Capitolo 4: Scarpe di cemento (parte 3)

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Capitolo 4: Scarpe di cemento (parte 3)

Un rimbombo forte come un rombo di tuono echeggiò nel cielo, e presto il suono delle sirene squillarono nella città. Aveva lasciato la stanza di Marinette mezz'ora fa, sedendo sul letto dell'ospedale mentre seguiva le tracce di Demoman attraverso i rapporti di avvistamento del Ladyblog, spuntando posizioni sulla funzione di mappa del suo bastone.

Se la predizione di Chat Noir dove il cattivo si sarebbe fermato nella tappa successiva erano accurate, lui sapeva solo dove lo avrebbe trovato, e aveva il piano perfetto per batterlo. Era rischioso, ma era l'unica possibilità che aveva. Demoman era un avversario formidabile, quindi Chat avrebbe dovuto usare l'astuzia e usare la forza contro il suo avversario se voleva avere successo.

Dopo aver confermato che Demoman stava sulla strada che aveva tracciato, Chat Noir saltò con fiducia da un tetto all'altro verso la fonte della confusione, individuato da una grande colonna di fumo alzarsi al cielo prima di lui. Lui sapeva solo il luogo da dove veniva, e lui sogghignò alla precisione della sua congettura.

Le Pont Des Arts.

Che ironico posto per devastare nonostante le circostanze di Chat. Il famoso ponte pieno di lucchetti appesi alle ringhiere; le serrature d'amore, come loro lo chiamavano; simboli di innumerevoli coppie innamorate e la devozione a vicenda, significava stare insieme per l'eternità; il loro ferro incorruttibile, senza tempo.

Il posto perfetto per soffiare a pezzi. Per Ladybug. Per Marinette. Questi sarebbe stato il "lucchetto" che le avrebbe dedicato.

Dopo alcuni salti arrivò lì, guardò giù dal ripiano nella confusione di sotto. Demoman stava agitando le sue palle demolitrici intorno, ridendo nel piacere malato come le persone scappavano via da lui tra le macerie ed il fumo.

Un ringhio rumoreggiava nella sua gola e Tikki sbriciò fuori la testa dalla scollatura della tuta, appena dietro il suo campanello, e guardò sopra verso di lui.

"Adrien, non ti dimenticare perché stai facendo questo," avvertì Tikki.

"Per Marinette-"

"Per Parigi," lo corresse Tikki. "Sei un'eroe. Fare questo non è per vendetta, ma perché è la cosa giusta da fare. Per favore Chat, non lasciare che ti riempia la testa. Sei sicuro di sapere cosa stai fecendo?"

L'espressione di Chat Noir era illeggibile, ma annuì a Tikki ugualmente. "Certo. Ti ricordi quando ti ho salvato, giusto?"

Tikki sospirò. "Sì."

Demoman iniziò verso il basso del ponte, ridendo nell'aria.

"Ok. Nasconditi." disse Chat, e Tikki andò nella rientranza della sua tuta.

Chat Noir prese un respiro profondo e saltò giù, atterrando appena di fronte a Demoman. Si alzò in tutta la sua altezza, il petto fuori per trasudare più fiducia di quello che realmente sentiva, e prese il suo bastone fiduciosamente.

"Scusa per aver rovinato il party." sogghignò Chat. "Ma penso che abbiamo alcuni affari in sospeso che ci attendono."

Le persone prendevano rifugio dietro le macchine e cumuli di roccia nelle vicinanze rimanendo a bocca aperta, puntando su di lui con alcuni commenti di Siamo salvi! e Chat Noir ci aiuterà! Loro tifavano per lui, e lui sentiva un incremento di fiducia. Un incremento che lui ne aveva disperatamente bisogno.

Era terrorizzato. Lo era veramente. Restio com'era ammetterlo, Demoman aveva sconfitto Ladybug, il simbolo di Parigi; Lady Luck, la ragazza che poteva vedere l'uscita di ogni problema. Certo, erano alla pari in forza, ma lui aveva sempre sentito Ladybug più forte di lui, e Chat aveva spesso seguito i suoi piani ciecamente, solamente piantando nei suoi pensieri quando lui veramente sentiva che trovava dei capricci nei suoi piani. Ha messo la sua massima fiducia in lei, e non era mai stata fuori luogo.

Ma lei adesso era andata. Era da solo. E sebbene Tikki era intelligente ed un'influenza positiva, lei non era Ladybug. Lei non era Marinette. Tikki non poteva lanciare il Lucky Charm, o Miraculous Ladybug. Se qualcosa andasse storto, non c'era modo di tirarsi fuori con la magia. Era veramente tutto da cui poteva dipendere. Lui ed il stupido, piano suicida che aveva architettato come ultima risorsa.

E che piano era stato appena messo in moto. Non c'era modo di tornare indietro adesso. Disegnava forza dai suoi pensieri di Marinette, e si rinforzò. Assorbì un respiro, e bloccò gli occhi sul suo nemico.

Demoman ridacchiò, ghignando un sorriso nauseabondo.

"Gatto impaurito!" disse Demoman, camminando verso di lui e sferrando le sue palle demolitrici ai suoi lati con ogni passo per aggiungere effetto. "Dove sei stato gattino? Impaurito in una buca? Impaurito come ho schiacciato la tua piccola amica insettina!?"

Demoman oscillò una palla demolitrice ad alcuni piedi di fronte a lui, ma non con l'intento di colpirlo. La palla atterrò tra di loro con un forte tonfo, rompendo le assi di legno sotto. Tirò indietro sulla catena fino a quando Chat Noir era in grado di vedere la parte inferiore della palla demolitrice. Rabbrividì involontariamente. C'era una macchia scura su esso, una macchia che era sicuro che era rosso in certi punti, quando era ancora fresco.

Sangue.

"L'ho schiacciata bene!" Rise lui. "L'ho schiacciata fino alla morte, come l'insetto che era!"

Chat Noir scattò.

Con un'urlo selvaggio, Chat Noir si scagliò sull'Akuma. La rabbia svasata nel suo stomaco e alimentava ogni sui arto, permettendogli abilmente di eludere il movimento oscillatorio della palle demolitrice mandandola sulla strada. Una catena volò sopra la sua testa e piantò fermamente i suoi piedi, lanciandosi spedito in un calcio girato che si connesse con lo stomaco di Demoman. Il cattivo gemette, premendo misure traballanti indietro, ulteriormente sul ponte. Chat continuava a spingere, premendo ogni possibilità che aveva per spingere l'Akuma ulteriormente nel cuore del ponte.

Rimbombi, Fracasso, Colpi. Palla demolitrice dopo palla demolitrice piovvero sul campo di battaglia. Il ponte era lontano dal diventare il punto di riferimento di una volta, pieno di buche e tavole scheggiate e metallo sporgente perforato dai bordi. Molti dei lucchetti avevano incontrato il loro destino sul fondo del Seine, le loro promesse rotte.

Chat stava respirando pesantemente, la sua energia si esauriva dal provare ad arrivare a Demoman proprio dove lo voleva. Era così vicino. I suoi arti bruciavano, ma la sua furia continuava in lui, saltando, schivando, calciando. Ogni volta che intravedeva delle macchie di sangue sulla palla, la sua rabbia mutò, mandandogli in un'altra forma di calci e pugni violenti mentre ringhiò per la frustrazione repressa.

Era sbronzo, e fece in modo che Demoman sentisse tutto.

Demoman ruggì rabbiosamente, sbattendo le palle demolitrici contro il pavimento intorno a lui in una rabbia, pezzi di legno scheggiato volavano ovunque. La terra tremava, ma Chat fece veloce. Era quasi arrivato, lo sapeva che lo era. Le sue orecchie si contorsero, raccogliendo un suono singolare, un suono che lo portarono una gioia nauseante.

Il suono di travi di metallo che gemevano.

"Urgh, ti prenderò tutte le tue nove vite!" gridò Demoman, arretrando le sue catene per prepararsi ad un nuovo assalto furioso.

"Vieni a prenderle, stupido." sibilò Chat con un ghigno, posandosi su tutte e quattro e proprio di fronte al suo obiettivo.

Con un ruggito, Demoman trainò entrambe le palle demolitrici verso Chat con tutta la forza che aveva. Chat abilmente saltò via all'ultimo secondo, atterrando sopra la ringhiera. Non appena le palle di metallo si schiantarono contro il punto dove era appena stato, sentì il ponte tremare, e sentì il cemento sotto il legno cedere.

C'è stato un momento cardiocalma del silenzio, dove nessuno dei due di loro si muoveva, e poi cominciò. La crepa si diffuse come una ragnatela attraverso il ponte, le rocce volavano, la terra ansante.

E Chat sogghignò.

Ad un tratto uno schiocco. Il suo del metallo gemeva. Il rombo di pietre che cadevano, e andavano giù, Chat Noir, Demoman, e il ponte mentre cedeva sotto di loro. Crollò in una pioggia di rocce e lucchetti, schiantandosi nella Seine fredda proprio sotto i sguardi terrificati degli spettatori.

E anche mentre cadeva con i detriti e scomparire sotto l'acqua, il ghigno sul viso di Chat Noir non lo lasciò mai.

You Don't Know Me (Italian Translation)Where stories live. Discover now