12. Poppy&Piper colpisce ancora (Baby)

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San Valentino, la festa degli innamorati. Una data che non ho mai compreso. Ricordare solo in un certo giorno di amare una persona, che senso ha? Dovrebbe essere una festa celebrata tutti i giorni per tutto il tempo in cui si sta insieme, perché non è una data o un regalo a ricordarlo. Ora però mi ritrovo a correre sulle rampe delle scale che separano il mio appartamento da quello di mia madre. Questa mattina presto mi è arrivato un suo sms che mi chiedeva di correre da lei dopo il lavoro. Suono il campanello e non abbasso neanche la mano che mia mamma apre la porta. «Finalmente sei arrivata!» Mi dice allegra. Mhhh... io sento puzza di bruciato. Arriviamo in cucina e un ragazzo è occupato a controllare qualcosa nel frigo. «Finalmente ti sei decisa a far controllare per quel rumore strano?» Le chiedo stupidamente prima di notare l'abbigliamento del ragazzo. Non é vestito da lavoro, o almeno non ha l'aspetto di uno di quei tecnici di elettrodomestici che vengono a casa. Mia madre non risponde e sorride. L'agenzia Poppy&Piper è tornata in azione, posso scommetterci. Non gli è bastato l'ultimo appuntamento che hanno cercato di accollarmi a capodanno, e che è scappato prima ancora di dirmi il suo nome? Dove sono finiti tutti in questa casa? Mia sorella? Mia nonna? No quest'ultima è meglio non cercarla, perché se l'uomo del frigo é qui, è anche colpa sua. «Timothy puoi uscire dal frigo?» Chiede mia madre con il sorriso. «Che cosa sta succedendo?» Chiedo ad alta voce mentre l'uomo frigo tira fuori la testa dal freddo e lo chiude. «Niente tesoro, lui è Timothy è venuto per cenare con te» mia madre sorride ancora. Che? Non dovrei stupirmi ma... mi tocca cenare con lui? Capelli castani perfettamente curati, colorito pallido, occhi castani e spenti e un fisico da grissino. Un colpo di vento e se lo porta via. È sicura di voler rischiare e farlo uscire con questo freddo? «Ciao Baby, sono io Timothy» mi dice allungando una mano in cui regge un fazzoletto di carta. Io sono quella che sono ma... mi ha appena stretto la mano tenendo un fazzoletto a separare il contatto tra i palmi? Tira fuori dalla tasca del pantalone marrone una boccetta di disinfettante, e se la passa sulle mani. «Signora forse è meglio se fa controllare il frigo, ho visto delle strane macchie e hanno l'aspetto poco rassicurante. Potrebbero portare gravi malattie» dice rabbrividendo come se fosse stato colpito da una folata di vento gelido. Mia madre in pochi secondi mi liquida e io devo rimanere a casa con Timothy. Inizia il conto alla rovescia. La tavola è già perfettamente imbandita da candele e rose rosse sistemate al centro. Ci sediamo l'uno di fronte all'altra, e io prendo un grissino. «Allora Baby, cosa fai nella vita?» Mi chiede mentre si guarda intorno. «Studio nuove forme di malattie rare e possibili cure» rispondo con il sorriso. «Tu invece? Ti trovo molto in forma» chiedo subito e conto i secondi che mi separano dalla libertà. «Co... cosa vorresti dire con malattie rare?» Mi chiede sgranando gli occhi. Le briciole del grissino mi vanno di traverso e inizio a tossire. Timothy prende velocemente il suo smartphone e lo sento borbottare mentre digita su Google «Colorito pallido... occhi rossi... tosse cronica... a contatto con virus pericolosi...» alza gli occhi e mi guarda ancora «viso scavato, perdita evidente di chili...». Io intanto mi sono versata l'acqua tranquilla e sono felice, perché questa volta scapperà senza che io abbia fatto qualcosa. Da una semplice tosse causata dalle briciole, ha googlato l'intera cartella clinica di un malato terminale. «Oddio! Lo sapevo!» Si alza di scatto dalla sedia e si porta una mano in testa «Sono gli stessi sintomi che aveva mio zio una settimana prima di morire... ha infettato tutta la famiglia... scusa ma davvero non posso restare» corre verso la porta d'ingresso e mi urla «devo correre in ospedale. Mi avrai certamente contagiato». Mi alzo con le lacrime agli occhi dalle risate. Tra tutti gli uomini mi mancava solo l'ipocondriaco. «Non voglio morire!» Lo sento urlare per tutte le scale. Torno al mio appartamento dove Grace mi aspetta e mando un messaggio a mia madre. Tutti voi li trovate. Un giorno mi spiegherete se avete aperto dei casting apposta, oppure li trovate su qualche sito speciale. Comunque, Timothy è diretto in ospedale, ma in realtà sta bene. Il prossimo che cercherete di presentarmi con l'inganno o avvisandomi, l'ospedale lo vedrà per dei validi motivi perché ce lo spedirò io più che volentieri. Guardo l'ora e Timothy li ha battuti tutti, quindici minuti ed è fuggito via senza la necessità di dire nemmeno una parola sbagliata. È bastato solo tossire un po'. Accendo il PC e trovo una mail da Clio, dove mi indica tutti i progetti per il primo week-end di Aprile. Passerò dal venerdì sera sino alla domenica pomeriggio nella location scelta per il matrimonio.

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