Capitolo 5.

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Continuo a rigirarmi nel letto nel tentativo di trovare una posizione comoda per dormire, ma senza risultato, e mi passa il sonno. Avevo passato una serata davvero stancante, però non riuscivo lo stesso ad addormentarmi. Almeno non ero più ubriaca.

Guardo al lato del letto per vedere se Dylan stesse già dormendo. Ha gli occhi chiusi ed ero convinta che dormisse, finché non sento la sua voce dire: "Qualcosa mi dice che non riesci a dormire, ad esempio il fatto che continui a fare rumore muovendoti".

Mi sento un po' in colpa, immagino che pure lui sia stanco e mi scuso: "Scusami.. è solo che questo letto è così scomodo e non trovo la giusta posizione per dormire".

Dylan si alza e si mette seduto. Prende il suo telefono e con il viso illuminato dallo schermo guarda l'orario: 5.11.

Dopo qualche secondo dice: "Usciamo".
Lo guardo confusa, anche se lui non può vedere il mio viso a causa del buio e gli chiedo: "Dove vuoi andare alle 5 del mattino?".
"Ci facciamo un giro, poi ti riaccompagno a casa" risponde. Accetto.

Ci mettiamo le scarpe che ci siamo tolti per dormire e usciamo dalla camera. Che casino: bottiglie ancora mezze piene appoggiate chissà dove, mozziconi di sigarette e bicchieri vuoti sul pavimento e persone ubriache marce che dormono per terra o sui divani.. Fortunatamente ce ne stavamo già andando, così al risveglio non ci sarebbe toccato aiutare a pulire tutto quel macello.

Usciamo dalla porta d'ingresso e noto con piacere che fuori è ancora buio. Il buio e la notte mi rilassano.

Fa un po' freddo e metto le braccia conserte. La giacca di jeans non mi tiene caldo abbastanza.

Dylan nota che ho freddo e senza dire nulla si toglie la sua giacca di pelle per appoggiarmela sulla spalle.

Mi sembra di essere nella scena di un film, ho sempre desiderato che mi succedesse una cosa del genere. Non posso fare a meno di sorridere e arrossisco.

"Hai ancora freddo?" mi chiede preoccupato. Mi piace che sia così premuroso con me.

"Un po', ma meno di prima grazie" dico imbarazzata, ancora emozionata dal suo gesto.

Tira fuori due sigarette dal pacchetto e me ne porge una. Ormai non mi chiede nemmeno più se la voglio, me la dà e basta, come se gli piacesse offrirmi sigarette a caso e come se non volesse che io rifiutassi.

"Tieni, ti riscalderà di più" dice mentre mi accende la sigaretta con l'accendino.

Camminiamo per parecchi minuti in mezzo alla strada buia e deserta, a quell'ora non passano quasi mai le auto.

"Comunque non è vero che ho scelto il Malibu al cocco a caso" mi dice ad un tratto, interrompendo quel silenzio per nulla imbarazzante, ma quasi piacevole.

"Non ti seguo" gli dico confusa.

"Prima." dice guardandomi negli occhi "Mi hai chiesto perché avessi scelto il Malibu al cocco per te, e ti ho risposto che a tutte le ragazze piace. Ed è vero, peró non è questo il vero motivo. Se hai notato ci ho messo un bel po' prima di decidere ed è perché ci ho riflettuto molto prima. Mi sono basato sulla prima impressione che ho avuto su di te. Sei una ragazza diversa dalle altre, non sei la solita festaiola che pensa solo a divertirsi e quindi ho escluso la vodka, perché è la solita bevanda che prendono le ragazze quando non pensano ad altro che ubriacarsi. Il limoncello e la sambuca hanno dei gusti forti, mentre tu mi dai l'idea di una ragazza fragile, che si tiene tutto dentro. La birra mi avevi già detto che non ti piaceva e alla fine la mia scelta è caduta sul Malibu. Ha un sapore non troppo forte, quasi delicato rispetto a tutti gli altri alcolici. Un po' come te, Madison".

Mi sorprende questo suo discorso e mi sorprende il fatto che me l'abbia detto con una certa naturalezza che sembra quasi che mi conosca più lui di me stessa.

Il comportamento di Dylan peró non mi convince ancora del tutto, ma preferisco non pensarci e sperare che mi sbagli.

Mi sentivo davvero bene, spensierata, con accanto la persona che desideravo di conoscere da mesi. Nulla avrebbe potuto rovinare quel momento. Era tutto perfetto, stava andando meglio di quanto potessi immaginare.

"Ecco, io abito qui" dico quando arriviamo davanti casa mia. Si erano fatte le 6.45.

Avrei voluto abitare più lontano, così avrei potuto passare qualche altro minuto in più con Dylan.

Restiamo fermi a guardarci per qualche secondo, non sapendo che cosa fare.

"Credo sia il momento che io vada.." dico un po' imbarazzata.

Sto per girarmi e andarmene, quando vedo che Dylan si avvicina a me. Improvvisamente sento un'ondata di calore. Mi sta abbracciando. Sono tra le sue braccia. Vorrei rimanerci per un'altra ora, mi sento al sicuro.

"Buonanotte, anzi buongiorno, Madison" sussurra.

"Buonanotte, anzi buongiorno, Dylan.".

i'll look after youOnde histórias criam vida. Descubra agora