Capitolo 3.

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Finiamo di prepararci, prendiamo le nostre borse, scendiamo di casa e saliamo nella macchina del padre di Sarah, che ci avrebbe accompagnate alla festa.

Arriviamo davanti alla casa di Rose e dal finestrino vediamo che c'è più gente di quanto ci aspettassimo.

Scendiamo dall'auto e ci immischiamo tra la gente che stava già ballando. Eravamo gasatissime, la festa era davvero ben organizzata e la musica era ad altissimo volume!

"Vado a prendere da bere! Volete qualcosa?" urla Kate cercando di far sentire la sua voce sopra la musica.

"Per me della vodka liscia!" risponde Sarah.

Kate mi guarda aspettando una mia risposta e infine dico: "Io passo, magari dopo" e ritorno a ballare con Sarah.

Balliamo senza fermarci nemmeno un secondo e devo dire che mi stavo divertendo. Tutti i volti mi erano familiari, la maggior parte degli invitati veniva nella mia stessa scuola e questo mi rassicurava un po' di più. Non mi piace l'idea di ballare in mezzo a gente sconosciuta.

Kate si avvicina a noi per portare il bicchiere di vodka a Sarah, ma fa un po' di fatica perché viene subito urtata da tutte le parti dalle persone che stavano ballando, così decidono di allontanarsi per poter bere con più tranquillità, e mi lasciano da sola.

Continuo a ballare con un gruppo di ragazzi e ragazze che conoscevo solo di vista, ma che vedevo sempre a scuola. Quella sera non volevo pensare a nulla, volevo tenere la mia mente libera da ogni tipo di pensiero e divertirmi.

Ad un tratto sento qualcuno che mi viene addosso da dietro e mi giro per vedere chi fosse.
I miei occhi incontrano quegli stessi occhi scuri e profondi di cui mi ero incantata solo il giorno prima e che mi avevano vista quella stessa mattina.

"Scusami non volev.. ah ei, ma sei tu!" mi dice come se ci conoscessimo da anni. Il tono che ha usato mi ha leggermente sorpreso, ma mi ha anche rallegrato parecchio.

E menomale che quella sera non volevo pensare a nulla, non volevo pensare a lui. Non avevo nemmeno fatto in tempo a finire di dirlo che Dylan mi era già venuto addosso.
Non mi aspettavo che l'avrei incontrato lì, pensavo fosse un tipo più tranquillo e che preferisse passare il sabato sera in un altro modo invece che passarlo andando alle solite feste; ma dopotutto c'era quasi tutta la scuola quella sera, perché mai sarebbe dovuto mancare?

"... Ei ciao!" dico sorpresa dopo qualche secondo; dovevo prima rendermi conto che si trovava davvero davanti a me e che mi stava parlando. Continuavo a ripetermi che no, almeno quella sera dovevo lasciarlo perdere, che non avrei passato tutta la serata cercando di avvicinarmi sempre più a lui come una cretina. Mi stavo già rigirando per andare a raggiungere le mie amiche quando lo vedo tendere la mano davanti a me e pochi istanti dopo lo sento presentarsi: "Comunque non ci siamo presentati, io sono Dylan".

Non posso fare a meno di sorridere. Stava succedendo davvero?

Gli stringo la mano, e avvicinandomi al suo viso urlo per farmi sentire: "Piacere, Madison!".

Fu in quel momento, al tocco delle nostre mani, che decisi di mandare a fanculo il mio inutile piano di non pensare lui, perché sarebbe stato più stupido fare finta di niente a tutto ciò che era appena successo. Si era presentato a me ed era una buona occasione per conoscerlo meglio.

"Vado a prendere qualcosa da bere. Vuoi qualcosa?" mi chiede Dylan. Questa volta decido di accettare, non potevo rifiutare. Annuisco. Dovevo andare con lui o ritornare a ballare? Me l'aveva chiesto perché voleva che lo accompagnassi o era una scusa per allontanarsi da me? Insicura come sono ritorno a ballare.

Improvvisamente sento qualcuno prendermi la mano e sento un brivido percorrermi lungo la pelle. Guardo la mia mano per verificare che non me lo stessi solo immaginando e con lo sguardo seguo il braccio di quella persona, per poi arrivare al volto: volevo vedere chi fosse. Saranno o Kate o Sarah.

Con mia sorpresa, i miei occhi incontrano di nuovo quelli di Dylan; mi stava tenendo la mano.

"Intendevo se ti andava di accompagnarmi a prendere qualcosa da bere, stupida" mi sussurra nell'orecchio, dopo essersi avvicinato al mio viso.

Non potevo vederlo, ma ero sicura che in quel momento avevo tutto il viso rosso.

Non faccio in tempo a rispondergli che si gira e, tenendomi sempre la mano, si fa strada tra la folla chiedendo permesso e spingendo qua e là.

Arriviamo vicino al tavolo dove ci sono gli alcolici e c'è una vasta scelta: vodka liscia, alla pesca, alla menta, alla fragola, malibu al cocco, sambuca, limoncello e delle birre.

Guardo Dylan prendere una lattina di birra, aprirla e prenderne un sorso. Poi sposto leggermente lo sguardo a destra e mi accorgo che Sarah e Kate ci stavano fissando. Mi sorridono e mi fanno il segno del pollice in su con le mani. Mi trattenni dal ridere.

"Ne vuoi un sorso?" mi chiede Dylan, attirando di nuovo la mia attenzione.

La verità è che la birra non mi piaceva molto. Non mi faceva schifo, ma semplicemente avrei preferito bere qualcos'altro sapendo che c'erano altri tipi di alcolici.

Dalla mia faccia Dylan capisce che non ne voglio e dopo qualche secondo dice: "Okay ho capito, cosa preferisci?"

"Non lo so, scegli tu qualcosa per me, quello che vuoi, basta che non sia birra" gli dico.

Sposta lo sguardo sulle bottiglie e inizia a guardarle tutte. Ci impiega qualche secondo per compiere la sua scelta, che alla fine ricade sul malibu al cocco.

Prende un bicchiere, impugna la bottiglia e inizia a versare l'alcol.
Me la passa e ne prendo un sorso.
"Ho scelto bene?" mi chiede sorridendo. "Benissimo, grazie" rispondo ricambiando il sorriso.

Prende l'intera bottiglia di malibu e prende un'altra lattina di birra ed usciamo in giardino.

Ci sediamo sul prato, in un angolo del giardino dove non c'era nessuno, lontano da ragazzi già ubriachi che si erano addormentati sull'erba.

Faceva abbastanza fresco e c'era tranquillità, la musica proveniente dall'interno della casa si sentiva lo stesso ma non dava fastidio, e ciò ci permetteva di parlare senza dover gridare.

Perché Dylan voleva passare la serata con me? Se la sua intenzione era quella di farmi ubriacare per poi usarmi per i suoi piaceri si sbagliava di grosso. Non andrei a letto con lui per una botta e via anche se gli andavo dietro da mesi ormai. Non sono quel genere di ragazza.

"Perché siamo qui fuori?" gli chiedo tra un sorso e l'altro, forse con tono un po' scontroso.

Mi guarda confuso e non risponde. Tira fuori dalla tasca dei jeans un pacchetto di sigarette e ne prende due, porgendomene una. Marlboro Red.

Non so se prenderla o no, perché volevo che prima mi rispondesse, ma avevo voglia di fumare. "La prendo solo se rispondi alla mia domanda" dico con tono deciso.

"Non c'è un perché, non mi piace stare in mezzo a troppa confusione. Sono venuto a questa festa solo perché Rose era venuta alla mia, tutto qui" dice semplicemente.

Lo guardo per qualche secondo, cercando di capire se fosse sincero o no e se dovevo credergli. Alla fine prendo la sigaretta dalla sua mano.

"Quand'è stato il tuo compleanno?" gli chiedo, siccome stavamo parlando di quel tema.

"È d'estate, il 18 giugno. Il tuo?" mi chiede guardandomi.

"Il 30 marzo, è appena passato" rispondo.

"Ti avrei fatto gli auguri se ti avessi conosciuto prima" dice tra un tiro e l'altro. "Già, fa niente, sarà per il prossimo anno" dico.

Dylan mi guarda e sorridendo dice: "30 marzo.. me lo ricorderò". Dubito che se lo sarebbe ricordato sul serio.

"Cercherò di ricordarmelo solo se tu verrai alla mia festa di quest'anno" fa l'occhiolino.

"Dipende se non avrò impegni, vedremo" dico sarcastica. Era ovvio che ci sarei stata. Non avrei mai potuto perdere un'occasione del genere.

Mi trovavo davvero bene a parlare con lui, mi sono sentita fin da subito a mio agio. Cosí tanto che non mi rendevo conto dei progressi che stavo facendo in una sola sera. Tutto quello che potevo solamente immaginare e sperare che accadesse stava succedendo davvero, e non potevo esserne più contenta.

i'll look after youWhere stories live. Discover now