Ventiquattro

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Danni


Sospetto di essere sul punto di svenire. Come sia possibile che non sia ancora in iperventilazione onestamente non lo so, ma se continuo così potrei finirci a breve. L'ansia mi ha assalita di nuovo e ho come il sospetto che questa volta non se ne andrà molto presto.

La partita fra Galles e Nuova Zelanda è terminata e ora tutto ciò che mi rimane da fare è partecipare alla cena del terzo tempo, a cui manca davvero poco. Fino a dieci minuti fa ero tranquilla, ho parlato con Jenna della partita, salutato Jamie, Rachel e Norman, ripensato più e più volte al fatto che avevo appena visto gli All Blacks giocare nella stupenda cornice del Millennium Stadium. Poi io e Jenna siamo arrivate a casa mia, dove ho dovuto iniziare a preparami affinché fossi presentabile alla cena e come mi sono infilata l'abito per stasera e mi sono guardata allo specchio mi sono innervosita tutto d'un tratto.

Jenna ricompare nella mia camera, un bicchiere d'acqua stretto in mano.

«Lo hai preso per me?» le chiedo, distogliendo lo sguardo dallo specchio da cui l'avevo vista entrare e voltandomi verso di lei.

«No. Ma se vuoi vado a prenderne un altro.»

«No, lascia stare. Non ho sete.»

Torno a rivolgermi alla me stessa riflessa, raccogliendo i capelli per poterli acconciare, nel vano tentativo di pensare ad altro.

«Danni, respira. Finirai con lo svenire da qualche parte se continui così» riprende parola dopo un po' la mia amica.

«Si vede molto che sono nervosa?» chiedo.

«No, macché. Ho tirato a indovinare e ci ho preso» risponde Jenna, il tono sarcastico.

Appoggia il bicchiere sul mobile, avvicinandosi poi a me. Come mi raggiunge posa entrambe le mani sulle mie spalle, guardandomi negli occhi attraverso il riflesso dello specchio.

«Rilassati, andrà tutto bene. È solo una cena.»

«Lo so. Ma sono preoccupatissima. Ho paura di fare una pessima figura. O, peggio, di farne più di una.»

«Se ti agiti come stai facendo ne farai di certo» risponde lei, senza troppi peli sulla lingua, come suo solito. Ma Jenna sa perfettamente che per smuovermi ho bisogno di questo. Essere rassicurata e tranquillizzata va bene, ma essere smossa mi ha sempre aiutata molto di più.

«Dici che posso farcela?» domando dopo un po'.

«Certo che puoi. Non è la prima volta che esci con Matt.»

«Sì ma non ci sarà solo lui stasera» le ricordo.

«D'accordo. Ma ho come il sospetto che ciò che ti preoccupa di più non sia la cena in sé, ma il fatto di andarci con Matt.»

Tento di ribattere, ma non so cosa dire. Forse Jenna ha ragione – non sarebbe la prima volta – ma sono certa che il solo fatto di uscire con Matt non potrebbe mettermi addosso una tale agitazione; anche se devo ammettere che il suo invito e il modo in cui ha affrontato l'argomento ogni qualvolta ne abbiamo parlato, hanno mostrato un atteggiamento differente dal suo solito.

«Penso che andrò a truccarmi» dico infine, dirigendomi poi verso il bagno.

La voce di Jenna mi raggiunge come entro nella stanza: «Brava ragazza» la sento pronunciare.

A truccarmi impiego davvero poco tempo; non ho mai messo nient'altro al di fuori di eyeliner e matita e a passarli entrambi impiego meno di cinque minuti. Rimango nuovamente immobile a osservarmi allo specchio, passando un momento le dita fra la frangia, così da pettinarla il più omogeneamente possibile.

Cenerentola non lucidava palloni da rugbyWhere stories live. Discover now