Capitolo 6

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Osservai il corpo di Kim a terra per almeno... non lo so, un'infinità di tempo.
Mikey non aveva più detto una parola, e mentre pensavo a cosa avrei dovuto fare ora, sentivo Poison imprecare mentre si passava le mani tra i capelli come preso dal panico.
Il che non era una cosa positiva. Non che ci fosse comunque qualcosa di positivo in tutta quella situazione. Io non riuscivo a fare altro che chiedermi cosa avrei dovuto fare. Se provare a scappare, correre con tutta la forza che avevo in corpo verso casa di mio padre e supplicarlo di aiutarmi, o restare lì e continuare a fissare il corpo deceduto e prosciugato di un'asiatica pseudokiller o qualsiasi cosa fosse.
«Non puoi dirlo a tuo padre!» esclamò di botto Poison, voltandosi a guardarmi.
Giusto, sapeva leggermi il pensiero.
Non avevo nemmeno la forza per riuscire a parlare, non riuscivo a farlo. Non che servisse, comunque.
"Devo dirlo a mio padre!", pensai aggrottando la fronte.
Poison si avvicinò a me con un passo svelto e mi afferrò le spalle con le mani, guardandomi negli occhi. Mi chiesi se avesse intenzione di strappare via i poteri anche a me, di prosciugarmi o cose del genere. Lui mi guardò per un attimo come... confuso, credo «Non ho intenzione di farti del male, ok?» mi disse parlando quasi sottovoce.
Non è che potevo credergli così facilmente.
«Lo so che non riesci a credermi, ma devi fidarti di me!» esclamò ancora. Stavo quasi detestando la nonchalance con cui mi leggeva il pensiero. Insomma, se avessi voluto che ascoltasse i miei pensieri li avrei esposti a voce alta.
«Hai ragione, scusami...» disse indietreggiando «...ma è come se tu mi stessi urlando nei timpani... Non riesco a non... ascoltarti...» si giustificò. Poi fece un respiro profondo, spostandosi i capelli dal volto «Ora... dobbiamo disfarci del corpo...».
Bene, quante volte vi è capitato di sentire questa frase in qualche film? Un milione? Sappiate che sentirsela dire nella realtà fa un effetto totalmente diverso. Venni colpita da un'ondata d'ansia.
Io non dovevo disfarmi proprio di niente. Io non dovevo avere nulla a che fare con quell'omicidio. E non avevo alcuna intenzione di scavare una buca nel cortile dietro casa mia per buttarci dentro il cadavere di una sconosciuta che io non avevo ucciso. Assolutamente.
«...ok, Candice, lo so che non riesci a comprendere cosa sia successo ma ti prego, devi aiutarmi a disfarmi di Kim, va bene?» disse poi Poison, quasi come una supplica.
Lanciai un'occhiata a Mikey. Oh, come potevo sperare che sapesse cosa fosse giusto fare? Se ne stava lì impalato ad osservarci, pallido in volto, con un'espressione mista tra il confuso e l'impaurito. Davvero inutile.
«Chi diavolo era questa Kim, e cosa voleva da me?!» chiesi bisognosa di spiegazioni. Ero così dannatamente nervosa che probabilmente avrei potuto passare le prossime ore seduta accanto ad un cadavere, pur di ottenere qualche risposta.
Ormai erano giorni e giorni che mi facevo domande, e nessuno sapeva darmi una spiegazione giusta, e le domande continuavano ad accumularsi e la mia testa stava per scoppiare e, pensavo, non avrei sopportato ulteriore stress. Sarei impazzita prima. Sempre che non lo fossi già, pensai.
Party Poison deglutì socchiudendo gli occhi «Non è ancora arrivato il momento delle spiegazioni...» mormorò.
«Perché!?» chiesi quasi urlando. No, ok, urlai decisamente. «Perché cazzo non puoi spiegarmi che diavolo sta succedendo? Perché non posso sapere il motivo per il quale mi trovo coinvolta in un omicidio fantascientifico o quello che è!? Perché non puoi dirmi cosa diavolo volesse questa tipa da me!?» sbottai infine, sull'orlo di una crisi di pianto.
Poison mi guardò con aria severa, aggrottando la fronte «Perché non posso e basta! Perché è più complicato di quanto pensi! E perché devo atternermi agli ordini che ho ricevuto!» disse deciso.
No, così non andava bene. Così mi stava solo facendo venire in mente altre dannate domande!
«Ordini!? Quali ordini!? Chi è che ti da degli ordini? Cosa diavolo vuoi da me!?» chiesi d'un fiato. Ora stavo anche piangendo. Non ne potevo più. Davvero. «Perché mai dovrei fidarmi di te!?» urlai ancora, avvicinandomi a Poison come se volessi sfidarlo. Proprio come quando capitava che litigavo con quell'idiota di Kitty a scuola e le andavo sotto per istigarla a fare a botte. Probabilmente avevo intenzione di istigare Poison ad uccidermi, così magari tutta quella storia sarebbe finita una volta per tutte.
Ma Poison mi guardò dritto negli occhi, con quelle sue iridi di quel particolare tono verde che mi penetravano, e disse solo «Perché ti ho appena salvato la vita».
Esattamente così, secco e deciso.
Restai sorpresa da quella sua risposta. Perché beh, aveva ragione.
Mi aveva appena salvato la vita. Perché mai non avrei dovuto fidarmi di lui?
Restammo così, uno di fronte all'altra, a guardarci in silenzio. Poi Poison passò delicatamente un dito sulla mia guancia destra, per asciugarmi le lacrime.
E se uno ti salva la vita ed asciuga le tue lacrime, perché mai poi dovrebbe volerti uccidere? Come potevo non fidarmi di lui, ora?
«...potremmo portare il corpo in una delle fabbriche abbandonate nella Zona Industriale. Lì non ci va mai nessuno...» mormorai dopo un pò.
Bene, ora stavo decisamente diventando la complice di un omicidio.
Ma considerando che Poison mi aveva appena salvato dalla morte, allora questo era il minimo che potevo fare.
«Ok... vi aiuto...» disse d'un tratto Mikey. Come se fosse tornato sul pianeta Terra all'improvviso. Non aveva detto una parola fino ad allora, e mi aspettavo che cominciasse ad esporre strane teorie come al solito. Ma non disse nulla. Ci aiutò semplicemente a caricare il corpo di Kim nella macchina e a nasconderlo in una vecchia fabbrica.

Se devo essere sincera, mi sentivo uno schifo. Uno schifo totale.
Non sapevo cosa volesse Kim da me, ed anche se avevo intuito che non fosse decisamente una donna amorevole e affettuosa, non riuscivo a togliermi dalla testa che era morta per colpa mia.
Certo, o io o lei. Questo concetto l'avevo compreso. E si, ero lieta di essere stata io quella che era sopravvissuta. Ma mi sentivo comunque uno schifo.
Quando tornammo nel mio appartamento era decisamente tardi. Fuori era buio ed in strada non c'era nessuno. Mikey disse che non aveva voglia di tornare a casa, così restò con noi.
Ci sedemmo nel salotto. Nessuno dei tre era in vena di chiacchiere.
Passò almeno un'ora prima che qualcuno aprisse bocca. Mikey era quasi addormentato, con la testa poggiata su uno dei cuscini del divano.
Poison mi guardò ed accennò un sorriso «Presto ti spiegherò ogni cosa...» sussurrò, e compresi che voleva solo tranquillizzarmi.
Ma io pensai solo che una cosa simile me l'aveva scritta Frank prima di sparire nel nulla.
E a quel ricordo, sorprendentemente, non dovetti accogliere il solito sentimento di nostalgia nei confronti di Frank, ma un'improvviso bisogno di sapere che Poison non mi avrebbe mai abbandonata.

Thought You Was Batman #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora