che mi portarono a iscrivermi a lettere.

Avrei fatto gli esami in comune con scienze della comunicazione per poi ritentare il test.

Peccato che gli esami in comune fossero 2 su 40... Che mente acuta! Che grandi capacità tattiche!

Ovviamente non abbandonai la facoltà di lettere, e chi me lo faceva fare? Alla fine mi appassionai anche... Oddio non esageriamo... Diciamo che soprattutto mi appassionai a certe panchine comode che c'erano nel giardino dell'università. Sì dai insomma, non ero un'alunna modello...

Quando lo dico ai miei allievi non mi credono mai.

Loro immaginano sempre i prof come dei secchioni un po' sfigati che sanno tutto e portano occhialoni spessi come due fondi di bottiglia, ma non è così... O quasi. In realtà portavo occhiali spessi e un po'sfigata nell'animo lo ero, però i miei compagni di università notarono in me grandi caratteristiche che mi fecero meritare il meraviglioso sprannome di cazzara.

Ai tempi della specialistica nacque anche Il club dei cazzari, io ovviamente ne ero a capo e nominavo a mio piacimento segretari, sottosegretari e membri. La nostra sede era il giardino dell'università, che di fatto era il luogo che frequentavo di più.

Dopo essermi fatta questa bella pubblicità conviene che arrivi al punto anche perché andare avanti con questo andazzo a occhio e croce mi fa pensare che non mi porterà a molto di buono.

Il nocciolo della questione è che mi ritrovai a fare ciò per cui ero veramente portata un po' per caso, o forse no...

Tutto procedeva alla grande, pur non essendo una secchiona facevo tutti gli esami nei tempi giusti e riuscivo anche a lavoricchiare per mantenermi e non chiedere troppi soldi ai miei genitori.

Un bel mattino ricevetti una telefonata, mi chiamavano da una scuola elementare chiedendomi se ero libera per una supplenza che sarebbe cominciata il giorno stesso. Ho il diploma sociopsicopedagogico e grazie a questo posso insegnare alle elementari e fu quel giorno che cominciò la mia prima esperienza di insegnamento.

Dovete sapere che proprio in quei giorni mi erano venuti a trovare i miei nonni calabresi e mio nonno ottantenne, quella malaugurata mattina, aveva deciso di fare una bella passeggiata tra le vie di Novara.

Peccato che si fosse perso!

Immaginatevi la situazione distesa che stavo vivendo: in casa gente che correva agitata di qua e di là scontrandosi con qualunque oggetto gli capitasse tra i piedi e la segretaria al telefono che non mi dava tregua.

«Signorina Frangelli è libera per una supplenza?»

«Una supplenza? Ma dove?»

«Ma come dove? Alle elementari per una settimana!»

Ma chi è questa? Avrà sbagliato numero! Io non sono un'insegnante, sono una cazzara e ho altro a cui pensare, qui c'è un nonno disperso!

«Signorina allora accetta?»

«Mi scusi segretaria ma ho un piccolo problema, so che le sembrerà assurdo, ma ho perso mio nonno e sono agitata, non riesco a prendere decisioni.»

«Ma signorina! Io ho bisogno di nominare.»

Ma sono impazzita? Ma cosa sto raccontando alla segretaria? Non è mica la mia psicologa o la mia amica del cuore! E in più lei mi dà retta?

Accetto o non accetto? Mio nonno chi lo salva? Accetto o non accetto? Mio nonno dov'è andato? Accetto o non accetto?

«Accetto grazie, prego, scusi» Si va bhé mancava che dicessi tornerò ed eravamo apposto.

«Bene, l'aspettiamo alle 10.30. Il suo orario terminerà alle 16.30. A dopo! »

Giusto il tempo di mettere giù la cornetta per andare nello smarrimento più totale ed assoluto.

Cooooooosa? Ho accettato??? Ma ho accettato precisamente di fare cosa? Dove? Come? Quando? A che ora? Perché?

E il povero nonno???

Ok devo stare calma.

Non so bene cosa fare e come comportarmi con dei ragazzini, ma devo stare calma.

Mio nonno è in buone mani.

Anche i ragazzini. No, sto facendo confusione! Nelle mani di chi?

O mio Dio! Come possono affidare dei bambini a una che si perde il nonno? E adesso cosa faccio?

Panico totale!

Bene, dopo aver bevuto 200 tazze di camomilla mezza rintronata e assopita dall'effetto mi apprestavo ad andare a scuola per la mia prima supplenza mentre cominciavo a farmela addosso in tutti i sensi: dalla paura e dalla camomilla.

Così incominciò la mia avventura.

...Sì, mio nonno lo ritrovammo.

Storie di classeWhere stories live. Discover now