Capitolo 28

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Sia questo che i prossimi capitoli potrebbero includere il problema del suicidio.


Harry's POV (Prima volta)

"Gattina, apri questa fottuta porta, o giuro che-" gridai con rabbia. "Adesso entro!"

Questa ragazza sarà la mia fine. Lo giuro.

Feci qualche passo all'indietro per prendere velocità e mi gettai contro la porta.

"Merda," imprecai sentendo un forte dolore alla spalla. Sollevai il piede e colpii la porta.

Gattina, sei in un grosso guaio.

La porta si aprì di scatto, colpendo la parete, praticamente uscendo dai cardini.

Il bagno era un disastro, gli armadietti erano quasi tutti aperti. Per terra c'erano asciugamani, bende, prodotti per capelli, le mie pillole e sangue.

Poi c'era lei, la mia gattina, distesa in un bagno di sangue.

Morta.

Chi avrebbe fatto una cosa simile? Corsi verso la vasca e cercai una qualsiasi ferita, ma trovai solo un taglio sul piede. Cazzo.

Mi tirai i capelli con frustrazione, non poteva morire, no, non poteva morire. Dovevo salvarla.

Senza rendermene conto il mio pugno si sollevò per scontrarsi contro lo specchio, facendo volare in giro pezzi di vetro. Mi facevano male le nocche, ma non quanto il cuore. Volevo rimangiarmi ogni brutta parola che le avevo detto, tutte le volte che l'avevo toccata. Non potevo credere di avere messo le mani addosso e di aver ferito una ragazza così fantastica.

Feci qualche passo indietro, mentre un'unica lacrima mi scorreva lungo la guancia. Il mio piede toccò la mia scatola di medicine.

Metà non c'erano più.

Le aveva prese lei.

Era tutta colpa mia, se le avessi prese non le sarebbe accaduto tutto questo.

La afferrai per le spalle, la presi in braccio sollevandola dalla vasca e la posai sul pavimento del bagno.

Le ficcai le dita in gola, doveva buttarle fuori, doveva.

La mia gattina ha cercato di scappare dal motel l'altra notte. Dovevo punirla, ma era il suo primo giorno quindi dovevo andarci piano. Il suo corpo tremante era seduto accanto a me sul letto. La spinsi per le spalle mostrandole che avevo io il comando, le accarezzai il collo con le dita arrivando alle sue labbra. Le separai.

"Per favore, no." Singhiozzò.

Affondai le dita nella sua bocca e iniziai a soffocarla violentemente.

Allontanai il terribile ricordo dalla mia testa e mi preoccupai di salvarla. Avrei ucciso chiunque, ma non lei. Non volevo fare le cose che avevo fatto, vedevo solo nero, non potevo farne a meno.

"Per favore, per favore, per favore," singhiozzai contro la sua spalla.

Improvvisamente il suo corpo cominciò a sobbalzare. La allontanai e le tolsi le mie dita così da permetterle di vomitare. Lei rimandò, mentre le tenevo i capelli scuri e bagnati. Ero così contento che fosse viva. Ero così contento.

Il suo corpo si riappoggiò sul mio grembo, come se fosse morta, ma non lo era, riuscivo a sentirle il polso. Trascinai il suo corpo senza forze verso la parete per farla sedere.

Era così magra, non me ne ero nemmeno accorto, ero stato così concentrato su altre cose da dimenticarmi di lei e della sua salute.

Le preparai un altro bagno, alla perfetta temperatura questa volta. La mia testa si girava per controllarla. Era ancora incosciente ma le controllavo il polso per esserne certo.

Le tolsi la mia maglietta e presi in braccio il suo corpo leggero, ponendolo dentro la vasca, sembrava così sola e vulnerabile lì distesa. Entrai nella vasca e mi sedetti dietro di lei completamente vestito, non volevo violarla ancora.

Presi una spugna e iniziai a sfregarla con delicatezza contro le sue spalle, scendendo sulle braccia, assicurandomi di pulire bene. Avevo la testa appoggiata sulla sua spalla mentre le massaggiavo la pancia con la spugna.

Perché una ragazza così bella aveva voluto fare una cosa così orribile come il suicidio?

Uscii dalla vasca, mi tolsi i vestiti e mi asciugai, mantenendo lo sguardo su di lei. Non volevo che finisse sott'acqua.

Con un asciugamano bianco attorno alla vita, sollevai dalla vasca il suo fragile corpo, avvolgendolo in un asciugamano. La portai in braccio, con facilità, fino alla mia stanza facendola stendere sul mio letto.

Doveva svegliarsi, doveva.

La asciugai con l'asciugamano, rabbrividendo alla vista delle clavicole e elle costole in bella vista. Presi una mia maglietta pulita, la infilai oltre la sua testa e poi le feci scivolare sulle gambe un paio di pantaloni lunghi da pigiama.

Le sue labbra erano ancora di colore blu, sembrava ammalata. Perché avevo fatto tutto quello? Perché?

Non sapevo perché l'avessi trattata così male, ero un mostro, ecco la scusa. Ero patetico. Avevo la vita di una persona tra le mani e l'avevo schiacciata tra le mie mani. L'avevo imparato a scuola, avevamo un pezzo di carta e ci veniva detto di accartocciarlo e abusarne verbalmente. Poi dovevamo spiegarlo, ma non tornava mai alla forma originale. La carta avrebbe sempre avuto una sorta di deformazione, non importava quanto ci provassimo. Non c'era modo di tornare indietro.

Ed era questo quello che avevo fatto, l'avevo schiacciata come un pezzo di carta, come un qualcosa senza importanza, non sarebbe più stata la stessa.

Il motivo è ancora sconosciuto, se fossi riuscito a vedere me stesso, forse sarei cambiato. Forse se avessi preso le mie pillole, non sarei stato così aggressivo e lei non avrebbe avuto nulla per suicidarsi da overdose.

Smettila di biasimarti.

I suoi genitori sono morti, probabilmente era depressa per loro, e per il fatto che non fossero la sua vera famiglia.

Stavo discutendo con la mia coscienza , ero fottutamente pazzo.

Sentii un rumore accanto a me, si stava svegliando.


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Lo so, è molto corto ma penso sia uno dei capitoli più importanti, perché è dal punto di vista di Harry. Si è pentito di ciò che ha fatto, ma pensate che le cose si possano sistemare ora?
Almeno Liana non è morta (mi fa strano scrivere il suo nome, non c'è praticamente mai nei capitoli).

Che vi aspettate ora? 
Vi ricordo che mancano solo due capitoli, come può finire la storia? 

Kitten➢h.s au [Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora