Capitolo 16

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Harry

Una bambina. Una bambina con lunghi boccoli color cioccolato, gli occhi color cobalto e due fossette a solcarle le nivee guance, correva verso Harry con le braccia protese verso di lui.

Sul viso del riccio si dipinse un dolce sorriso, si piegò sulle ginocchia e aprì le braccia per accogliere la piccola, che si precipitò verso di lui, avvolgendo in un caldo abbraccio, sentendo il risolino della bambina solleticargli l'orecchio. Venne poi raggiunto da altre tre figure, due delle quali si precipitato no tra le sue braccia, mentre la terza li guardava accarezzandosi il pancione.

Due occhi azzurri lo fissavano sorridenti. Quegli stessi occhi che aveva amato dalla prima volta che aveva posato lo sguardo su di essi. Harry si rialzò, lasciando andare i tre bambini, che presero a rincorrersi sul prato, inseguendosi a vicenda.

Si avvicinò al ragazzo di fronte a lui, che continuava a rivolgergli dei dolci sorrisi. Appoggiò la mano sulla pancia di Louis e sorrise radioso quando quella creatura, protetta dal calore paterno, scalciò.

Due sguardi che si incontrano, e si perdono l'uno nell'altro. Verde nell'azzurro ed azzurro nel verde. «Sapevo che saresti tornato da noi» gli sussurrò Louis poco prima di baciarlo.

Harry aprì gli occhi con ancora il sorriso stampato sulle labbra. Perché stava sorridendo? Aveva fatto un bel sogno? Sapeva solo di sentirsi leggero e felice, ma quale era il motivo?

Qualcosa lo spingeva verso Louis, così, prima di realizzare cosa stesse facendo, si ritrovò col cellulare in mano, il numero di Louis sullo schermo e la chiamata ormai inoltrata. Portò il dispositivo di ultima generazione all'orecchio ed attese di poter riascoltare la sua soave voce.

[Non so se la voce di Louis possa essere definita soave, ma ok.....] 

«Pronto?» gli rispose una voce assonnata dall'altra parte della cornetta. Le parole gli si gelarono in gola. Quanto gli era mancata la sua voce? Quella voce che ogni volta riusciva a calmarlo quando era arrabbiato.

Louis

Il ragazzo si stava avvicinando al centro del parco con ai suoi lati i gemelli, che lo guardavano sorridendo raggianti, soprattutto perché quel fagiolini dentro di lui, che ora assomigliava un po'ad un anguria (per le dimensioni), aveva appena scalciato, facendosi sentire al tocco dei fratelli.

Non ricordava perché stesse camminando in quella direzione, a dire il vero non ricordava neanche di essere uscito di casa.... Scrollò le spalle e continuò a camminare. Si fermò quando vide Harry, il suo amore, e tra le sue braccia una bambina di circa tre anni, che sorrise quando si voltò verso di loro.

I gemelli corsero verso Harry mentre lui sorrideva, accarezzandosi il pancione. Era come se si fosse dimenticato degli ultimi tre anni, ma sentiva comunque un senso di pace e calma, come se tutto fosse al proprio posto, come se non vi fosse nulla di sbagliato.

Si risvegliò dai suoi pensieri quando scorse il riccio avvicinarsi a lui e prenderlo tra le braccia. «Sapevo che saresti tornato da noi» gli disse Louis, con un sorriso.

Entrambi avvicinarono le loro bocche per potersi baciare, quando Stan comparve accanto a loro imprecando «Louis, rispondi a quel cazzo di cellulare!». Il maggiore cercò di lasciarlo perdere, ma quando si rigirò verso il riccio, quest'ultimo era scomparso.

Louis sentì una cuscinata in pieno volto. Aprì gli occhi di scatto, magari c'era un'invasione aliena.... Invece c'era solo il suo cellulare che squillava.
Ma che cavoloQuante volte Stan aveva risposto al suo telefono? E perché non poteva farlo anche ora? Cavolo! Era nel bel mezzo del sogno più bello e quello stupido lo aveva svegliato. Numero sconosciuto. Perfetto.

Accettò comunque la chiamata, quasi senza accorgersene. Usci dalla camera e rispose. Dall'altro capo della cornetta vi era il silenzio. Un sospiro.

«Harry?» chiese con voce tremolante. Era come se il suo cuore avesse capito che dietro quel silenzio vi era il riccio. «Harry, so che sei tu... Ti prego, torna a casa. Manchi a tutti. I gemelli ti salutano ed hanno bisogno di te, ma chi voglio prendere in giro? IO ho bisogno di te.... Io ti...» non riuscì a finire il suo monologo perché il riccio aveva chiuso la chiamata.

Sospirò sconfitto e scese le scale per prepararsi un thè. Si sedette sullo sgabello e prese ad accarezzare il pancione, dato che la bimba aveva iniziato a scalciare, probabilmente avendo avvertito il malumore del padre, come a dire «Ehy, non essere triste, ci sono io con te!»

Quello che Louis non sapeva era che realtà il riccio non aveva riattaccato, ma un avviso del credito esaurito aveva interrotto la chiamata.

Scusate se ormai aggiorno solo ogni morte di papa, ma con verifiche ed interrogazioni non riesco più a concentrarmi per scrivere...
Sono contenta che la storia stia piacendo, e ci leggiamo(?) presto (spero).
Els

Matched Souls {Larry mpreg}Where stories live. Discover now