5. Would you still be there

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Nome: Alan

Cognome: Ashby

Età: 19 anni

Cause dell'internamento: I.E.D.

«Hey, Alan!» una voce calda interruppe i pensieri del rosso, facendogli alzare lo sguardo in confusione.

Non sapeva per quanto tempo fosse rimasto a contemplare il vuoto, assorto in pensieri che non riusciva a ricordare. Perché si era estraniato così tanto? E soprattutto, da quanto non era più lucido?

Il ragazzo che gli si stava avvicinando aveva corti capelli castani e occhi dello stesso colore, era decisamente alto e le sue braccia erano coperte in tatuaggi. Ci mise qualche istante per capire chi fosse e, quando lo fece, il suo primo istinto fu quello di rannicchiarsi ulteriormente sul divano.

«Hey, uhm, Oliver...» la sua voce uscì tremando, mentre si portava le ginocchia al petto e vi affondava le unghie. Voleva solo che se ne andasse, che lo lasciasse in pace.

«Tutto bene? Devo chiamare qualcuno?» Il ragazzo allungò una mano verso di lui, come se stesse cercando di aiutarlo senza sapere come. Alan sobbalzò, cercando di nascondersi ulteriormente nel divano, quasi volesse fondersi con i cuscini.

«No, vattene!»

«Alan...»

«Non mi hai sentito? Vattene!» in un lampo, Alan fu in piedi davanti ad Oliver, le mani sollevate come se stesse per colpirlo.

«Ashby, calmati.» una voce ferma raggiunse i due un istante prima che Alan colpisse il moro. Il dottor Baker lo guardava in modo impassibile, era chiaro che non ammetteva replica.

Il respiro del ragazzo tornò lentamente alla normalità, mentre si rendeva conto di cosa stesse succedendo e di quanto fosse andato vicino a picchiare l'unico amico che aveva in quella struttura.
Balbettando scuse incoerenti, si lasciò sospingere dal dottore verso il suo studio, incapace di fare qualcosa di diverso. Era terribile non avere alcun controllo sulle sue azioni ed essere costantemente spaventato di ciò che avrebbe potuto fare.

Eppure, quella era la sua vita.

°°°

«Mamma, ti va di giocare con me? Ho trovato una macchinina nuova, proviamola insieme alle altre!» un bambino di circa otto anni, con lunghi capelli rossi e un grande sorriso speranzoso, corse verso la donna che già aveva la mano sulla maniglia.

«Scusa, piccolo, mamma deve andare a lavorare. Perché non giochi con Jeremy?»

«A Jeremy non piaccio, preferisce la birra e le donne nude in TV.»

La donna bionda si chinò sui suoi tacchi altissimi, fino ad arrivare con il viso all'altezza del figlio. Il bambino aveva parlato con un tale disprezzo e odio nella voce da farla adirare. Come poteva essergli antipatico ogni singolo uomo che portava a casa?

«Non voglio litigare su questo, Jer è un bravissimo uomo e sono certa che ti piacerà se solo inizi a conoscerlo.»

Senza aggiungere un'altra parola, la donna si strinse ulteriormente nel lungo cappotto beige che le copriva il corpo, uscendo poi di casa. Un sospiro sconfortato uscì dalle labbra del piccolo, mentre si dirigeva mestamente verso la sua camera. Non importava a quale ora del giorno glielo chiedesse, sua madre non aveva mai tempo per lui.

«Piccolo mostro, portami un'altra birra.» urlò una voce rauca dal salotto.

Il piccolo digrignò i denti in modo scocciato, facendo quanto gli era stato chiesto. Sapeva per esperienza che era meglio non contraddire gli uomini che la madre portava a casa, quindi cercava di obbedire il più possibile e di rimanere in camera sua tutto il giorno.

He could make hell feel just like home || KellicWhere stories live. Discover now