-Fitzwilliam Darcy. Al vostro servizio, signorina.

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Lui la guardava. In fondo ai suoi occhi c'era un'onice. Di una sfumatura accesa... Come braci che si consumano sul fondo di un braciere. Elizabeth si sentiva in soggezione sotto quello sguardo ma naturalmente non l'avrebbe mai ammesso, neanche a sé stessa, decise dunque di apparire spavalda per non darlo a vedere:   -Signore, perdonatemi ma giudico sconveniente che un gentiluomo rivolga simili attenzioni ad una signorina non accompagnata.- Lui, di tutta risposta, non mosse gli occhi di un millimetro, anzi, fece qualche passo verso di lei, si esibì in una riverenza sobria ma dalla sfumatura beffarda ed  esclamò: -Fitzwilliam Darcy. Al vostro servizio, signorina.- Lizzie, sorpresa e sconcertata da quella sfacciataggine, non poté rispondere altro che il suo nome. -Elizabeth Bennet-. Darcy le porse una mano e disse: -Allora venite, signorina Elizabeth, mi pare di aver udito proprio il nome "Bennet" in tutto questo vociare, potrebbe essere che vi riguardi?-. Lizzie posò la mano sulla sua senza rispondere e si avviarono all'interno, seguendo il trambusto.

Una volta rientrati nella sala, vennero attirati nella stanza attigua da risate sghignazzanti. Una folla gremita si era disposta a semicerchio di fronte ad un pianoforte suonato da una ragazza che si accompagnava con la voce. L'arte della povera Mary stava venendo derisa da tutti senza che lei se ne accorgesse neanche, continuava a cantare rapita, convinta che la sua musica stesse suscitando apprezzamenti. Elizabeth sentì un potente senso di protezione provenire dal suo animo e muoversi verso la sorella, così si allontanò dal signor Darcy e corse verso di lei, la interruppe ed esclamò: -Mary, papà mi ha detto che vorrebbe parlarti, alzati e vieni con me.- La trascinò lungo la sala tra le proteste animate e l'ilarità ancora più vivace degli astanti. -Cosa stai facendo? Non avevo ancora finito, Lizzie, papà poteva aspettare qualche minuto!- Mary era così inviperita che Elizabeth la spinse dietro una tenda e le disse: -Papà non ti sta cercando, ti ho portata via perché stavano ridendo di te, ti prendevano in giro, Mary. Lo so che ti sei esercitata tanto, tesoro, tu sei bravissima ma un ballo non è l'occasione migliore in cui esibirsi, la gente cerca solo un pretesto qualsiasi per divertirsi e avrebbe riso anche se fosse stata una sirena a cantare. Mi dispiace davvero tanto, Mary. Vieni. Stringiti a me, sfogati!-. Ma Mary si divincolò e scappò via da quel rifugio nascosto, sicuramente in cerca di un nascondiglio che fosse soltanto suo, lontano da tutti, anche da sua sorella. Elizabeth sospirò mestamente e quando scostò la tenda per tornare nella sala si trovò davanti un infastidito signor Darcy, sorpreso quanto lei di averla vista comparire così improvvisamente.

Fitzwilliam Darcy la fissava, in evidente attesa che proferisse qualche parola ma, poiché l'espressione stupita di Elizabeth non accennava a cambiare, decise di parlare egli stesso:             -Signorina Bennet, vi ho vista scivolare tra la folla e fuggire, posso sapere cosa vi ha portata via così rapidamente? Sembrava quasi che mi consideraste una mosca di cui liberarsi il prima possibile.- Era indispettito, Elizabeth lo vedeva. Era corrucciato e aveva una certa nota di irritazione nella voce che solo chi era cresciuto tra velluti e stoviglie d'argento poteva avere. Solo uno a cui non era mai stato negato niente.  -Signor Darcy, avrete certamente notato la ragazza del pianoforte. Era una delle mie sorelle e ho dovuto allontanarla, non potevo permettere che continuasse il suo spettacolo un secondo in più, credo che un gentiluomo della vostra nobiltà d'animo, come certo siete, possa capire.- Il suo intento era farsi un po' beffe di lui, vedere cosa avrebbe fatto il signore in questione per cercare di apparire all'altezza dei suoi complimenti, come avrebbe tentato di nascondere la sua boria di fronte ad una fanciulla in imbarazzo. E tutto solo per buona educazione. Darcy però aveva di nuovo le braci negli occhi e la stava fissando in silenzio. Ancora. Fu lui stesso a spezzarlo, indefiniti attimi dopo: -Con quanta sicurezza mi attribuite un tale sentimento, cosa vi fa credere che io sia un'anima nobile?-.  Era perfino più serio di sua madre quando parlava di matrimoni. Lizzie si sentiva, per la prima volta nella sua vita, in forte soggezione. Quel tipo sembrava pericoloso, eppure aveva un incredibile che di affascinante... Un fascino oscuro però, di quelli che sotto il ghiaccio nascondono il fuoco più nero. Decise di mostrarsi sicura e si esibì nel suo sorriso più ingenuo, come se non stesse meditando su di lui: -In realtà nulla, signore. Tentavo solo di prendermi gioco di voi ma a quanto pare ho miseramente fallito. Siete troppo serio per poterci cascare. Ad ogni modo, credo opportuno ricominciare da capo, poiché non ci siamo ben presentati. Mi chiamo Elizabeth Bennet, sono qui con le mie sorelle ed avevo da poco lasciato mia sorella maggiore, Jane, a ballare con un tale signor Bingley, quando vi ho incontrato sulla terrazza. Il resto lo sapete. E voi?- Darcy rispose immediatamente, ancora con gli occhi puntati nei suoi: - Mi chiamo Fitzwilliam Darcy, accompagno un mio caro amico, tale signor Bingley, che a quanto pare sta danzando con la sorella della ragazza che ho di fronte. Sarebbe educato chiedervi un ballo adesso, così da avere una scusa accettabile per poterli ritrovare, ma sfortunatamente io non ballo. Poiché qui a confabulare in disparte stiamo attirando l'attenzione, non mi resta che invitarvi a seguirmi verso la sala da ballo per riunirci ai nostri compagni e salutarci.- E così dicendo le afferrò saldamente il gomito e si avviò, portandola con sé. 

Lizzie era indignata, come poteva quell'uomo aver detto una cosa simile e trascinarla in quel modo? "Gentiluomo" diventava un insulto se ci si riferiva a lui. Mentre rimuginava, Darcy la bloccò improvvisamente e lei si trovò davanti Jane e il signor Bingley, evidentemente intenti a raccontarsi qualcosa di divertente. Jane alzò la testa, la vide e corse verso di lei, si fermò, però, quando si accorse dello sconosciuto che l'accompagnava. Bingley affiancò rapidamente sua sorella e sorrise a Darcy: -Amico mio! Eccoti finalmente! Ti presento la signorina Jane Bennet, una fanciulla deliziosa. Ti vedo in compagnia di sua sorella però, la signorina Elizabeth, come vi sareste incontrati?-. Bingley continuava a sorridere. Il signor Darcy rispose: -Circostanze fortuite. Dopo che la signorina Bennet mi ha dato notizie di te ho deciso di venire a cercarti ed eccoti qua.-  -Sono contento di averti ritrovato. Jane mi ha detto che a voi, signorina Elizabeth, piace moltissimo leggere, così le ho parlato della biblioteca che abbiamo qui a Netherfield e ho trovato carino invitarvi entrambe a colazione da noi la prossima settimana. Che ne pensate, signorina Elizabeth?- "E così questo famoso Bingley è già stato intrappolato dal candore di Jane", pensò Lizzie. La proposta del signor Bingley le piaceva moltissimo, avrebbe adorato curiosare in una vera biblioteca, tra decine di scaffali colmi dei libri più svariati. Però aveva detto "a colazione da noi", significava che ci sarebbe stato anche Darcy. L'idea di rivederlo le metteva i brividi, aveva sperato di dimenticarsene non appena fosse tornata a casa e invece le si delineava davanti la prospettiva di dover guardare ancora negli abissi sconfinati dei suoi occhi. Di lì ad una settimana, per giunta. Si stupì di sé stessa. Dov'era il suo carattere forte e deciso, temerario e impavido, fiero e indomabile? Davvero avrebbe lasciato che un uomo incontrato da meno di un'ora potesse avere una qualche influenza su di lei? No, mai. Non Elizabeth Bennet. Così sorrise a Bingley e si voltò verso un indecifrabile signor Darcy: -Avete sentito? Il vostro amico è davvero gentile, un'anima nobile, oserei dire. Dunque sembra che c'incontreremo di nuovo a colazione, e molto presto anche. Non oso immaginare quanto ne siate affranto, considerato che, se fosse stato per voi e non perché ci stavano guardando tutti, mi avreste anche abbandonata senza preoccuparvi di sembrare un grandissimo villano.- la frecciata era stata pronunciata con leggerezza e scherzosa malizia, perciò, per contrasto, la serietà che accompagnò le parole di Darcy sembrò più densa che mai: -Sono curioso, invece. Credo che stuzzicarvi potrebbe divertirmi molto. Arrivederci, signorine Bennet, con permesso.- fece una riverenza a lei e a Jane, le gettò un'ultima occhiata di fuoco e prese il povero e sbigottito Bingley per le spalle, impotente mentre l'amico lo trascinava via.

Orgoglio e Pregiudizio - Un Incontro AlternativoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora