detective conan: la morte di ran

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CAPITOLO 1

La Morte di Ran - E' dura ricominciare...

Sei mesi.
Era inverno quando Lei sen è andata, ma per Lui è come se fosse stato ieri.
Erano più o meno le sei di mattina...ora insolita per alzarsi, ma era così ogni volta.
I primi mesi erano stati duri per tutti, ma in particolare per Shinici...
I suoi occhi blu erano ora spenti, avevano perso quella luce che li distingueva.

Quando ti ha vista lì, per terra, il sangue vermiglio attorno al tuo corpo, per un attimo era rimasto immobile, gli occhi spalancati: la sua immagine si rifletteva nei suoi occhioni blu da bambino, poi con uno scatto si fondò su quel corpo ormai senza più un anima e inizò a scuoterlo, prima dolcemente, chiamando il suo nome...
"Ran...avanti svegliati..."
La fissò: sembrava stesse dormendo...com era angelica e bella...
Le sue labbra carnose che non avevano mai incontrato le sue, mai sfiorate, mai avuto il bacio che tanto bramavano entrambi.
I suoi capelli infradiciati e sporchi di sangue si tingevano di rosso, coprendo il loro castano naturale, che a te piaceva tanto.
Iniziò a prenderti con tutte e due le sue braccine da bambino
"Ran!! No...non puoi...Ran,svegliati!!"
Il bambino uscì letteralmente di senno.
Continuava a scuotere più fortemente il tuo corpo, ormai morto.
I suoi vestiti si macchiarono di sangue. Uno spettacolo drammatico.
Heiji arrivò e ti staccò dal suo corpo.
"Lasciami!! Dobbiamo salvarla, non posso abbandonarla!!" il bambino si dimenava tra le lacrime.
Non era altro che carne e ossa.
Non c'era più nulla di te.
Le lacrime scendevano copiose dal tuoi occhi, nascosti dalla frangetta folta, ma tu continuavi ad urlare il suo nome.
L'amico che ti teneva in braccio, non disse nulla.
Kazuha piangeva anche lei vicino all'amico, mentre anche Goro si fiondò sul corpo di sua figlia.
"Ran...bambina mia...!" inizò a piangere anche lui, ininterrottamente.

Furono giorni duri, pieni di tristezza. Nessuna parola nessun conforto poteva minimamente tirarli su di morale.
Conan si era chiuso in un silenzio ostile, si era isolato da tutto e da tutti.
Non parlava, non mangiava, non bevevo, non reagiva.
Invano tutti tentavano di tirarlo su, cercavano di fargli tornare la voglia di vivere.
Heiji si trasferì da Goro, che chiuse l'ufficio e passava le giornate a bere, a ubriacarsi.
Eri per i primi tempi si trasferì anche lei per dare una mano al marito...in fondo condividevano lo stesso dolore, e solo i suoi abbracci, i loro pianti uniti, potevano in qualche modo "colmare" quel dolore che li attanagliava.
Ma Shinici era solo.
Non aveva potuto presentarsi al funerale con il suo vero corpo, cosa che mandò in bestia Sonoko non vedendolo
"Kudo...non lo perdonerò mai...Come può non presentarsi al Suo funerale!?" aveva detto piena di rabbia e tra le lacrime a Kazuha. Lei non seppe rispondere, ma fu Heiji a difendere l'amico
"Hey, tu! Sappi che anche se non l hai visto, Shinici è venuto eccome!"
"Ha, davvero? E dimmi, dov'è stato negli ultimi tempi? Perché l'ha lasciata sola? Perché ora, io, qui, non lo vedo??"
Il Detective del Kansai non poteva certo dirgli la verità, ossia che Conan in realtà era Shinici.
Scorse dei piccoli luccichii nei suoi occhi e capì quanto stesse male per le parole dette dalla Suzuki.
Il suo piccolo corpo tremava: tremava dalla rabbia, dal dolore, dalla frustrazione di non poter salutare la sua unica ragione di vita con il suo vero corpo, ma bensì da Conan Edogawa.
Dopo il funerale, le cose peggiorarono.
Ogni notte il bambino aveva gli incubi, si svegliava urlando e tutto sudato.
Cercava in qualunque modo di non dimenticarsi del suo viso, la sua voce...
Non voleva dimenticarla, ma aveva paura che col passare degli anni potesse non ricordarsi più di Lei.
Per i primi tempi aveva smesso di andare a scuola e i suoi amichetti, preoccupati per la sua salute, erano andati a trovarlo, ma furono sbattuti fuori di casa dal Piccolo.
Da allora chiedevano ad Ai sue notizie, avendo paura di esser cacciati via di nuovo. Si sentivano impotenti, e tutti iniziarono a preoccuparsi seriamente per la sua salute, sia fisica, che mentale.
Col passare dei mesi, Goro aveva riacquistato un po' di voglia di vivere, così riaprì l'agenzia, nonostante di clienti ce ne fossero pochi.
Heijii nelle rare occasioni in cui questi venivano, lo spronava a risolvere i casi, ma nemmeno quello sembrava interessargli più.
Non gli interessava più nemmeno riacquistare il suo corpo da liceale, Ormai niente aveva più senso...Avrebbe condotto la sua vita come il piccolo Conan Edogawa, si era detto.
Ogni giorno, da quando si svegliava, si diceva che era stato un incubo e che, aprendo la porta di camera, l'avrebbe vista indaffarata ai fornelli, per poi girarsi con il sorriso radioso e salutarlo dolcemente, dandogli il buongiorno.
Ma quando Conan apriva quella porta, non c'era nessuna Ran in cucina, nessuna Ran che lo salutava. Solo silenzio.
Non era mai voluto andare in cimitero: significava concretizzare la Sua morte, accettare che lei fosse parte della terra, che lei non fosse più con lui.
Molte volte Ai provò a ficcargli in testa che Ran non era partita, che doveva farsene una ragione.
Un giorno lei andò a trovarlo.
"Senti Shinici...so bene cosa stai provando, ma devi fartene una ragione. Ran non tornerà più da te, e tu devi viverti la tua vita. Sono sicura che Lei lo vorrebbe."
Parole dure, che lo colpirono dritto al cuore.
A Conan gli salì il solito groppo che cercò di mandar giu, insieme alla rabbia che le sue parole erano vere, purtroppo, ma lui face di tutto pur di non credergli.
"Non è vero..."
"Si, e lo sai. Torna a vivere Shinici..."
Lei provò con un contatto diretto, si avvicinò al bambino ma quest'ultimo la rifiutò allentandosi. Non voleva abbracciare nessun altro che non fosse la sua Ran.
Ai ci rimase male, ma non lo diede a vedere.
"Tu non sei il Kudo che conosco.
Il Kudo che conosco io non si arrenderebbe mai. Cercherebbe gli assassini e li sbatterebbe in prigione, Proverebbe a rialzarsi e a ricominciare a vivere, per Lei, per la sua memoria, e soprattutto rivorrebbe tornare il liceva che era. Conan Edogawa non dovrebbe neppure esistere.
Tu non dovresti esistere.
Tu sei Kudo Shinici!"
"Sta zitta! Io ormai non sono più nessuno!"
E scappò via dall'agenzia investigativa.
Da quel momento si rinchiuse in se stesso. Non parlava. Non provava nulla. Una piccola fitta di dolore e i soliti incubi.
Aveva chiuso i contatti con tutti, solo Heiji gli stava vicino. Giornate passate in silenzio. Qualche volta anche Ai andava a trovarlo.
Aspettavano qualcosa. Aspettavano che fosse lui a fare qualcosa. Non erano bastate le parole, gli abbracci rifutati.
Conan iniziò a mangiare, a uscire.
Nessuno provò a dirgli più niente. Tutto rimase immobile, immutato, per Lui.
Il mondo si era fermato.

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