Irruzioni inaspettate

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Non potevo credere di averlo fatto. Non potevo credere di essere in quella situazione. Io, sdraiata con le mani sul petto di Gennaro Raia, con le labbra premute sulle sue. Cos'era successo? Mi sembrava passato un battito di ciglia. 

Mi staccai di colpo e, senza dire una parola, scappai via. Non presi né il cappotto né la borsa. 

Mentre correvo sentivo le lacrime ghiacciarsi sulla mia pelle, e vedevo sfocato, ma non volevo fermarmi.

Non smisi di correre finché non fui nel mio appartamento, chiusi la porta violentemente e finalmente respirai. Uno, due, tre respiri profondi. Quando fui calma, mi appoggiai con la schiena sulla porta, e scivolai fino ad essere seduta per terra. 

Ero infreddolita per la corsa senza cappotto, affaticata e sconvolta. Una ragazza normale sarebbe stata contenta, emozionata per aver dato il suo primo bacio, io, invece, ero solo terrorizzata.

Tutte quelle emozioni provate insieme, mi ribollivano dentro lasciandomi un senso di vuoto alla bocca dello stomaco.
Il cellulare squillò. Gennaro.

Non risposi, spensi il telefono e decisi di fare una doccia, per scrollarmi dalla testa tutti quei pensieri.

Mi spogliai velocemente. Odiavo vedere il mio corpo nudo, perciò evitai quanto mi fu possibile di voltarmi verso lo specchio. 

L'acqua calda scivolava sul mio corpo riscaldandomi e distendendo i miei nervi. Sentivo così tanta agitazione in corpo. Mi massaggiai delicatamente con il sapone profumato che tanto mi piaceva e mi sciacquai definitivamente. Appena uscii un'ondata di freddo m'investì e indossai il mio accappatoio verde bottiglia per coprirmi, dopodiché strizzai i capelli e li arrotolai in un asciugamano che tenni sopra la testa. 

Quando uscii dal bagno quasi mi prese un infarto per la scena che mi ritrovai davanti.

Gennaro, seduto sul mio letto intento a guardare il telefono. Accanto a lui, la mia borsa e il mio cappotto.

-"Ti giuro che non ho visto niente!" Mi disse dall'altra parte della porta, dopo che ebbi richiuso la porta il più velocemente possibile.

-"Cosa ci fai qui?" Cercavo di sembrare tranquilla, ma ero così agitata da sentire le gambe cedere sotto il mio peso.

-"Sono venuto a riportarti le tue cose.- si fermò -E a parlare." Aggiunse dopo.

-"Dammi un secondo."

Cercai di rendermi presentabile togliendomi l'asciugamano dalla testa ma mi resi conto che si trattava di un'impresa impossibile.

Uscii lentamente. I miei piedi nudi erano titubanti sul parquet della mia camera da letto. Senza guardarlo negli occhi mi avvicinai all'armadio e presi una maglietta qualunque con i pantaloni della tuta e l'intimo. Sentivo il suo sguardo fisso su di me, a seguire i miei movimenti.

-"Solo un secondo." Mormorai, più a me stessa che a lui.

Quando finalmente fui vestita mi sedetti accanto a lui. Non sembrava spazientito, ma non aveva la solita sicurezza che contraddistingueva il suo atteggiamento.

Respirò profondamente, e cominciò:-"Perché sei scappata così, ho fatto qualcosa di male?"

La verità era che non avevo la risposta a quella domanda. Quel bacio era stato bello, ma era altrettanto sbagliato. Non aveva senso credere in qualcosa con lui, una relazione fra di noi avrebbe fatto acqua da tutte le parti.

Presi coraggio e risposi:-"Non lo so, io.. sono così confusa da questa situazione." Volevo essere sincera con lui, ma volevo sincerità da parte sua.

Fece per aprire bocca, ma lo interruppi. -"Perché mi hai baciato?"

-"Perché sì.- Dopo essersi reso conto della banalità e stupidità della sua risposta, aggiunse -Perché mi piaci." E deglutì. 

Brutto segno. Io lo facevo quando ero costretta a trattenermi da qualcosa che volevo dire, come se rigettassi le parole indietro.

Al sentire quelle due parole rabbrividii. Mi sentivo una quattordicenne con le farfalle nello stomaco, avevo sempre ritardato tutte le fasi della vita, e ore mi trovavo a doverle affrontare tutte in una volta.

Non sapendo cosa rispondere, rimasi in silenzio.

Mi avvicinai a lui e appoggiai  leggermente la testa sulla sua spalla. 

Non mi diede il tempo di sentirmi a disagio per l'intraprendenza di quel gesto, che strinse un braccio sopra le mie spalle e con l'altro mi posizionò le gambe appena sopra le sue.

Stare in quella posizione mi dava un particolare senso di protezione. Mi ricordava gli abbracci con mio padre quando ero più piccola.

Quasi come se mi potesse leggere nella mente, cosa di cui a volte avevo dubitato, mi sussurrò all'orecchio. -"Sei piccolissima." Riferendosi a come la mia bassa statura mi permettesse di entrare benissimo nello spazio tra la sua spalla e la sua vita. Non era esattamente un complimento, più e più volte mi ero sentita troppo piccola, specialmente nei grandi gruppi, quasi invisibile, ma in quel momento non ero in una folla, eravamo solo io e lui, e non ero invisibile. Sorrisi e mi voltai verso di lui.

Mantenni lo sguardo fisso nei suoi occhi finché non si avvicinò pericolosamente al mio viso. Temei e desiderai allo stesso tempo mi stesse per dare un altro bacio sulle labbra, invece me ne scoccò uno quasi impercettibile sulla punta del naso. 

Dopodiché si alzò e si avvicinò alla porta, così lo seguii per salutarlo. Varcò la soglia e si girò verso di me.

-"Solo una cosa.." Iniziai.

-"Dimmi, Eli." Di nuovo quel soprannome.

-"Anzi, due. Innanzitutto non chiamarmi Eli." Il mio tono si fece più basso, ma sicuro.

-"Come vuoi che ti chiami?"

-"Non lo so, pensaci tu." Alzai le spalle in senso di indifferenza. Annuì in risposta.

-"E l'altra cosa?" Mi chiese.

-"Oh, giusto. Come hai fatto a entrare?" Era da quando era entrato che me lo chiedevo, ero sicura di aver chiuso la porta appena rientrata.

Ridacchiando tirò fuori dalla tasca un mazzo di chiavi, ne scelse una e me la mostrò.

-"Alessio mi ha detto che ti sei trasferita qui, e io ho un passpartout di tutti gli appartamenti. Sai cosa significa questo?" Scossi la testa.

-"Che potrò venirti a trovare ogni volta che voglio."

Mi sorrise maliziosamente e mi fece l'occhiolino, il ché mi fece ridere, senza farmi troppi problemi sul significato di quella frase. Era così bello. Si allontanò senza aggiungere altro e io mi ritrovai a sorridere anche dopo aver chiuso la porta.

Decisi che avrei preso la cosa con leggerezza, apprezzandone i lati positivi e ignorando quelli negativi.


"Come tu mi vuoi"Where stories live. Discover now