Come bambole di pezza

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N.d.a.
Le parole scritte in corsivo sono somale; se non avete chiaro qualcosa, la traduzione di ognuna la trovate in fondo al racconto.
Ma sono certa che non ce ne sarà bisogno, siete sicuramente molto più arguti della sottoscritta :)
Buona lettura!

«Siamo arrivati?»

La piccola mano color cioccolato sfiora appena la gonna di hooyo, ne afferra un lembo e tira un debole strattone. Spera di focalizzare la sua attenzione su di sé, come quando, nel suo letto di foglie a Mogadiscio, la implorava di cantare.
Io cerco di infonderle coraggio ogni volta che le sue dita sottili mi abbracciano con più forza, ignorando le vertigini, le gambe inermi che oscillano nel vuoto, lo sbuffo sfinito della brezza che mi scompiglia i capelli di paglia e chiudendo le porte all'aroma salmastro del Mediterraneo: è lei che conta, solo lei.
Solo la bambina.
Perché è solo una bambina.

«Non ancora, cunug»

Le labbra carnose di hooyo si aprono quanto basta perché lo scintillio dei denti bianchi, aggiunto al riverbero delle onde, mi abbagli. La bambina sospira e preme il mio viso contro il suo petto. È calda e stanca, questo mi dice la sua pelle; vuole tornare a casa, questo mi sussurra il suo cuore, così vicino al mio orecchio da occupare ogni pensiero.

Tu-tum
Tu-tum
Tu-tum

Ora non vedo più nulla, se non l'incavo del suo collo appena sopra di me, ma conosco a menadito il colore del cielo, e l'ombra delle nuvole. Sotto di esse, centinaia di uomini brulicano come in un formicaio, chi si trascina, chi zoppica, chi gattona. La bambina è ancora in piedi, ed è l'unica cosa che conta; finché il suo animo brucerà di aspettative, le gambe non le cederanno. Questo è il mio dovere: confortarla, rassicurarla, suscitarle, con il mio silenzio, la certezza che andrà tutto per il meglio. È lei che parla per me, e ha solo bisogno che le sue parole vengano accolte, la mia è una bocca sdrucita che non può deluderla.
Tutto ciò che desidero è proteggerla, ricambiare la sua stretta, preservare il suo cuore dalle più nere direttive dell'uomo, che tenta di piegare il mondo al proprio volere.
E a volte, il mondo sceglie l'attimo peggiore per ribellarsi.

Nessuno di noi è in grado di capire, in questo istante, che cosa, di preciso, stia facendo imbestialire i trafficanti di uomini.

«Dillaac!» è l'unica voce chiara e limpida che colgo. «Perdita».

Quando uno di loro si avvicina alla bambina, il braccio scheletrico di hooyo ci avvolge, forte di tutto l'amore che possiede.

«Dhulka»

Hooyo aggrotta la fronte. Vedo il sospetto brillare nelle sue iridi scure come gli abissi.

«Dhow»

Hooyo ride, amareggiata e triste, e scuote la testa.

Se potessi, riderei anch'io.

Non c'è nessuno scorcio di terra all'orizzonte, solo una sonfinata distesa di blu, e nonostante i primi passeggeri, colti dalla disperazione, si siano gettati nella sua gelida morsa, sono certa che hooyo non ci permetterà mai di imitarli. Quest'uomo non può nulla contro la volontà di una madre. Solo il mondo ha l'occasione di smuoverla.
E ci prova senza ripensamenti.

Colgo le intenzioni del trafficante non appena egli muove il primo passo nella nostra direzione, mentre hooyo ci stringe a sé, indietreggiando, gli occhi fiammeggianti di apprensione e paura. Tuttavia l'uomo non ha il tempo di agire come vorrebbe, al che il mare scuote le proprie membra, adirato, e il barcone oscilla pericolosamente. La bambina si sbilancia, cade, ed io con lei. Hooyo impatta le assi del ponte con violenza e, che sia a causa del colpo o della fragilità accumulata in mesi di viaggio, sembra perdere i sensi. La bambina allunga una mano tremante verso di lei, cercando di rialzarsi, e ricaccia nel suo profondo le lacrime che premono per uscire. Soltanto una le riga il viso sporco, e in essa si rimescolano tutte quelle emozioni che la bambina ha sopito per un lasso di tempo intollerabile, non avendo l'ardire di affrontarle. La marea ulula la sua dichiarazione di guerra, capovolge il barcone e lava via il nostro pianto.
Ora, quella della bambina è solo una delle tante gocce stillate dal cielo e dell'aria, e inghiottite dal mare. Nella vischiosa coltre di buio e silenzio, lontani dal sole, sento le dita della bambina stringermi un'ultima volta, là dove il suo battito scandisce il ritmo della vita. È così delicata, inerme, come una bambola di pezza. Una vittima del folle gioco degli uomini.

Tu-tum
Tu-tum
Tu-


cunug=bambina
hooyo=mamma
dillaac=perdita (intesa di olio, carburante... "Marty, non siamo stupidi!" Lo so, lo so)
dhulka=terra
dhow=vicina

Come bambole di pezzaWhere stories live. Discover now