Quindicesimo capitolo

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Giorno 61

"Julia? Ci sei?" Glenn mi scuote appena il braccio, riportandomi alla realtà. Nella mia mente ho ancora l'immagine del ragazzo morente a terra. Vedere quella scena senza poter far nulla per aiutarlo o almeno non farlo soffrire in quel modo, ha creato in me un sentimento misto a pena, angoscia e sopratutto, mi ha fatto sentire impotente.

"Scusa, dicevi?"

"Dico che dobbiamo andarcene da qui" dice guardando gli altri con sguardo preoccupato. Siamo in una stanza molto ampia, ben arredata, diversa dalle altre camere che ho visto di sfuggita nel venire qua. Questo posto è un vero e proprio labirinto di corridoi e stanze che, a primo impatto, sembrano essere tutte uguali. Negan ci ha lasciato qua, qualche minuto fa per poter risolvere una ''questione d'emergenza''.

"E' l'unica cosa da fare" rispondo passando lo sguardo sulle pareti color grigio chiaro, abbellite da qualche quadro "il fatto è che non ci lascerà andare via così facilmente"

"Ma cosa vuole da noi?" chiede Carol, la sua voce è tremante e sembra che stia per svenire da un momento all'altro, Rick le mette una mano sulla spalla cercando di calmarla

"Non lo so e non ho intenzione di scoprirlo, andiamocene" dice Daryl prendendo iniziativa e dirigendosi verso la porta di legno ma, appena abbassa la maniglia, la figura di Negan (seguito sempre dai suoi uomini) compare dall'altra parte

"Come Daniel? Vai già via?" dice l'uomo entrando nella stanza e andando a sedersi dietro la scrivania al centro

"Mi chiamo Daryl" sibila l'arciere a denti stretti, senza venire ascoltato da Negan che lascia la sua fidata mazza sul tavolo

"Immagino le domande nella vostra piccola testa, come mai siamo qui? Cosa vuole quel cattivo ma affascinante uomo? Perché non ci lascia andare?" dice stiracchiandosi appena sulla sedia imbottita "le risposte sono molto semplici, adesso voi mi appartenete, siete di Negan" guardo Daryl, confusa, il suo volto esprime la mia stessa emozione "ancora non avete capito?" dice seccato per poi indicare uno dei suoi uomini "Tu, chi sei?"

"Negan" risponde lui senza esitare. Fa la stessa domanda ad un altro uomo, la cui parte sinistra del volto sembra essere stata sfigurata dal fuoco

"Negan" anche la sua voce non mostra un minimo di esitazione.

"Io, come vi ho già accennato, vi proteggerò, darò una casa dove vivere al sicuro e voi in cambio, lavorerete per me e rispetterete le mie regole"

"E se non volessimo?"

"Julia cara, non potete non accettare" risponde guardandomi. Il sangue mi si gela nelle vene nuovamente. Tutto ciò non ha senso, questa comunità è capitanata da uno psicopatico e i componenti sono solo altri psicopatici che gli vanno dietro. Porto lentamente la mano verso il coltello nella mia cintura

"Niente armi" mi rimprovera l'uomo sfigurato facendomi spaventare appena. Mi porge la mano aspettando che gli lasci il coltello, ma decido invece di fare una mossa poco prudente: accoltellargli il braccio. Lui urla di dolore e fa cadere il fucile che aveva in mano che con velocità raccolgo da terra e impugno

"Non va bene!" urla Negan alzandosi di scatto dalla sedia e sbattendo le mazza chiodata sulla scrivania, incrinandola appena "non è così che ci si comporta ragazzina" ma senza aggiungere altro, Carol tira una gomitata in faccia ad uno dei suoi uomini e in meno di qualche secondo, tutto diventa una grande battaglia. Negan e i suoi uomini sono in maggioranza rispetto a noi, ma ciò non sembra spaventare il mio gruppo. Prendo la mira per poter sparare in testa a Negan e tutto sembra andare al rallentatore

calma

respira

prendi la mira

premi il grilletto

ma quando ormai il dito sta per sparare, vengo buttata a terra dall'uomo che ho accoltellato, che con una forte spinta, mi fa andare a sbattere contro il muro. Il proiettile in canna è però uscito, prendendo al collo l'uomo affianco al mio bersaglio iniziale

"Questo è troppo" dice Negan. In meno di un secondo la sua mano si intrufola nel cassetto della scrivania e tira fuori una pistola che punta verso di me e, senza nemmeno esitare, spara nella mia direzione. Ho giusto il tempo di spostarmi di qualche millimetro.

Guardo in basso, tra lo stomaco e il pancreas sento un forte dolore. Una chiazza rossa scura, inizia ad allargarsi, macchiando il tessuto chiaro della mia maglietta.

"Julia!" urla Daryl nella mia direzione, si libera del suo aggressore accoltellandolo al collo e vedo una freccia partire dalla sua balestra e prendere in fronte Negan, che cade senza vita sulla scrivania facendo un grande rumore. I suoi uomini, nel vedere la scena vengono distratti dall'azione e pian piano tutti fanno la stessa fine del loro leader. Daryl nel frattempo si avvicina a me

"Va tutto bene" dico appena, quando le gambe mi cedono e cado a terra. Daryl tira fuori una bandana di stoffa dalla tasca posteriore dei miei pantaloni e la preme sulla ferita cercando di fermare la fuoriuscita del sangue. Le sue mani tremano in modo spaventoso e il suo respiro e affannato "Daryl va tutto bene" ribadisco mettendogli una mano sulla sua, lui alza la testa e mi guarda negli occhi, sono rossi ed ha il viso rigato da lacrime silenziose
"È tutta colpa mia" mormora con la voce spezzata dai singhiozzi. Fa un lungo respiro, cercando di calmarmi, sembra sapere che non voglio vederlo in quello stato

"Non pensarlo neanche per scherzo" il gruppo è fermo, silenzioso, nessuno si avvicina a noi, rimangono tutti a guardare in silenzio, sul volto di ognuno di loro riesco a leggere emozioni diverse. Spero che la pietà non sia una di queste "dì a mio fratello che gli voglio bene" aggiungo. Questa frase sembra spezzarlo a metà, strizza forte gli occhi distogliendo lo sguardo dal mio per qualche secondo

"No, no, sarai tu a dirglielo" dice con voce nervosa, quasi isterica, facendo nuovamente pressione sulla ferita. Non voglio dirgli che il suo aiuto sembra essere invano "adesso troviamo un modo, okay?" si guarda attorno cercando aiuto dagli altri "chiamate qualcuno! Chiamate qualche cazzo di dottore!" la sua voce è alta, ma so che sta solo cercando di nascondere la sua preoccupazione. Glenn esce dalla stanza, alla ricerca del mio fatidico salvatore. Non credo lo troverà.

"Okay, okay, andrà bene, arriveranno pres-"

"Daryl" lo fermo, una mano sul suo volto, lo costringo a guardarmi negli occhi "va bene"

"Non va bene" singhiozza "ti prego...sei tutto quello che mi rimane, non posso perderti"

una fitta molto forte mi colpisce nella zona dove il proiettile si è fatto spazio nella mia carne

"Posso farti una domanda?" gli chiedo. Non so perché ma mi sono ricordata di quella volta nella caffetteria, quando nel mezzo di un gran casino che è ormai questo mondo, ci siamo trovati veramente.

"Quello che vuoi"

"Qual è il tuo colore preferito?" lui mi guarda confuso per qualche secondo poi sorride appena, tristemente "verde, sempre il verde, come i tuoi occhi" dice mentre altre lacrime silenziose gli rigano quel suo viso così ben delineato e marcato, che gli dona quel fascino misterioso che solo lui ha

"Bugiardo" dico sorridendo appena, non mi ero accorta di star piangendo. Istintivamente mi viene da chiudere gli occhi e decido di assecondare questo istinto, sento poi le morbide labbra di Daryl sulla mia fronte e poi, l'oscurità più totale.

Mi sveglio

Paradiso?

No

Inferno?

No

Purgatorio?

Può essere.

Ospedale, dei macchinari fanno rumori tutto intorno a me, dei tubi portano nelle mie vene delle sostanze a me sconosciute.

Una voce maschile alla mia sinistra

"Signori Collins, Julia è ormai in coma da più di due mesi, non penso si sveglierà, mi spiace"

Coma?

Due mesi?

Dove sono?

Morti viventi||Daryl dixonWhere stories live. Discover now