12.

402 17 0
                                    

12.

LOS ANGELES – TREDICI ANNI PRIMA

"Ho vent'anni, vuoi davvero rifilarmi la storia che questi pacchetti regalo li ha portati Babbo Natale?"

Victor sorrise, poi si strinse nelle spalle. "Che male c'è a credere un po' nell'incredibile? Tu in mezzo all'incredibile praticamente ci vivi."

"Esatto!" Allison afferrò uno dei pacchetti e si mise a sedere sul divano incrociando le gambe e posizionandosi davanti la scatola quadrata. "Proprio perché in mezzo all'incredibile ci vivo, posso dirti con assoluta e matematica certezza che Babbo Natale non esiste. Esistono i vampiri e i fantasmi e i demoni... e i wendigo e i licantropi. Esistono persino i geni, ma non Babbo Natale."

L'uomo sbuffò mentre le versava una tazza di cioccolata calda, poi le si avvicinò e gliela porse lasciandosi cadere sul divano accanto a lei. Attese impaziente che quella che oramai era come una figlia per lui finisse di aprire la scatola.

Voleva vedere il suo bel viso illuminarsi di sorpresa, di gioia, perché sapeva che quel regalo le sarebbe piaciuto. Ci aveva lavorato per mesi e mesi, di nascosto nel garage ogni volta che lei era fuori città per dare la caccia a qualcosa.

Il fatto che oramai da due anni fosse tornata a vivere nella sua casa in fondo alla strada lo aveva aiutato a completare la sorpresa senza essere scoperto, ma era stata dura riuscire a venire fuori con un'idea che potesse realmente sorprenderla.

Ad una giovane donna a cui la vita ha portato via tutto, fare un regalo era difficile; lui lo sapeva... Ricordava di come ogni anno lei aprisse i pacchetti contenenti braccialetti o borse o smalti per le unghie e sorridesse educata, ma per nulla eccitata. Non aveva mai molta voglia di festeggiare il Natale, non mostrava mai un attaccamento particolare agli oggetti. Non aveva pretese, non aveva aspettative...

Ma lo faceva contento, ogni anno, preparando con lui la cena, aiutandolo a decorare l'albero, sorridendo quando lui le riproponeva la solita maratona natalizia anno dopo anno. Rudolph il cucciolo dal naso rosso per cominciare e anche per finire le festività.

Era una brava figlia, anche se non era sangue del suo sangue.

"Ti voglio bene, bambolina, lo sai vero?" le disse.

Lei abbozzò un sorriso, poi si voltò a guardarlo. "Sì, lo so. Ti voglio bene anche io."

Allison fece un grosso respiro, poi con calma si mise su letto e si sdraiò accanto a Victor poggiando la testa sul petto dell'uomo che le aveva fatto da padre per gran parte della sua vita.

Si ritrovò a chiedersi cosa sarebbe successo se al posto di Victor fosse stato qualcun altro a prendersi cura di lei. Non se lo era mai chiesto fino ad allora; lui era stata la scelta più logica. Era il migliore amico dei suoi genitori, aveva visto sia lei che Matt crescere. Ed era anche stato l'unico a farsi avanti, pronto a prendersi la grande responsabilità di occuparsi di una ragazza di sedici anni smarrita e spezzata.

Senza Victor Monroe lei non sarebbe diventata quello che era.

Abbozzando un sorriso con gli occhi gonfi di lacrime si ritrovò a pensare che se lui fosse stato sveglio e avesse saputo cosa stava pensando, le avrebbe detto che il merito non era affatto suo, ma tuo bambolina, che sei stata forte come poche persone sarebbero state capaci di essere.

Con ogni addio impari qualcosa, avrebbe aggiunto citando liberamente quello scrittore argentino che gli piaceva tanto.

Lei gli avrebbe risposto che quel qualcosa che sarebbe venuto fuori dal loro addio preferiva non impararlo.

The Family Business - Always and foreverWhere stories live. Discover now