L'insegnamento dell'antico Cavaliere

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Mio padre diceva sempre: "Il cavaliere è l'uomo che percorre il tremendo cammino del sacrificio per un fine superiore."

Così mi ero messo in cammino, a cinque giorni dall'inizio dell'autunno. Ma non sapevo dove andare, dove compiere quei sacrifici tanto decantati da mio padre e dagli altri membri del Codice. La strada che stavo percorrendo era fatta di sassi e terra, non di ambizioni e onore. L'armatura, costruita con il miglior ferro della regione di Lyss, era spessa e mi faceva sudare. Lo scudo e la spada pesavano, i piedi dolevano e i capelli continuavano ad appiccicarsi sulla fronte. Non era proprio la gloriosa partenza che avevo immaginato.
Per lo meno avevo una meta: a circa trenta miglia verso Nord, incassata tra i monti, giaceva una piccola cittadina; era ben visibile dalla strada che portava nelle regioni calde. In realtà il mio obiettivo consisteva nel raggiungere il castello di Myr, dove potevo richiedere un "novo incarico" da Cavaliere, come tradizione, al nostro re Borony III. Ma la cittadina, seppur discostata rispetto al tragitto più rapido per il castello, aveva una caratteristica che non poteva essere trovata da nessun'altra parte. Non era l'architettura stramba, il clima particolarmente favorevole e neppure la tipologia di mura difensive: Irvyniss, così era chiamata, ospitava il più grande cimitero di tutta Lyss. Molti grandi cavalieri erano sepolti in quel luogo sperduto fra le montagne, in attesa di domande.
Sì, domande. Perché i morti non lasciavano mai Irvyniss: erano i suoi abitanti.
Salendo il pendio incontrai un altro viandante: una vedova, vestita di stracci, che piangeva a bordo del sentiero. Non tutti potevano accedere al cimitero, soprattutto perché Gravenill, il padrone della città, pretendeva un cospicuo pagamento per fare due chiacchiere con i propri cari. Nonostante questo, anche il più povero tra i poveri seppelliva la moglie, il marito o il figlio ad Irvyniss, nella speranza di accumulare abbastanza denaro per poter entrare, un giorno, nel camposanto. Era un'attrattiva forte e fruttava molte ricchezze al freddo Gravenill.
Dopo aver - inutilmente - tentato di consolare la povera vedova, mi avviai verso le mura bianche della città. Già da lontano potevo notare il portone sbarrato e due sentinelle, vestite con la solita tunica color avorio, che presidiavano l'area. Non era la prima volta che osservavo Irvyniss. Ci ero già stato con mio padre, molto tempo prima, quando ancora non sapevo leggere o scrivere...
La guardia più vicina, un uomo di mezz'età con la barba nera e gli occhi azzurri, alzò una mano per fermarmi.
« Qui i morti giacciono, testimonianza dei tempi andati. Al nobile d'animo è concesso passare, se egli lo desidera. » recitò con voce annoiata.
Era una delle tante filastrocche che insegnavano al Tempio di Alabastro e che io reputavo inutili per la mia carriera di Cavaliere. Ora, tuttavia, si rivelava estremamente utile.
« Non rifuggo la vita che fu. Mio desiderio è salvarne il ricordo. » risposi io, serio.
Cigolando come vecchie ossa, le porte di Irvyniss vennero spalancate. Per me. Era uno dei privilegi di un Cavaliere poter discutere con le anime dei morti, poiché un Cavaliere era indissolubilmente legato alla purezza e, di conseguenza, al giudizio divino. Un membro dell'ordine non avrebbe mai tentato di conoscere i segreti della vita eterna.
La cittadina era molto semplice. Appena dopo il portone d'ingresso si estendeva una grande piazza, con al centro un monumento a forma di angelo e il palazzo di Gravenill; a destra, dove la pavimentazione tendeva a seguire la conformazione della montagna, una lunga strada di ciottoli faceva da spartiacque per il grande cimitero; a sinistra, invece, c'erano gli alloggiamenti delle guardie, dei becchini e degli artigiani che, incessantemente, lavoravano sulla pietra per creare nuove lapidi. Il rumore dello scalpello era l'unico suono che accompagnava il visitatore.
Essendo un Cavaliere, potevo evitare la visita al signore di Irvyniss. Incominciai quindi a percorrere la stradina ciottolata per osservare le varie tombe. Era naturale concentrarsi solo sull'ala destra, dove riposavano i nobili e i grandi guerrieri del passato; le lastre incise e decorate pomposamente confermavano il mio ricordo di quel luogo. Lessi diversi nomi interessanti: Schamerdin, poeti di altissimo lignaggio; Devorony, condottieri delle Guerre Nere; Femit, antichissima stirpe proveniente dall'Era dei Grandi Eserciti. Dopo una lenta e necessaria ricerca, trovai ciò che mi interessava.
Sulla piccola ma preziosa lapide di marmo bianco erano stati scolpiti una lancia e uno scudo. Appena sotto, in caratteri vigorosi, si annunciava la presenza della famiglia Uradel. Posai lo scudo a terra, mi inginocchiai e sollevai la spada, recitando contemporaneamente la preghiera del Codice.
Sulla terra umida apparvero due glifi azzurri, segno che qualcuno aveva accettato la preghiera. Attesi, trepidante e con la testa china, l'arrivo del mio interlocutore. L'attimo successivo una densa nube smeraldina assunse rapidamente le fattezze di un uomo: era molto alto, aveva lunghi capelli lisci che ricadevano oltre le spalle e uno sguardo severo; lo spettro indossava una spessa armatura, simile a quella che portavo io in quel momento.
« Io ti saluto, Sir Alexander Chorster Uradel. » tuonò l'apparizione.
« Io ti saluto, Sir Mikal Chorster Uradel. »
Era mio nonno. Non sapevo che tipo di linguaggio utilizzare perché non l'avevo mai incontrato quando era ancora in vita. Fortunatamente fu lui a scegliere l'impostazione del discorso.
« Non preoccuparti, figliolo. Parla liberamente. »
Rimasi comunque a capo chino in segno di rispetto per gli antenati.
« Con alta devozione, ti domando consiglio. Come puoi vedere, ho fatto voto al Codice. »
« Lo vedo, Alexander. »
Pronunciò quella frase quasi con tristezza o rammarico. Finsi di non aver notato.
« Se tu puoi indicarmi la strada dei sacrifici- » continuai « -io ti sarò grato e ti onorerò. »
Mikal si chiuse in uno strano silenzio. Sollevai il capo per guardarlo: era molto vecchio e diverse cicatrici ne percorrevano il volto aguzzo. Nei suoi occhi, come avevo intuito, si nascondeva un'acuta sofferenza.
Trasse un profondo respiro.
« Ogni notte giungeva a cantare un usignolo, nel giardino del Santuario di Alabastro, tutto ridente di rose, garofani e gerani. La sofferenza che la mia spada aveva portato non impediva a quell'usignolo di cantare, alle rose di sbocciare e inebriare quel giardino. Gli uccelli e i fiori non mi dicevano che io stavo vivendo quando li udivo cinguettare o ne aspiravo il profumo. Non mi accorgevo di quanta vita entrava in me, distratto dal pensiero e dalle sue miserie - quel pensiero che ci porta a cercare la gloria e a compiere dei sacrifici. E poi mi lamentavo. Di che? Di un desiderio insoddisfatto, di un'impresa incompiuta o del pensiero stesso. E intanto tutto il bene della vita mi sfuggiva dalle mani. »
Ascoltai con attenzione le parole di mio nonno, ma non riuscii a trovare un nesso con ciò che avevo richiesto. La domanda mi sorse spontanea, presa dall'inesperienza o, forse, dall'incredulità.
« Perché mi dici questo? »
Lo spirito si stava già dissolvendo. Il tempo dei morti era limitato nella terra dei viventi.
« Il Cavaliere, Alexander, è l'uomo che percorre il tremendo cammino del sacrificio per un fine superiore. Ma perde tutto per un'inutile prospettiva di gloria. » sospirò una seconda volta « Non compiere gli stessi errori di tuo nonno e di tuo padre: la strada del Cavaliere è pregna di morte, dolore e rimorsi. »
E sparì, lasciandosi dietro l'eco delle sue ultime parole. Io, allibito, restai paralizzato sul terreno soffice del cimitero.
Non potevo accettare quel punto di vista. Mikal era stato un grande Cavaliere e veniva ricordato per questo...il suo nome evocava le leggendarie guerre del passato, le sue gesta erano scritte nel Codice. No, quel fantasma aveva respirato troppo l'aria dell'aldilà, dimenticando le antiche glorie.
Io rappresentavo la stirpe Uradel, composta di grandi soldati e valorosi comandanti. Non avrei mai rigettato il titolo di Cavaliere.  

La Caduta di AlexanderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora