Cap. 4

1.1K 139 304
                                    

Tredici anni prima.

Non era successo mai niente in quel paesino di montagna.

Fino a quella notte.

Era il dieci agosto.

Era facile riuscire a scovare le stelle in quel cielo limpido, lontano dalle luci delle città sottostanti.

Maddalena aveva appena compiuto dodici anni quando Lui decise che aveva vissuto abbastanza.

L'aveva notata un pomeriggio, mentre giocava nel cortile antistante la loro casa di campagna. Aveva osservato lei e la sorella minore. Ogni giorno se ne stavano insieme a giocare, a chiacchierare, a rincorrersi. A volte litigavano, ma non riuscivano mai a tenersi il broncio a lungo. L'unica costante che accomunava le giornate, era l'orario e il conseguente tempo di permanenza fuori, in giardino. Ogni singolo giorno, dalle sedici e trenta, sbucavano fuori dalla porta di casa e rientravano poco prima delle diciannove. Il perché di quello strano intervallo temporale, a Lui non interessava, gli bastava sapere che le avrebbe trovate entrambe.

Ma non fu così.

Quel pomeriggio Matilde aveva deciso di restare in casa, ma Maddalena, come suo solito, decise che sarebbe uscita ugualmente.

Se solo avesse dato retta alla sorella...

Lui aveva pianificato una distrazione per Matilde, poiché il suo obiettivo non era lei. Aveva deciso che il fratello minore avrebbe distratto Mat, mentre Lui si occupava di Maddalena.

Il suo sguardo si spense alla vista della solitaria ragazza. Adesso doveva cambiare i suoi piani in corso d'opera e questo lo rendeva assai nervoso. Chiese al fratello di correre in casa e starsene buono fino al suo ritorno...

Di lì a poco, lo avrebbe raggiunto in compagnia della ragazza.

Il vento caldo scompigliava i capelli corvini della fanciulla, che guardandosi indietro sembrava attendere fiduciosa l'arrivo della sorella. Rimase qualche minuto ferma sulla soglia, poi decise di comportarsi da "donna adulta", scrollò le spalle e si diresse al solito salice piangente sotto le cui fronde riposava riparandosi dal caldo.

Passarono pochi istanti e Lui la raggiunse.

- Ciao, hai visto il mio cagnolino, da queste parti? - chiese guardandosi intorno, alla ricerca dell'animale.

- No, mi dispiace. - fece lei.

- È corso via, e adesso non lo trovo... Se lo viene a sapere mio padre, mi sgriderà! E adesso come faccio? - disse con un disperato tono di voce, finto a sufficienza da far credere alla ragazza di essere nei pasticci.

- Se vuoi, posso aiutarti a cercarlo - si alzò dal sasso su cui era seduta - come si chiama? -

- Si chiama Ugo, è un bassotto dal pelo bruno e ha due chiazze più chiare in prossimità delle orecchie. - spiegò alla ragazza - Io invece mi chiamo Alessio, e tu? -

- Io mi chiamo Maddalena. -

Il ragazzo, non ancora maggiorenne, la incuriosiva. Era carino quanto bastava a farla arrossire, solo fissandolo negli occhi. Non si fece pregare neppure per un secondo e sentendosi speciale decise di seguirlo.

In fondo, speciale, lo era davvero, quantomeno per Lui.

Si incamminarono, alla ricerca di quel cane inesistente, e pian piano Alessio, tra una chiacchiera e l'altra, provò a entrare in confidenza con la fanciulla. Chiamarono il nome del bassotto più volte, ma di lui nessuna traccia. Il ragazzo pensò bene di condurla nelle vicinanze di casa sua, ma arrivati ad una biforcazione del viale alberato in cui si trovarono, cambiò idea.

Quel che successe dopo, fu frutto dell'improvvisazione: disse di aver visto a terra, le orme del suo amico a quattro zampe e insieme si inoltrarono nella fitta boscaglia, spostando lo sguardo a destra e a manca, invano.

Alessio conosceva la zona fin troppo bene. Se ne stava, tutte le volte che ne aveva la possibilità, a gironzolare da quelle parti, riparato da occhi indiscreti, a cercare un piccolo animale a cui fare la festa e trascorreva il pomeriggio a torturarlo: una volta una lucertola, poi un uccellino ferito, fino a quando una volta non trovò un piccolo istrice impigliato in una trappola, messa lì da qualche contadino stufo di veder decimate le coltivazioni del proprio orto.

Quel giorno gli occhi gli si illuminarono! Aveva trovato una facile preda con cui divertirsi e tutto contento corse in casa a prendere il suo "zainetto da lavoro" per poi tornare nel bosco, dal suo nuovo passatempo. Il porcospino era ancora vivo, era rimasto intrappolato, da un cappio che gli stringeva il collo. Alessio si inginocchiò, indossò un paio di guanti da bricolage, spessi e robusti, per proteggersi, nel caso in cui avesse subito l'attacco da parte dell'animale. Estrasse dallo zaino una matassina di spago da cucina, che aveva rubato alla madre tempo addietro, ne tagliò un pezzo lungo a sufficienza da permettergli di legare prima le zampe posteriori e poi quelle anteriori. Poi con il suo taglierino a lama larga, recise il cappio e lo liberò. Bloccò l'istrice con la mano sinistra, aiutandosi con un piede, e cominciò a strappare, uno ad uno tutti gli aculei della sua vittima, la quale emetteva suoni acuti che ben poco lo impressionavano. Quando ebbe finito, fiero del suo lavoro, ma stanco di sentirlo squittire e grugnire, si affrettò ad affondare il taglierino tracciando di netto una linea che dalla gola dell'animale, si faceva spazio lungo tutto l'addome per fermarsi in prossimità dei genitali. Ne tirò fuori le interiora e le esaminò con cura, prima di riversarle sul terreno, poi si sollevò e andò a cercare un sasso: ne serviva uno abbastanza grande da permettergli di fracassare con facilità la testa della carogna, per poterne vedere il cervello.

Quando raggiunsero la grande quercia, Alessio si accorse di essere in prossimità del ponte di legno che permetteva ai turisti di potersi spostare, tra le alture, e rimirare il paesaggio sottostante.

Il ponte non era alto più di venti metri e al di sotto di esso, vi scorreva un ruscello, che però, in quel periodo dell'anno, era in secca e vi sarebbe rimasto fino alle prime piogge.

- Mi pare di averlo visto scappare di qua... - Alessio prese per mano Maddalena, la quale ebbe un sussulto a quel tocco.

- La mamma non vuole che passi sul ponte. - disse fermandosi appena prima di mettervi un piede al di sopra.

- Ma il mio Ugo! Ti prego aiutami a riprenderlo e poi ti riaccompagno a casa... - Alessio si sforzò di restare nella parte, ma quando vide che la ragazza non voleva saperne di seguirlo, si spazientì. Sbuffò, strinse i pugni e poi pensò che se voleva portarla dal fratello, avrebbe dovuto usare le maniere dolci.

Si avvicinò a lei, le spostò una ciocca di capelli dal viso accarezzandole la guancia, lei chiuse gli occhi per un istante e poi si sentì sollevare da terra. Lui le cinse la vita e la strinse a sé, cominciò a girare su sé stesso spostandosi sulle travi di legno, si fermò solo quando Maddalena lo supplicò di smettere. Le girava la testa e nel momento in cui i suoi piedi toccarono terra, perse l'equilibrio, barcollò, provò ad afferrare un appiglio, ma il corrimano, corroso dalle intemperie e dalla scarsa manutenzione cittadina, cedette e lei cadde di sotto.

Alessio la vide precipitare, schiantarsi tra i massi aridi e finalmente sorrise alla vista del sangue e di tutta la materia cerebrale che era fuoriuscita nell'impatto al suolo.

Poi corse a casa, avvisò il fratello che c'era stato un contrattempo e gli spiegò cosa era successo. Corsero a vedere il cadavere e infine si allontanarono.

La trovarono lì, tre ragazzi che avevano sbagliato strada, i quali invece che scegliere il sentiero che portava al ponte, si diressero in direzione opposta e scesero a valle.

Tutti sapevano che non poteva trattarsi di suicidio, conoscendo la ragazza, e pensarono ad un tragico incidente.

Anche il medico patologo non riscontrò null'altro se non una morte da caduta e venne archiviata come "morte accidentale".

Ma Alessio e il fratello, conoscevano la verità e avrebbero dovuto conviverci.

Quanto a Matilde, decise di stare ad aspettare l'alba, sperando di vedere la sorella fare ritorno a casa alle prime luci colorate di giallo.

YellowWhere stories live. Discover now