Parte 16 anno 2015 Erika

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ERIKA

Le ore sono trascorse veloci. Incredibile quanto si possa riuscire a parlare con uno sconosciuto. Persino per me, che normalmente preferisco il silenzio alle parole.

E' come se ad un certo punto della giornata, qualcosa fosse cambiato. Non saprei dire cosa. So solo che la Erika taciturna, ha lasciato il posto a una Erika logorroica a me sconosciuta, che senza troppo controllo, ha finito per raccontare un sacco di cose personali a un teppistello appena incontrato. Sarà perché Jay è uno che non fa domande. Con mia madre sono proprio le domande a zittirmi. Odio sentirmi interrogata o sotto analisi. Jay invece si limita ad ascoltare e annuire, senza palesare particolare curiosità, tanto che in certi momenti mi assale il dubbio che stia pensando ad altro, ma poi un suo intervento inerente mi rassicura, dimostrandomi che non gli è sfuggita una sola parola di quanto ho detto.

Si è fatto buio e la città si è acquietata. Dopo tanto camminare, ci siamo accampati sotto dei portici. Per cena abbiamo condiviso le mie gallette di mais e gli yogurt. A dire il vero, io avrei anche fatto a meno di mangiare, ma lo stomaco di Jay borbottava e quando gli ho offerto le mie provviste, le ha accettate solo a patto che gli facessi compagnia nel consumarle.

"Jay, tu dove vivi?"

"Dove mi capita"

"Non hai una casa e qualcuno che ti aspetta?"

"Non più"

Muoio dalla curiosità, vorrei approfondire l'argomento, ma non mi sembra giusto soffocarlo di domande, tanto più considerando quanto lui sia stato discreto nei miei confronti. Quindi sto zitta e lascio cadere il discorso.

"Si sta facendo tardi, non possiamo restare qui. Dobbiamo trovare un posto dove dormire". Mi dice lui con fare sicuro.

"Perché non possiamo stare qui?"

"La strada non è mai un posto sicuro". Mi risponde con fare enigmatico.

"E dove pensi di andare?"

"Andremo in una casa occupata. Dei miei amici vivono qui a Pisa. Ci ospiteranno volentieri".

"E perché non siamo andati da loro prima?"

"Perché prima non ce n'era bisogno. Non si deve mai chiedere più del necessario. Ricordatelo".

Questo ragazzo è davvero strano. Ci sono dei momenti che è così gentile e premuroso nei miei confronti e altri momenti invece che sembra essere infastidito dalla mia presenza. E' così incostante. Passa dall'essere amichevole all'essere freddo e distaccato nel giro di pochi minuti.

Camminiamo nei vicoli bui della città e per la prima volta da stamattina, essere lontana da casa mi mette paura. Jay sembra un bravo ragazzo, nonostante la sua volubilità, anche se ripensando ad alcune frasi che mi ha detto oggi, mi vengono i brividi. Come quando stamattina mi ha parlato del tipo che ha tagliato il braccio al controllore col machete... Oppure oggi pomeriggio quando mi ha detto che la stazione è il suo territorio e che conosce tutti i senzatetto, gli scappati di casa e i membri delle gang. O ancora quando se ne è uscito con la storia che suo padre gli diceva sempre che aveva seri problemi... In che senso aveva seri problemi? Solo ora mi rendo conto che io non idea di chi sia questo tipo e tanto meno di chi siano i suoi amici. Stiamo andando in una casa occupata? Non ho sentito parlare molto bene di quelli che occupano le case. Forse non dovrei seguirlo. Forse dovrei tornare a casa mia.

Come se percepisse i miei pensieri, mi si avvicina e mi mette un braccio intorno alle spalle.

"E' meglio che tu mi stia vicino. E' tardi. Non è prudente camminare da soli".

Sentire il suo braccio forte intorno a me, fa risvegliare quella stessa sensazione provata qualche ora fa in Piazza dei Miracoli. Mi gira la testa. Mi batte forte il cuore. Mi sento il viso avvampare e ho una fitta persistente all'altezza dello sterno che mi toglie il respiro. Non riesco più a formulare un solo pensiero che abbia un senso. E' come se nel mio cervello al posto delle connessioni neuronali, ci fossero tante bolle di sapone svolazzanti. Ma cos'è questa improvvisa mancanza di forza di volontà che mi attenaglia, ogni qualvolta la distanza tra noi si accorcia?

Mi lascio guidare fino alla casa occupata, senza opporre alcuna resistenza.

Arriviamo davanti a una palazzina abbandonata, con i vetri rotti e crepe sui muri. Intorno una rete arancione con la scritta lavori in corso, cerca di sbarrarci la strada. Ma Jay dopo qualche minuto di perlustrazione, mi chiama e mi indica una spaccatura dalla quale entrare.

Solo superata la recinzione, mi accorgo della luce fioca proveniente dalle finestre malconcie dell'edificio.

Jay bussa al portone cinque volte con una cadenza regolare, intervallando i colpi con brevi pause di silenzio, tutte della stessa durata. Immagino sia una specie di richiamo in codice. Qualche minuto dopo sentiamo dei passi e qualcuno che armeggia dietro alla porta. Ci apre un tizio con la barba incolta e coi capelli rasta raccolti in una coda bassa. Ha un piercing sul sopracciglio e lo sguardo arrabbiato. Nel riconoscere Jay si rilassa ed esordisce:

"Brutto figlio di una buona donna, sei tu? Potevi avvisare che saresti passato!"

"Ma guarda chi si rivede, il Ranza! Come stai vecchio mio?"

"Si vivacchia. Tu? Chi è la donzella che ti segue?"

"Una mia amica. Senti possiamo fermarci qui per stanotte?"

"Sicuro. Tu sei sempre il benvenuto! Entrate".

Entro con titubanza, pensando a cosa direbbe mia madre se sapesse dove sto per passare la notte. Le verrebbe un infarto se lo sapesse. Tanto più se vedesse con chi.

Ci addentriamo in una stanza grande e spoglia. L'unico arredamento sono una serie di materassi sgangherati con sopra coperte vecchie e malandate. In un angolo della stanza, alcuni ragazzi e ragazze siedono in cerchio fumando e chiacchierando. C'è poi chi dorme già e chi rimane isolato leggendo. Sembrano tutti più grandi di me, probabilmente tra i diciotto e i vent'anni. Ho contato una decina di persone. Mi chiedo se anche loro stiano scappando da qualcosa. Cosa li avrà portati a vivere così? Da quanto tempo saranno qui? Mi sento un pesce fuor d'acqua. Cosa c'entro io con questa gente? Mi manca casa mia. Mi manca la mia mamma. Ma ormai è troppo tardi per tornare indietro.

Un desiderio dentro al cuoreWhere stories live. Discover now