§ Pericolo §

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Le sue labbra erano come una droga. Morbide e vellutate. La baciò senza pensarci neanche un secondo. Hermione rimase un attimo scioccata, non se lo aspettava, ma poi si era sciolta in quel bacio e fra le sue braccia. Draco si staccò delicatamente. La guardò negli occhi. Quegli occhi color nocciola, ma più tormentati di qualsiasi altra tempesta.

«Mi dispiace... »

«Di cosa?» Hermione gli sorrise.

«Non avrei dovuto darti questo bacio.» Si alzò in fretta.

«Non siamo più bambini Draco, possiamo decidere da soli se è giusto o sbagliato! Per te è sbagliato?... »

Draco si fermò, frastornato da quelle parole :"Per te è sbagliato?" Per lui era sempre stato giusto, ma doveva fingere che fosse sbagliato. Avrebbe sempre voluto averla al suo fianco, ma le stupide ideologie di suo padre non glielo permettevano e quindi aveva deciso di odiarla per non soffrire. Preferiva offenderla che vederla sorridere perché il suo cuore sapeva che non l'avrebbe potuta avere. Hermione intanto si era alzata. Teneva i pugni contro i fianchi, le gote arrossate dalla rabbia e gli occhi pieni di emozioni. Draco non resistette. La prese per i fianchi e la spinse fino al muro. Le loro labbra unite in un bacio che esprimeva tutto quello che a parole non si sarebbero mai detti. Le mani di Draco la cercavano, l'accarezzavano, la stringevano più vicino. Non avrebbe mai voluto allontanarsi. Si staccò dalle sue labbra e appoggiò la sua fronte a quella di Hermione. La guardava fissa negli occhi mentre entrambi riprendevano fiato e le loro bocche si sfioravano dolci, le mani nei capelli di lei.

«Non sarà mai sbagliato ciò che faccio con te... Non lasciarmi mai...» La voce si incrinò leggermente.

«Non potrei abbandonarti nel tuo mare di incubi, ma devi essere tu il primo a cercare la luce... »

Hermione si spostò dalle sue mani e uscì silenziosa dalla stanza. Draco rimasto solo tirò un pugno al muro. Possibile che quella ragazza sapesse tirar fuori quella parte che era sempre stata nascosta? Lo rivoltava come un calzino e poi lo lasciava solo per un po'. Quando la guardava negli occhi si sentiva scavare dentro, lei poteva vedere tutto quello che provava. Si sentiva nudo e indifeso al suo sguardo, vulnerabile. Fuori dalla finestra il cielo si era fatto ancor più scuro. Le nuvole cariche di pioggia erano diventate nere e i primi lampi iniziavano a brillare nel cielo, anche se i tuoni non erano ancora arrivati.

Draco uscì dalla stanza accompagnato dal battere incessante della pioggia che sembrava imitare il suo cuore. Scese le scale e si diresse vero la Sala Grande per cenare. Si sedette vicino al posto si Hermione, ma quando la cena iniziò, lei non si era ancora presentata. In un primo momento Draco non si preoccupò, magari si era fermata da qualche parte, ma quando la cena finì e i ragazzi iniziarono ad uscire, dubbi e timori gli invasero la mente. Prima chiese agli altri insegnanti, ma nessuno sapeva dove fosse. Si alzò preoccupato e iniziò a cercarla anche se non sapeva neanche da dove iniziare. Iniziò dal posto più ovvio: la biblioteca, ma quando vi entrò trovò solo qualche studente e la bibliotecaria che lo rimproverò del rumore fatto. Il cuore iniziava a pesargli nel petto. Dove diavolo era finita Hermione? Corse nella sala Comune di Grifondoro. Niente. Cercò nella serre, al campo di Quidditch, nei giardini.

Poi gli venne il lampo. La sua aula! Corse a perdifiato e si ritrovò davanti alla porta in poco tempo. Il silenzio regnava sovrano e l'unica cosa che sentiva era il sangue pompargli nelle vene. La porta era aperta, la spinse lentamente. Anche se c'erano alte finestre, il buio invadeva tutto e riusciva solo a distinguere strane ombre. Entrò silenzioso, evitando di respirare troppo, per non fare rumore.

«Draco... Accomodati pure...»

Una voce maschile giunse dal fondo dell'aula. Una voce roca e graffiante.

«Puoi stare tranquillo... Non torcerò un capello alla tua streghetta. »

Qualcosa si mosse, sembravano le gambe di una sedia che stridettero sul pavimento di pietra. Un mugolio sommesso gli giunse all'orecchio. Era Hermione.

«Allora lasciala andare.»

«Lo so che ti piacerebbe molto, ma dopo sarei in svantaggio. Due maghi contro uno, molto sleale, non trovi?»

«Trovo che dovresti finire di giocare e dirmi cosa vuoi!»

«Il biglietto che ti ho mandato mi sembrava più che chiaro... Draco, possiamo ricostruire ciò che il signore Oscuro voleva, possiamo far risorgere i mangianorte e prendere il potere!»

La voce del tale aveva una nota di follia.

«Queste sono le parole di un pazzo, Voldemort è morto e con lui tutti quei malati di mente!»

«Stai definendo la tua famiglia come malati di mente? Sei proprio un figlio irrispettoso! Dovresti essere grato ai tuoi genitori!»

«E di cosa?! Di avermi comandato per tutta la mia vita, per avermi costretto a far soffrire chi amo? Ho dovuto credere in ciò che credevano loro, non in ciò che credevo io. A loro non devo proprio niente, provo solo disprezzo!»

Gli sputò quelle parole in faccia. Era stata una liberazione per lui. Aveva aperto il suo cuore e detto ciò che provava veramente.

«E chi ami veramente?...»

Quelle parole lo colpirono in pieno volto. Chi amava veramente? Con chi avrebbe voluto condividere la sua vita, crescere inseme e invecchiare?

Hermione.

Il suo volto era impresso nel suo cuore e nella sua mente.

«Allora Draco? Chi è questo tuo grande amore? Forse qualcuno che ha già sofferto a causa tua, qualcuno che ti è molto vicino, in tutti i sensi?»

Hermione, che aveva continuato a muoversi per cercare di liberarsi, ad un tratto si fermò.

«Non c'è bisogno che te lo dica, se lo sai già... »

«Può anche darsi, ma che divertimento ci sarebbe dopo?»

Poi tutto divenne confuso.

"The Sky Seen From The Moon" |Dramione|Where stories live. Discover now