Convalescenza senza sesso. Sopravvivenza incerta.

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«Andiamo, ce la faremo, non fare così» cerco di rincuorarlo. In quel momento realizzo che il dolore alla pancia si sta attenuando. Sospiro.

«Tutto bene?» Lelly mi fissa preoccupata.

«Il dolore inizia a diminuire, grazie al cielo.» Ricky mi osserva attento.

«Dici sul serio?» mi chiede toccando la pancia con cautela.

«Certo, l'antidolorifico inizia a fare effetto, l'utero è molto meno contratto» cerco di rassicurarlo.

«Sicuramente avrai addosso una dose da cavallo di miorilassante» proclama Lelly esibendo orgogliosa la sua preparazione quasi accademica. Inaspettatamente mi viene da ridere, cosa che scioglie all'istante la tensione di tutti. Soprattutto quella di Ricky. Le sue labbra s'incurvano in un sorriso incerto.

«Si è laureata tra una trombata e l'altra» lo informo strizzandogli l'occhio. Lelly mi abbraccia ridendo.

«Mi lascio prendere in giro solo perché non sei in forma e non mi va di approfittarne.»

«Ma io sto solo dicendo la verità» replico ricambiando l'abbraccio.

«Ora dimmi se non dovrei ambire alla beatificazione. Sopporto questa matta da oltre un quarto di secolo!» Lelly si rivolge a Ricky con aria melodrammatica. Le battute si susseguono per una mezz'ora buona, poi a me viene in mente che sarò costretta all'astinenza sessuale forzata. Questo è troppo.

«Che succede, hai visto un ufo? Sembri stravolta, hai una faccia tremenda!» Lelly si allarma di fronte alla mia espressione improvvisamente sconvolta.

«Non potremo fare sesso fino a data da destinarsi!» annuncio fingendomi disperata. Lelly si volta e inizia a brontolare in modo incomprensibile, Ricky mi stampa un bacio in fronte, scoppiando in una risata fragorosa.

«Amore, so che per te questo rappresenta un problema serio, come per un sub trovarsi in fondo al mare a bombola scarica, ma si tratta di una situazione temporanea e, soprattutto, per un fine eroico» mi parla come se fossi ritardata.

«Sono convinta che non esista una motivazione all'astinenza sessuale se non questa. Vorrà dire che sperimenteremo nuovi espedienti per passare serate lussuriose che siano innocui per il pupo» dichiaro convinta.

«Sono perfettamente d'accordo con te» dice Lelly appoggiando in pieno la mia tesi. Ricky mi guarda divertito.

«Va bene, ma solo dopo un bel pezzo che la fase critica sarà definitivamente passata» sentenzia lui serio. Gli strizzo l'occhio e accarezzo la mia pancia ancora dolorante. Poco dopo mi ritrovo da sola, a fissare fuori dalla finestra, mentre l'infermiera cambia l'ennesima flebo. Milioni di pensieri turbinano nella mia mente, emozioni contrastanti, sensazioni mai provate, ma a farla da padrona indiscussa è la paura. Paura che devo tenere a bada in ogni modo, esorcizzandola con ogni mezzo. Con questa consapevolezza crollo in un sonno agitato in cui trovano posto il sangue, il dolore e la stramaledetta paura, combinate insieme in un mix che stimola una reazione immediata e feroce da parte mia.

Sono una mamma che combatte per salvare il suo bambino. La paura si fotta.

La notte agitata cede le armi a un'alba burrascosa. Un temporale tremendo scuote le finestre, il cielo riversa acqua e grandine in quantità industriali. La mattinata si trascina piano, tra visite mediche ed emozioni altalenanti. Sembra quasi che la mia vita sia stata messa in stand-by. Mangio, dormo e aspetto, in preda all'ansia più totale.

Si susseguono così parecchie giornate, costellate dalle numerose visite di Ricky e Lelly, accompagnata da Joey, in crisi a causa della sua nota allergia agli ospedali. Ho passato interminabili momenti di tensione durante le ecografie. Ho superato parecchie fasi di sconforto alternate ad altre di euforia.

Con quell'ultimo stato d'animo vengo dimessa, dopo quasi tre settimane di totale immobilità. Ricky entra nella stanza e vedermi finalmente in piedi lo rende sovreccitato. E impanicato. La maggior parte dei papà sviluppa una forma acuta di iperprotettività, nei confronti delle compagne incinte. Dipendesse da loro le donne in attesa non dovrebbero coprire distanze a piedi, a esclusione di quelle che intercorrono tra il letto, il bagno e il divano. Naturalmente senza sollevare pesi e mangiando in modo adeguato. Chiaramente l'apporto calorico della speciale dieta tipo, minuziosamente studiata dall'attento papà, non è inferiore alle tremila calorie giornaliere.

Sto infilando le mie cose in valigia, quando lui arriva e mi coglie sul fatto. Si precipita su di me, strappandomi di mano la trousse come se fosse radioattiva.

«Che diavolo stai facendo? La dottoressa ti ha prescritto riposo a-s-s-o-l-u-t-o» scandisce le parole con aria minacciosa.

«Amore, a furia di stare stesa o seduta mi sonovenuti i calli sulle chiappe, abbi pietà, non farò sforzi, hai la mia parolad'onore»

Controtempo    (#Wattis2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora