Capitolo 15 - Amare sconfitte

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Caroline Argent 

La luce debole del sole filtra dalla finestra, creando giochi di colori sotto ai miei occhi. L'arco trema nelle mie mani. Non riesco a concentrarmi. Le voci incessanti delle ragazze, che provengono dalla stanza di sopra, mi infastidiscono. Penso alle cose che sono successe ultimamente.

 I pensieri sono disordinati nella mia mente. Bussano per uscire, ma io li racchiudo nuovamente. Sento la testa pesante. Non riesco più a sopportare tutto ciò. Improvvisamente un suono mi risveglia dai miei pensieri. Sembra un battere incessante causati da un paio di tacchi a spillo. Mi volto verso le scale, e i miei dubbi diventano realtà.

"Lydia?!" Dico incuriosita. La sua espressione è allarmata. Gli occhi sono lucidi. Deve aver pianto. Nel suo sguardo, però, riesco a scrutare solamente determinazione e forza.

Le sue labbra tremolano prima di parlare. "Posso entrare?" Chiede lei. La faccio entrare, mentre la osservo con uno sguardo perplesso.

"Volevo ringraziarti... Per avermi fatto capire alcune cose" inizialmente balbetta, ma la frase é conclusa con un tono sicuro. Le sto per rispondere, ma mi interrompe. ''E' vero, quello che hai detto poco fa. Sono sempre distratta da ciò che mi piace, ma non mi impegno mai sulle cose che sono necessarie.'' Prende un respiro, riposando gli occhi su di me. Il suo sguardo si accende di sicurezza.

"Caroline. Non voglio più sentirmi debole. Non voglio più sentirmi inutile. Eravate tutti a combattere per Stiles, ma io...io ero a casa. Non penso che sperare serva a qualcosa. Non voglio più avere così paura. Voglio essere forte." Mi sto chiedendo perchè lo stia dicendo proprio a me. Poi capisco. So dove vuole arrivare. "Voglio imparare a combattere."

"Lydia" la interrompo, ma lei continua. "Speravo che tu potessi aiutarmi."

Sospiro. I ricordi del mio addestramento si ripercuotono nella mia mente. Il dolore. La fatica. Però poi tutto ciò che vedo sono i corpi delle persone che non ho saputo proteggere. Il senso di impotenza. La rabbia. La debolezza.

La invito a seguirmi nella parte del Garage dove teniamo le armi. Lydia osserva intimorita tutto ciò che la circonda. Per un istante l'indecisione illumina i suoi occhi, una luce che si consuma molto rapidamente. "Inizieremo domani, ma prima. Prima devi scegliere l'arma." La banshee é avvolta da una determinazione impressionante. "L'arco. Voglio l'arco."

La sua risposta non mi stupisce. Un nome si disegna davanti ai miei occhi: Allison.

Così so cosa fare. Afferro nuovamente il mio arco. Quello che un tempo era stato di Allison. "Da domani ti allenerai con questo" la ragazza si allontana. Il suo sguardo é malinconico. Noto che riflesso nelle sue iridi vi è il senso di colpa. "Non puoi. É l'unica cosa che ti lega a lei..." 

"Lydia. Voglio che tu ti allena con questo arco. Potrai restituirmelo alla fine. Ma tienilo per l'allenamento, okay? Sarà come se fosse lei a insegnarti ad essere forte" 

Un forte rumore interrompe la nostra discussione. Un rumore di vetri infranti, scagliati al suolo. Mi volto istintivamente verso le scale. Poi, afferrando la Calibro 45, che scintilla davanti al mio sguardo, faccio un cenno con la mano a Lydia, dicendole di restare qui, al sicuro, qualunque cosa accada. 

Sopra le nostre teste, sussulti e rumori di combattimento mi incutono una vaga curiosità, mischiata ad un celato timore. Salgo le scale. 


Lydia Martin

Vedo Caroline scomparire dietro la porta d'uscita, mentre inquietanti rumori si scagliano sopra la mia testa. Se devo essere forte, devo combattere... E non posso rimanere qui come un peso morto da proteggere. Odio sentirmi la parte debole del branco. Mi incammino verso la parete di pistole: mi sembrano tutte così dannatamente uguali. Quando sto per sceglierne una, un rumore assordante mi obbliga ad indirizzare il mio sguardo all'entrata del garage. 

The wolf and the hunterWhere stories live. Discover now