Capitolo 24 - Messaggio onirico

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Dove mi trovo? Sto sognando? Che strano posto. Mi trovo su una sorta di vetro trasparente con riflessi viola chiari. Tutto intorno è buio, a eccezione di alcuni puntini bianchi e gialli, molto simili a stelle lontane. Questa sensazione che sto provando... È molto simile a quella che provai nel sogno in cui mi è stato consegnato l'Elekt. Quel sogno era stato generato dal Creatore, non era una mia creazione. Quindi se provo questa sensazione vuol dire che quell'evento si sta ripetendo. Eppure dove si trova? Non lo vedo da nessuna parte. Sento leggeri suoni di scricchiolio, come se il vetro si stesse lentamente incrinando. Comincio a correre per evitare di cadere una volta ceduto questo fragile pavimento. Nel correre vedo a terra un rettangolino bianco. Lo prendo senza fermarmi e lo guardo. Sembra essere una lettera. C'è scritto solo "Koh, uso la mia ultima occasione per avvertirti. Una volta vinto il gioco il Creatore ti metterà davanti a due scelte. Prendi un giorno in più. Se riuscirai metteremo fine a tutto questo". Non ci sto capendo nulla. Chi diavolo mi ha scritto questa lettera? Il vetro che mi tiene in piedi all'improvviso si rompe e inizio a precipitare nel vuoto.

...

Mi sveglio di soprassalto, è mattina, purtroppo non mi sento ben riposato, questo sogno, come quello di qualche settimana fa, non mi ha fatto riposare, anzi mi ha affaticato. Appena sveglio, senza aver capito molto, mi addormento nuovamente per poi risvegliarmi a ora pranzo. Mi ricordo poco di quello strano sogno. Sembra che la forza impiegata per farmi sognare una cosa del genere fosse molto debole. Chi diavolo c'è dietro questo? Può davvero essere un mio alleato? Beh, lo scoprirò presto. Devo soltanto finire il gioco. Ormai non mi stupisco più per queste stranezze... Provo nuovamente a chiamare Hannie. Questa volta mi risponde. Le chiedo: «Ti va di pranzare insieme?». «Va bene Koh, stavo già preparando, quindi vieni tu». Una settimana fa è praticamente successo lo stesso. Spero di riuscire a parlare liberamente con lei, anche se mi sento in colpa perché è già la seconda volta che offre lei il pranzo. Mi preparo ed esco. Per strada non c'è nessuno, come domenica scorsa. Un silenzio quasi irreale. Camminare senza l'ansia che si prova possedendo l'Elekt mi fa sentire piuttosto rilassato, cosa che non provavo da tempo, anche se ogni tanto quasi dimentico di non essere a rischio.

...

Suono al campanello di Hannie. Mi apre il portone. Salgo ed entro dopo aver chiesto permesso. La trovo ai fornelli impegnata a cucinare più cose contemporaneamente. «Wow, sei proprio indaffarata, posso aiutarti in qualche modo?». «Certo certo, prendi quei peperoni e tagliali finemente». Non sarò una cima in cucina ma me la cavo, almeno credo.

...

Un assordante silenzio spezzato dai suoni del coltello sul tagliere e da quelli dei fornelli avvolge la stanza. Solo poco dopo lei sembra stare per dire qualcosa, ma si ferma. Non ho intenzione di parlare del gioco. Siamo in ferie. Quindi: «Qual è il tuo dolce preferito? Il mio è il tiramisù. È dolce ma allo stesso tempo ha il forte sapore del caffè». Mi fissa un momento, poi mi sorride: «Sorbetto al limone, solo che non lo gusto da troppo tempo». Mi rallegro per il fatto che mi abbia risposto. Continuo a tagliare quando mi fa una domanda che mi lascia senza parole: «Ti ricordi di tanti anni fa? Quando stavamo insieme praticamente tutto il giorno? Eravamo davvero piccoli, eppure mi ricordo perfettamente di quei momenti. Sono stati i più felici di tutta la mia vita, tu eri continuamente con me, nonostante stessi passando dei brutti momenti in famiglia». Parla con lo sguardo perso nel vuoto in direzione dei fornelli, con la testa bassa. Lo si vede dal viso che sta male a ricordare certi eventi. Che è stata male. Continua, quasi con le lacrime agli occhi: «Poi successe quel fatto. I miei mi proibirono di vederti, lasciammo la città. Solo da pochi anni sono tornata in zona e, sperando di poter ricominciare da zero, fui sorpresa da un'accoglienza particolare: Yui era a conoscenza di quello che era successo, quell'evento ha fatto un giro enorme. Molti anni dopo era ancora in circolazione. Lei mi diede contro. Tu eri il cattivo, ma tu hai fatto del male. Nessuno ha mai voluto sentire la mia versione, nessuno ha mai voluto sapere che sono stata io ad essere aggredita da lui. La tristezza ricominciò. Continuavo ad essere perseguitata. Infine sognai lui. Il Creatore. Ecco fatto. Grazie a questo ho potuto incontrarti di nuovo, adesso sono di nuovo vicina a te. Credo che questo gioco sia una cosa negativa di base, ma ha portato di nuovo la felicità nella mia vita. Io sto bene solo con te». Rimango come paralizzato. Sono davvero così importante per lei? Adesso mi sta fissando sorridendo. Quegli occhi... In preda all'imbarazzo con il coltello mi graffio. Salto in aria dal dolore e metto in bocca la ferita, mentre continuo a guardarla con un viso abbastanza sofferente. Lei sorride e subito dopo scoppia a ridere. Lascia un momento la stanza e torna dopo poco. Da una scatoletta che portava tra le mani esce dei cerotti e l'acqua ossigenata. Me ne mette un po' e infine applica il cerotto. «Grazie e scusami...». Mi guarda con aria allegra e di fretta torna a vedere se le cibarie sul fuoco si stanno bruciando. Fortunatamente sembra tutto apposto. Ricomincia a parlare: «Non sei cambiato molto, ne sono davvero felice». Di nuovo quel sorriso. Di nuovo quello sguardo. La situazione si sta facendo sempre più imbarazzante. Spezzo il contatto visivo abbassando la testa per timidezza. Prende i peperoni che avevo affettato e li spezia velocemente per poi aggiungerli a uno dei piatti. «È tutto pronto!». Prende parte dei piatti e li mette a tavola. Naturalmente io la aiuto e prendo quelli che non poteva portare in una sola volta. Ci sediamo e subito dopo: «Koh, credo che tu lo abbia capito, io ti amo».

The Elekt - Il giocoWhere stories live. Discover now