20Novembre.

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Mattia
Quattro cazzo di lunghissimi giorni senza vederla, senza sentirla.
In questi giorni ho cercato di immaginarmi e di ricordarmi come cambiasse il colore dei suoi occhi quando mi guarda. Stupendo. Una cosa che non si può spiegare.
Mi è sembrato di avere le sue mani sulle mie costole una notte di queste.
Incredibile. Una cosa che non si può spiegare.
Ieri mi ha scritto un freddo "Dobbiamo sistemare la canzone"
Io le ho risposto subito, tipo Fido. "Domani mattina salgo"
Ha visualizzato, e stop. Io in fibrillazione da quel visualizzato, ancora non riesco a calmarmi. Ancora non riesco a capacitarmi di rivederla, sono così cretino che me lo dico da solo. Me sembra d'essere tornato ragazzetto.
Non so come sará rivedendoci, come sarà toccarsi di nuovo, anche solo sfiorarsi.
Chissà se avrà pensato alle mie parole, se le hanno fatto effetto oppure se ne è sbattuta come penso.
So solo che io ho davanti agli occhi solo lei, e non me ne libero.
Le ho mandato la buonanotte ieri sera, come un fidanzato rompipalle, senza palle, noioso, semplice.
Non mi ha risposto, ha visualizzato di nuovo.

Emma
A Milano piove, interrottamente, stanotte è stato assurdo, lampi, tuoni.
Avrei voluto tanto rispondergli stanotte, mentre ad occhi spalancati per la paura non riuscivo a dormire.
Che senso ha avuto non rispondergli per cercare di continuare a prendere le distanze, se non me lo tolgo dalla mente.
Sono comunque irritata, incazzata, con lui, per quelle parole, che se mi tappo le orecchie sento ugualmente. Me le ha stampate in testa, ma non le ha ripetute. Me le ha dette ma non sicuro, lo stronzo.
Che stronzo.
Ma poi alla fine non è neanche colpa sua.
A che ore arriverà lo stronzo?
Ho deciso, lo vedo e gli do dello stronzo, almeno mi libero, poi lo prendo a cazzotti, per sfogarmi e poi gli urlo in faccia, che è uno stronzo. Così fino a che non inizierò a ridere.
Perché tanto riderò, e forse anche lui, di me.
L'ansia mi divora, ha detto che arrivava oggi, ma non sa neanche dove sono. Stronzo.
Chissà dove mi cercherà. Neanche un messaggio per sapere dove ci incontriamo. Proprio stronzo.
Non ce la faccio più, lo devo vedere. Non so cosa dirgli, non so cosa mi dirà, è odio profondo.
Ha detto che mi ama, me l'ha detto piano, confuso.
Io una certezza ce l'ho. Lo odio.

Mattia
A Roma il sole splendeva, più mi avvicino a Milano più il cielo si fa scuro, e ho una paura tremenda dei treni ad alta velocità, tutto questo non aiuta la mia ansia.
Il controllore mi chiede il biglietto. Che lavoro di merda deve essere a controllare persone di cui non ci si fida.
Però magari, ha una famiglia che lo aspetta a casa. Io? Che vita strana la mia.
<<Bellegrandi Mattia, grazie signore>>
Cristo! Signore. Gli sembro un signore? Sto impazzendo, mi da fastidio persino lo stridio del treno.
MILANO anche il cartello della stazione mi da altamente sulle palle.
Piove piano, ma le nuvole sembra che stiano tremando, e l'aria è calda. Fra poco scenderà il diluvio universale. E non ho neanche preso un hotel.
Sblocco il telefono, e sotto la tettoia della stazione incappucciato digito il numero di Emma che so a memoria.
"Patetico" mi rimbomba in testa Briga.
Mattia si mette le mani nei capelli, invece.
Sono incasinato da morire, e ne sono consapevole .
<<Pronto>>
<<Oh>> mi esce secco
<<oh cosa?>>
<<Nel senso, dove sei?>>
<<A casa mia>>
<<Posso raggiungerti?>>
Un attimo di silenzio e poi un debole si che mi scioglie i polmoni e il groppo in gola.
I taxi sfrecciano sulle strade bagnate, salgo su uno, e mi annoio per dieci minuti, ascoltando una partita pallosa di un taxista altrettanto palloso.
Quando scendo l'aria calda che sembra arrivare dall'asfalto si mescola con l'odore della pioggia.
Casa di Emma.
Suono il campanello.
Non ho tempo di guardare la casa, le sue cose, sono troppo impegnato a godermi questa donna. Quanto mi è mancata.
Sapere che so quale è il profumo della sua pelle e non quello che si sente quando a una persona passi distrattamente accanto, mi manda in estasi, ma non è tempo di avvicinarsi.
Ci guardiamo da lontano.
Io sulla porta, lei come se volesse scappare dalla stanza. È quasi attaccata al muro.
<<Bella>> faccio guardando lei negli occhi interrottamente mentre faccio un gesto col braccio indicando la casa.
<<Grazie>> continua lei a guardarmi negli occhi,
anche loro non si lasciano un minuto.
<<Prego, vieni<> fa lei tirandosi i capelli indietro.
Ha una maglia larga e un paio di pantaloni di jeans, che ricordo di averle già visto
A quel prego mi rimbalza il cuore. Che cazzo di situazione di merda è questa?
<<Finisco di fare il lavastoviglie e andiamo, se vuoi accomodati>>
Ancora più scioccato da quel "accomodati" mi guardo intorno mentre lei sparisce in cucina.
Ero già stato qui, la casa bianca da senso di sicurezza, ma la tensione tra noi è talmente tanta che non riesco a stare fermo.

Emma
È entrato in casa mia, come se gli appartenesse, come se non fosse solo più mia, è entrato ed è di la che gira per la casa. Mi spaventa, mi rassicura. Fanculo la lavastoviglie, le do un colpo e parte.
Mi stropiccio le mani sopra i jeans, faccio un respiro forte e vado di la.
Lui è nel corridoio, a guardare le mie foto da piccola, quelle con Tina, quelle con i miei genitori. E mi sento sotto osservazione, forse non mi ha sentita, sorride guardando una foto, che deve essere quella in cui sono vestita per carnevale da coccinella.
Poi stringe la bocca, per non ridere, e si volta, sorpreso che sia li, il sorriso gli muore in volto. Non mi aveva vista.
<<Prendo le mie cose e andiamo>>
<<Si>> fa soprappensiero, poi continua <<Possiamo fermarci ad un hotel qui vicino? Non ho prenotato niente, o dormirò sotto un ponte>>
I pensieri mi si aggrovigliano tra loro. Tina non ci sarà per qualche giorno, posso dargli la camera quella in fondo.
Non posso certo far finta di niente e fargli prenotare un hotel.
<<Bhe puoi rimanere qui>> sgrano gli occhi anche io dalla frase che mi è appena uscita.

Al sorgere del giorno, nel giro di un istante. [[Mattia e Emma]]Where stories live. Discover now