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Martedì 4 novembre, ore 17:23

Oggi è la penultima volta.
Di già.
Non ce la faccio a mollarti, Gee.
Non so se ce la faccio.
So che lo farò.
Te l'ho promesso.
Ma adesso, per un attimo, permettimi di dire che non ce la faccio.
Poi ricadró nel buio, poi sorriderò e non ti penserò mai più, poi non potró più lasciarmi annegare nel dolore e nella paura.
Però oggi posso ancora toccarti, posso ancora parlarti. Posso ancora mostrare tutta la mia debolezza, posso ancora mostrare tutto l'amore che ho provato per te.

Dovrei dire tutto quello che non ti ho mai detto, forse.
Lo so.
Non sono bravo con le parole.
Hai sempre parlato tu.
E il fatto che tu sia lì così, steso e immobile, rende tutto immensamente più difficile.
Perché tu mi stai ascoltando ma non potrai mai rispondermi. Non potrai mai guardarmi con gli occhi che luccicano, non potrai mai dirmi "oh, Frankie" e poi baciarmi come so che faresti se fossi qui accanto a me.
Ma va bene, è colpa mia.
E adesso ti dirò tutto quello che per la mia cazzo di timidezza non ti ho mai detto ad alta voce, e che ogni volta che ti guardavo continuavo a pensare, mentre ti sorridevo impacciato.
Ecco, avrei sempre voluto dirti che il tuo sorriso è stata la cosa a cui mi sono aggrappato per vivere per tutti questi anni. Che appena le tue labbra si increspavano io stavo bene, perché sentivo come che l'intero universo girava dalla parte giusta.
Che hai degli occhi fantastici, e quando si illuminavano di lacrime erano ancora più belli, li avrei baciati per sempre e, merda, facevi commuovere persino me quando si riempivano di pianto, perché ormai eri e sei il mio respiro, il mio cuore.
Che ogni volta che mi stringevi a te avevo un brivido di emozione, perché la creatura più bella della terra aveva bisogno solo di me per stare bene.
Che ho guardato le foto di quando eri ragazzo e, dannazione, dicevi di essere orribile e grasso, dicevi di essere un mostro e invece eri meraviglioso.
Che mi facevi sentire importante e forte, mi facevi sentire amato e in grado di amare. Mi facevi sentire come un protettore, tu stesso, nella tua debolezza, mi davi la forza per continuare a difenderti dalle tenebre che ogni giorno ti circondavano.
Che, cazzo, quando piangevi al telefono e mi chiedevi di venire da te perché stavi male io avrei piantato lì ogni cosa, ogni singola cosa, solamente per correre da te e abbracciarti, baciarti, dirti che andava tutto bene e io c'ero, ed eri al sicuro.
Che è vero quello che dicevi, il mondo è bruttissimo, ma io avevo trovato il suo unico, grande, miracolo, l'unico avvenimento per il quale valeva la pena vivere: tu.
Che eri tutto.
E adesso che non ci sei è il vuoto.
È il vuoto ovunque: in casa, nel letto, sul divano, tra le mie braccia, nell'aria che accarezza le mie labbra, sul tavolo della cucina, nel mio mattino e nella mia sera, in macchina, nel sedile di fianco a me... mi dicevi sempre di guidare piano, ricordi?
E io ridevo.
Però rallentavo.
Solo per te.
Già.
Ma quella sera eravamo ubriachi.
Quella sera nessuno dei due aveva intenzione di rallentare.
Dovevamo fare l'amore, ti ricordi? Stavi già allungando le tue labbra verso le mie.

E poi siamo finiti in un bagno di sangue.
E quello è stato il tuo ultimo bacio.
Non ce ne sono stati altri, per te.
Chissà come sono le labbra di Jamia, Gee. Devo ancora imparare a conoscerle. Chissà se sono calde come le tue, chissà se mi daranno lo stesso amore, la stessa gioia per tutta la mia vita...
No.
Non potrebbero mai farlo.
Sono un'orribile bugia.
Una bugia che mi porterà una vita serena e felice... ma a quale prezzo?
Non riesco a immaginare una vita senza di te...
Sarebbe solo nulla.
E a questo sono destinato.
Nulla.
Un nulla infernale.
E pieno di consapevolezza.
Come farò ogni giorno?
Piangerò.
Piangerò per il resto della mia esistenza.
E non potrò fare niente.

Sai, amore, oggi ho mantenuto la mia promessa.
Non ho bevuto.
Eppure le mani mi tremano.
E cerco le tue labbra più di prima.
E piango ancora.
Le mie lacrime cadono sul tuo viso.
Sono salate.
Sono disperate.
Ma tu sei di pietra.
Le senti?
Le sentirai fino alla fine?
Oppure ti sei già spento, pronto a morire in un modo totalmente insignificante?
Forse vorresti piangere anche tu.
Eppure hai gli occhi chiusi.
Sei bello, così, con le labbra sottili immobili e appena schiuse, e i capelli scuri del tuo colore naturale.
Sembri congelato in una perfetta serenità.
È buffo, proprio tu che nella vita la serenità non l'hai avuta.
Ti accarezzo una guancia.
È tiepida.
E tu sei immobile.
Quasi mi aspetto che tu allunghi un braccio e ricambi.
Mi illudo, con un sorriso tra le lacrime.
Ogni giorno.
Fino alla fine.

𝖋𝖎𝖛𝖊 𝖙𝖎𝖒𝖊𝖘  ◑  𝖋𝖗𝖊𝖗𝖆𝖗𝖉 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora