Capitolo 10

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-Hey, mamma. Come va? Papà sta meglio?-

Oggi ho pensato molto alle parole che mi ha detto Shiho. Talmente tanto da tormentarmi. Per levare il pensiero delle parole di Shinichi dette a Shiho, ho deciso di chiamare la mamma. Tanto sono sola a casa stasera e ho voglia di parlare con lei per un bel po'.

-Papà sta meglio, domani inizierà di nuovo a lavorare. Io tornarò a casa mia-

-Ma come domani? Non può già correre dietro ai criminali. Sarebbe troppo rischioso!-

La sento ridacchiare dall'altro capo del cellulare. Sono usciti tutti fuori di testa?

-Non andrà lui dietro ai criminali, un ragazzo ha deciso di aiutarlo per un breve periodo di tempo- 

-Ah, si? E come si chiama? Sei sicura sia una brava persona?-

Sta ridendo di nuovo. Lo fa apposta? Sbuffo e lei smette di ridere.

-Beh, giudica tu se è una brava persona. Si chiama Shinichi Kudo-

È il colmo. Da quando sono tornata a Beika sembra che me lo ritrovi ovunque. Sento il suo nome ovunque e mi sembra di vederlo ovunque. Adesso mi dice anche che è ancora lì.

Mi ricordo dell'ultima scena di lui che ho in mente, piangeva. E la scena prima, mi ha baciata. Ed io non mi sono fatta indietro, sono rimasta lì. Forse lo volevo anch'io. Forse non ho mai smesso di volerlo.

-Perché è ancora lì, mamma? Perché non se n'è tornato a Tokyo?-

Divento improvvisamente seria e lei capisce subito tutto. D'altronde è la mia amata mamma. Fosse grave se anche lei non capisse.

-Perché questa rabbia, Ran? Anche se lui non tornasse a Tokyo, tu non lo vedresti comunque più. Smettila di scansarti da quello che provi!-

-Quello che provo? Io non provo assolutamente nulla! Perché pensate tutti che io lo ami ancora?-
La sento sospirare dal telefono. Le hanno sempre dato fastidio le persone che mentono. Ma io non sto mentendo!

-Vi ho visti-

-Eh? Dove?-

-Vi ho visti il giorno in cui sei andata via. Ho visto quel bacio. Ran, smettila di mentire a te stessa. Lo ami ancora, vero? Fatti un esame di coscienza. Ciao-

Chiude la telefonata in modo secco e mi lascia lì, senza capirci più nulla. Poso il cellulare sul tavolo di fronte a me.

Farmi un'esame di coscienza, eh? Fosse facile. Se penso a tutto quello che nella mia vita riguarda lui, allora, dovrei raccontare una sola storia. Siamo sempre stati collegati, un'unica storia, un'unica persona. Quel filo rosso invisibile, può essere che io non sia riuscita a tagliarlo fuori da me?

Il vero problema in amore è che nella maggior parte dei casi siamo tentati a scansarci, siamo tentati di limitare i danni, di lasciare che l'altro passi attraverso la nostra vita senza segnarci. Però ho capito che non funziona così. Ho solamente barattato il mio amore per la mia serenità. Mi sento stupida. Lui mi ha sconvolto la vita fin dal primo momento. Non l'ho scelto. Lui non mi ha scelta. È arrivato. È entrato nella mia vita e non sono più riuscita a farne a meno. Neanche scappare è servito a nulla. Parlo di un amore che è arrivato senza che io me sia accorta. Un amore che quasi ho combattuto. Che non volevo provare. E gli ho messo i bastoni fra le ruote. L'ho allontanato, l'ho maltrattato e alla fine me lo ritrovo ancora qui. Davanti a me intatto, senza un graffio. Lì che mi guarda e che aspetta che io capisca. Con lui il tempo non esiste. Che mi lascia senza respiro e che me lo toglie quando si allontana da me. È diventata un'esigenza fisica. Una dipendenza. Per certi versi anche una malattia. Veleno e antidoto allo stesso tempo. Lui è i miei pensieri. I miei gesti. I miei respiri. Parlo di lui che è me. Di lui che se lo guardo ci vedo quello che io sono. Di tutta la mia vita riflessa in lui come in uno specchio. Mi è mancato così tanto. È stato bello rivederlo, quel ragazzo era il mio Shinichi. Mi manca così tanto. Devo ammettere che è lui che mi fa stare bene, è il suo pensiero che mi fa andare avanti ogni giorno. Ma ci sono storie nate per non avere mai un inizio. Non tutte le persone che si amano stanno insieme. Già, io lo amo. Come un'ape adora il suo amato fiore. Come una farfalla che adora le sue ali. Lui mi fa stare bene. Mi manca la sua voce che mi dice che mi ama, mi mancano le sue mani, le sue labbra, lo scintillio dei suoi occhi, il suo sorriso furbo, perfino il suo modo di tenere sempre le mani in tasca.

Ma ormai è tardi. Non posso mollare tutto proprio adesso. Tanto sono stata felice ugualmente, no? La verità? No, è stato tutto così tremendamente noioso. Quando io e Shin abbiamo iniziato quella guerra di cibo ho capito che mi mancava tanto divertirmi in quel modo.

Ho deciso, resterò con Haru. È giusto così. Ma devo vederlo un'ultima volta, dirgli tutto quello che ho provato in questi ultimi dieci anni, dirgli anche quello che provo adesso. Devo solamente trovare una scusa giusta per tornare lì, per andare da sola però. Anche solo per qualche giorno, prima della partenza per Osaka.
Potrei dire ad Haru che mia madre ha bisogno di me per due giorni, le serve un aiuto con mio padre. Prendo il cellulare e lo chiamo subito. L'impazienza è troppo grande.

-Ran, è successo qualcosa? Sai che sono fuori con amici stasera.-

-Scusami, ti volevo dire che domani mattina non mi troverai. Sto prendendo un volo per Beika, mia madre ha bisogno di un aiuto, okay?-

-Si tesoro vai tranquilla, ci vediamo fra qualche giorno. Attenta Ran, ti amo così tanto-

-Anch'io ti amo, ciao Haru-

Adesso mi sento una schifezza. Lui mi ama ed io gli ho mentito spudoratamente, solo per vedere un altro uomo. Forse sarà meglio non pensarci. Sistemo in fretta e furia un borsone, mi levo il pigiama e mi vesto. Salgo in macchina e vado subito all'aereoporto.

E pensare che mi ero ripromessa che non sarei più tornata in quel luogo.

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