Capitolo 1*

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Luci colorate ovunque, musica martellante ovunque, gente ovunque.

Andrea stava in un angolo con un bicchiere di qualcosa dal colore improbabile in mano, mentre osservava da lontano Daiana, la persona che l'aveva trascinata lì, che ballava decisamente troppo attaccata ad un ragazzo. Di norma neanche le interessava anzi, lei era un tipo che si faceva pochi problemi, ma quella sera aveva lo stesso livello di pazienza di un vecchio burbero che guarda un cantiere continuando a borbottare di quanto lui potesse mettere i mattoni mille volte meglio.

La ragazza, giusto per fare qualcosa, cominciò ad osservarli: lei aveva i lunghi capelli biondi scompigliati, le gote visibilmente arrossate dall'alcol anche sotto lo spesso strato di trucco, il corpo strizzato in un pezzo di stoffa così piccolo che chiamare vestito era decisamente un'esagerazione e dei tacchi chilometrici. Non riusciva a vedere in faccia il tizio che le stava appiccicato, a cui cominciava a reggersi a stento, ma aveva i capelli scuri forse un po' lunghi, una semplice maglietta a maniche corte e dei jeans strappati che lasciavano intuire un fisico asciutto. Doveva essere decisamente un bel tipo.

Un sorriso divertito comparve sul viso di Andrea quando li vide avviarsi verso i bagni ebbri e un po' barcollanti.

Per una frazione lo sguardo di Andrea e dello sconosciuto si incrociarono. Nonostante il buio della discoteca e le luci colorate riuscì a vedere i suoi occhi neri, profondi e magnetici, ma c'era qualcosa di strano.

Mentre la ragazza rifletteva su quella sensazione un altro ragazzo, il classico belloccio-biondo-occhi-azzurri sui venticinque anni, entrò nel suo campo visivo. Lei lo squadrò con disappunto: risvoltini fino alle ginocchia e occhi rossi per le troppe canne.

-Hey- sembrava così ubriaco che la lingua gli si incespicava in bocca rendendolo a malapena comprensibile.

-Hey- replicò lei indifferente.

-Sei sola eh?-                                                                             

-Acuta osservazione- Andrea fece per andarsene, ma lui la prese per un braccio.

-Dai non te ne andare- fece con un sorriso sghembo -anzi, che ne dici de andiamo da qualche insieme?-                                         

-Ma anche no- aveva già esaurito la sua scorta di pazienza per quella sera. Odiava le discoteche e la gente che ci andava, ed era lì solo perché Daiana non le aveva dato tregua per due settimane con il suo inspiegabile desiderio di fare amicizia.

Il tizio sembrava non voler mollare -Oh andiamo- le stava ancora tirando il braccio ma, proprio quando stava per reagire in malo modo, una voce li interruppe urlando per sovrastare la musica martellante.

-Forse hai bevuto un po' troppo amico-

Andrea sollevò un sopracciglio. Il nuovo amico di Daiana, con questa che gli stava appesa ad un braccio, si era unito a loro con tutta l'intenzione di fare lo splendido -Non vedi che la stai infastidendo?- Vedendo che il biondo non sembrava aver intenzione di arrendersi, ancora fisso in Andrea, lo sconosciuto gli poggiò con noncuranza una mano sulla spalla e strinse appena, ma l'altro reagì come se l'avesse appena stretto in una morsa e si voltò di scatto.

Per un attimo i loro sguardi si incrociarono e negli occhi del biondo si accese un lampo di comprensione.

Senza pensarci due volte il biondo si allontanò biascicando un'imprecazione.

Il tipo moro puntò i suoi grandi occhi magnetici su quelli di Andrea -Sai, è buona educazione ringraziare il tuo salvatore- disse con voce seducente di chi è abituato ad averle tutte ai suoi piedi, invece l'unica cosa che incontrò in quelli di Andrea fu un muro verde scuro.

-Me la sarei cavata benissimo da sola- replicò lei scrollando le spalle.

Il tipo alzò le sopracciglia, stupito da tanta indifferenza, poi seguì lo sguardo della ragazza notò che osservava con occhio critico la bionda che teneva ancora appesa al braccio.

-Spero che vi siate divertiti nel poco tempo passato assieme- disse beffarda -Visto che ci sei riportala pure a casa. Ecco le chiavi della sua macchina- e gli lanciò un mazzo di chiavi con un imbarazzante pupazzetto a forma di koala attaccato.

-Te ne vai cara?- disse Daiana ubriaca fradicia.
Andrea voltò le spalle senza neanche risponderle, quella situazione continuava ad irritarla.

-Aspetta, dimmi il tuo nome- la fermò lui curioso.

-Prima tu- replicò la ragazza con un sorrisetto.

-Simon- il ragazzo tentò il suo tono più seducente, ma quegli occhi continuavano ad essere una siepe fitta ed impenetrabile.

-Bel nome- gli rispose lei facendogli l'occhiolino un attimo prima di scomparire rapida come una gatta nella folla. Le mani di Simon ebbero un fremito di rabbia e sorpresa, c'era qualcosa in quella ragazza che lo infastidiva e attraeva allo stesso tempo... Mentre questo pensiero gli frullava in testa sentì, un gemito e si ricordò della bionda che teneva attaccata al braccio e per la prima volta la squadrò davvero: oggettivamente era una davvero una bella ragazza con il suo viso da bambolina e il corpo mozzafiato, ma ora che la sua mente era occupata con qualcosa di nuovo, quella creatura aveva perso anche quel minimo di fascino che poteva avere all'inizio ed era così ubriaca che non appena Simon se la scrollò di dosso cadde a terra praticamente senza un lamento. Faceva così pena che il ragazzo si sentì in dovere di trascinarla in un angolo. La lasciò con le chiavi e il koala abbandonati sul grembo sperando che a nessuno venisse in mente di approfittare di lei.

Doveva trovare quella ragazza. "Cazzo, non so neanche come si chiama" imprecò mentalmente ripensando irritato alla scena di prima, poi ebbe un illuminazione e tornò dalla bionda.

-Come si chiama quella ragazza?- urlò scandendo meglio che poteva le parole.

-Quale?- chiese questa con un sorriso idiota sulla faccia

-Quella che ti ha dato le chiavi, la tua amica!- vedendo ancora quel sorriso scemo, scattò -CAZZO! Capelli neri lunghi così, occhi verdi, jeans, ti dice niente?- urlò ancora gesticolando.

-Uh? Intendi Andrea? Stalle lontano, quella è strana- biascicò stralunata la biondina.

-Ma non è una tua amica?- chiese stupito lui, in un tono troppo basso per poter sovrastare le casse. Scosse la testa -Lascia stare- disse più a se stesso che a lei, poi uscì dal locale.

Era ottobre, l'aria frizzante delle due di mattina lo investì e le sue membra furono percorse da un brivido.

-Andrea eh?- ghignò nel buio.

Eccomi con il primo vero capitolo della storia :D.

Però, che bel caratterino che ha la nostra Andrea. Prometto solennemente di non avere buone inten...aspetta, ho sbagliato libro, dove ero rimasta?? Ah si: prometto che cercherò di essere il più puntuale possibile nel pubblicare i capitoli :).

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Alex

Giustizia DivinaWhere stories live. Discover now