Capitolo 1.

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Il suono assordante della sveglia sulla scrivania mi fa alzare di scatto. Tasto con la mano il comodino accanto al letto alla ricerca del mio cellulare, un vecchio LG nero mal funzionante e con lo schermo graffiato. Controllo l'orario: sono solo le 6:30. Consapevole che una volta svegliato non riuscirò più a prendere sonno, decido di alzarmi dal letto e dopo essermi dato una rinfrescata in bagno, mi dirigo verso la cucina per prepare una bella tazza di latte caldo. Una volta pronto, vi immergo dei biscotti al cioccolato, rendendomi conto che sono rimasti gli ultimi due. Apro la dispensa e mi accorgo che é completamente deserta, cosí come il frigorifero. Mi capita spesso di restare a corto di cibo. Non sono una persona molto ricca, anzi, il contrario. I pochissimi soldi che guadagno li spendo per pagare bollette, acqua, luce, gas.. e non mi rimane denaro neanche per comprare cibo, vestiti nuovi o fare benzina. Non posso contare sull'aiuto economico dei miei genitori: mio padre é morto anni fa a causa di una brutta malattia, mia madre invece vive lontano da me, assieme a mia sorella Gemma. I pochi soldi che ho, li ottengo cantando e suonando la mia chitarra per strada. Guadagno pochi bigliettoni al giorno solitamente, ma la domenica, quando mi esibisco in piazza, c'é un sacco di gente quindi raccimolo qualcosa in più. Ho chiuso definitivamente con la scuola l'anno scorso, dopo aver preso il diploma. Non che andassi male nelle varie materie, ma ho deciso di fermarmi perchè il rapporto con i miei coetanei non é mai dei migliori, e qualsiasi universitá avessi scelto, ci sarebbe stato il bulletto di turno pronto a sbattermi contro l'armadietto e picchiarmi a sangue, riempiendomi di insulti disgustosamente pesanti fino a farmi pensare che forse quelli insulti non sono poi tanto immeritati. Il motivo? Sono bisessuale. Mi piacciono le donne, si, sono delicate e dolci, ma mi piacciono anche i ragazzi. E questo non vá giù a molti bigotti sempre pronti a puntarmi il dito contro e a cercare pretesti per farmi male. Fisicamente e, sopratutto, mentalmente. Ci ho messo parecchi anni ad accettare di essere quello che sono, anche se tutt'ora preferirei essere un ragazzo normale, uno di quelli a cui non eccita guardare i giocatori della squadre di football della scuola o spiarli quando sono nello spogliatoio per cambiarsi e mettere le divise da calcio. Ah quanto mi eccitano quelle addosso ai ragazzi, ad uno in particolare. Louis Tomlinson, conosciuto da tutti come il miglior calciatore della cittá. Lui é cosí fottutamente sexy, e ogni volta che lo guardo mi ricordo che non sono altro che un insulso sfigato che ha solo la musica e che é innamorato perso di lui da tre dannatissimi anni. Naturalmente non ho mai osato rivolgergli la parola, sono consapevole di essere una nullitá in confronto a lui e che non mi noterá mai. E poi non ho nemmeno la certezza che sia gay, le uniche prove che ho sono la sua camminata troppo da frocio, con quel culo che sculetta ad ogni passo e che mi fa fare pensieri tutt'altro che casti, e uno stupido sesto senso, una teoria inventata da me secondo la quale un gay sa riconoscere l'odore di un altro gay anche a metri di distanza.

Tornando a me.. ho anche un amico, Liam, che considero un fratello. Lui é l'unico a credere in me e anche a supportare la mia arte, cosí definisce la mia musica. Liam é gay, ed é fidanzato da quasi un anno con Zayn, che gioca a calcio nella stessa squadra di Louis.

Finito il latte, sono giá le sette e decido di uscire di casa per andare in piazza a suonare qualcosa. É pieno inverno, quindi mi copro per bene con una felpa, una giacca sopra, cappello, sciarpa e guanti, l'ultima cosa che mi servirebbe adesso é ammalarmi. Chiudo la porta dietro di me e, con la chitarra in spalla, comincio questa lunga giornata con l'unica speranza di ritornare a casa col portafogli più pieno.


Gotta be you- Larry StylinsonWhere stories live. Discover now